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Decreto di irreperibilità illegittimo: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che negava misure alternative alla detenzione a un condannato. La decisione si basava su un decreto di irreperibilità ritenuto illegittimo perché le autorità, pur avendo il numero di cellulare dell’interessato, non lo avevano utilizzato per le ricerche. Inoltre, il giudice non aveva considerato una relazione che chiariva la situazione abitativa del condannato. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di irreperibilità: quando è illegittimo?

La corretta notifica degli atti giudiziari è un pilastro fondamentale del diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1288/2024) ha ribadito un principio cruciale: un decreto di irreperibilità è illegittimo se le autorità non utilizzano tutti gli strumenti a loro disposizione, compreso il numero di cellulare, per rintracciare una persona. Questo caso evidenzia come una ricerca negligente possa violare i diritti del condannato e invalidare le decisioni successive.

I Fatti del Caso

Un uomo condannato aveva presentato al Tribunale di Sorveglianza di Palermo istanza per accedere a misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova al servizio sociale e la detenzione domiciliare. Il Tribunale, tuttavia, rigettava le sue richieste. La motivazione del rigetto si basava su due punti principali: la presunta irreperibilità del richiedente e l’inidoneità del domicilio da lui indicato, in quanto risultava occupato senza un titolo formale e privo di utenze essenziali come elettricità e citofono.

L’uomo, tramite il suo avvocato, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la dichiarazione di irreperibilità fosse errata e che il Tribunale avesse ignorato una relazione dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE). Tale relazione chiariva che l’abitazione, seppur occupata senza titolo, era in fase di assegnazione ufficiale da parte del Comune, risolvendo di fatto la questione dell’idoneità.

Il Principio di Diritto e il decreto di irreperibilità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le censure del condannato. Il punto centrale della decisione riguarda l’illegittimità del decreto di irreperibilità. La Corte ha sottolineato che un’informativa di Pubblica Sicurezza, già agli atti, riportava il numero di telefono del ricorrente. Nonostante ciò, le autorità non avevano tentato di contattarlo telefonicamente.

Citando propri precedenti consolidati (tra cui la sent. n. 37781/2021), la Corte ha affermato un principio di diritto molto chiaro: “È illegittimo il decreto di irreperibilità, ed ogni atto processuale ad esso connesso, preceduto da ricerche svolte senza utilizzare il numero di utenza mobile del destinatario della notifica, ove in possesso dell’autorità competente, in quanto, così operando, questa incorre in una negligente omissione, che si traduce nella incompletezza dell’attività di ricerca.”

In un’era dominata dalle comunicazioni digitali, ignorare un recapito telefonico noto costituisce una grave lacuna nell’attività di ricerca, che rende invalida la successiva dichiarazione di irreperibilità.

La Mancata Valutazione degli Elementi a Favore

Oltre al vizio procedurale sulla reperibilità, la Cassazione ha riscontrato un secondo errore nel provvedimento impugnato. Il Tribunale di Sorveglianza non aveva tenuto in alcuna considerazione la relazione dell’UEPE. Questo documento era fondamentale, poiché spiegava che la situazione abitativa del condannato era in via di regolarizzazione. Il fatto che l’uomo fosse in attesa dell’assegnazione formale dell’alloggio popolare cambiava radicalmente la valutazione sull’idoneità del domicilio, ma questo elemento è stato completamente trascurato.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su due pilastri. In primo luogo, la violazione delle norme procedurali relative alle notifiche. Le ricerche per rintracciare una persona devono essere complete ed esaurienti; l’omesso utilizzo di un recapito telefonico noto le rende negligenti e incomplete, viziando il conseguente decreto di irreperibilità. In secondo luogo, il vizio di motivazione dell’ordinanza impugnata, che ha omesso di valutare un elemento probatorio decisivo (la relazione UEPE), fondamentale per un corretto giudizio sulla fattibilità delle misure alternative richieste.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio. Questa sentenza rafforza la tutela del diritto di difesa, imponendo alle autorità giudiziarie e di polizia un dovere di diligenza nelle attività di ricerca. Non è più accettabile limitarsi a metodi tradizionali quando strumenti moderni e diretti, come un numero di cellulare, sono facilmente disponibili. La decisione sottolinea anche l’importanza per i giudici di considerare tutti gli elementi agli atti, specialmente quelli forniti da organi specializzati come l’UEPE, per garantire una valutazione completa e giusta della situazione personale e sociale del condannato.

Quando un decreto di irreperibilità è considerato illegittimo?
Secondo la sentenza, è illegittimo quando le autorità competenti, pur essendo in possesso del numero di utenza mobile del destinatario, non lo utilizzano nelle attività di ricerca, commettendo così una negligente omissione che rende le ricerche incomplete.

Il giudice deve considerare la relazione dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) nella sua decisione?
Sì. La sentenza ha annullato la decisione anche perché il giudice di sorveglianza non aveva considerato la relazione dell’UEPE, che forniva informazioni cruciali sulla situazione abitativa del richiedente, indicando che era in attesa di assegnazione formale dell’alloggio.

Quali sono le conseguenze di un decreto di irreperibilità illegittimo?
Un decreto di irreperibilità illegittimo vizia gli atti processuali successivi. In questo caso, ha portato all’annullamento dell’ordinanza che negava le misure alternative alla detenzione, con rinvio del caso al Tribunale di sorveglianza per una nuova e corretta valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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