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Decreto di espulsione: quando è valido senza traduzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di espulsione. La Corte ha chiarito che la mancata traduzione del provvedimento nella lingua madre del destinatario non ne causa l’invalidità se il giudice accerta la sua conoscenza della lingua italiana. Inoltre, ha specificato che il termine di 48 ore previsto dalla legge riguarda la convalida del decreto da parte del giudice, non la sua notifica all’interessato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di Espulsione: Validità anche senza Traduzione e con Notifica Tardiva

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato due questioni procedurali cruciali relative al decreto di espulsione: la necessità della traduzione dell’atto e i termini per la notifica della convalida. La decisione chiarisce che la validità del provvedimento non è automaticamente compromessa da vizi formali, ponendo l’accento sulla sostanza e sulla valutazione del giudice di merito. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità albanese proponeva ricorso in Cassazione avverso la sentenza del Giudice di Pace di Roma che aveva confermato il suo allontanamento dal territorio nazionale. Il ricorrente lamentava principalmente due vizi procedurali. In primo luogo, sosteneva la nullità del decreto per mancata traduzione in lingua albanese, essendo stato redatto solo in italiano e inglese. In secondo luogo, eccepiva l’inefficacia del provvedimento a causa della mancata notifica della convalida dell’espulsione entro il termine di 48 ore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno respinto entrambi gli argomenti sollevati dalla difesa, confermando la piena validità ed efficacia del provvedimento impugnato. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, sottolineando la palese infondatezza delle censure mosse.

Le Motivazioni: Validità del Decreto di Espulsione

La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione su un’attenta analisi delle norme procedurali e dei precedenti giurisprudenziali, offrendo chiarimenti fondamentali su due aspetti chiave.

La Questione della Lingua e della Traduzione

Sul primo punto, relativo alla mancata traduzione in lingua albanese, la Corte ha ribadito un principio consolidato: spetta al giudice di merito accertare in concreto se la persona destinataria del provvedimento conosca la lingua in cui l’atto è stato redatto o tradotto. Nel caso specifico, il giudice di pace aveva accertato che il ricorrente possedeva una conoscenza della lingua italiana sufficiente a comprendere il contenuto del decreto. Questa valutazione di fatto, se adeguatamente motivata, è insindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, la traduzione in lingua inglese, unita alla comprovata conoscenza dell’italiano, è stata ritenuta sufficiente a garantire il diritto di difesa, rendendo non necessaria un’ulteriore traduzione nella lingua madre del soggetto.

Il Termine per la Notifica della Convalida

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte ha smontato l’argomentazione della difesa chiarendo la portata dell’art. 14, comma 4, del d.lgs. 286/1998. La norma stabilisce che il provvedimento di espulsione cessa di avere ogni effetto “qualora non sia convalidato nelle quarantotto ore successive”. I giudici hanno precisato che questo termine perentorio si riferisce all’atto di convalida da parte dell’autorità giudiziaria, non alla sua successiva notifica all’interessato. Pertanto, l’eventuale ritardo nella notifica della convalida già emessa non incide in alcun modo sulla validità e sull’efficacia del decreto di espulsione. L’argomento del ricorrente è stato quindi giudicato del tutto inconferente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rafforza due principi di notevole importanza pratica nella gestione dei procedimenti di espulsione.

1. Valutazione Discrezionale della Comprensione Linguistica: La decisione conferma che la necessità di tradurre un atto non è un obbligo assoluto, ma dipende da una valutazione concreta, affidata al giudice, sulla capacità del destinatario di comprendere il contenuto del provvedimento. Ciò significa che la sola appartenenza a una nazionalità straniera non implica automaticamente il diritto a ricevere l’atto tradotto nella propria lingua madre, se vi sono elementi che dimostrano la conoscenza della lingua italiana.

2. Distinzione tra Convalida e Notifica: Viene tracciata una linea netta tra il momento della convalida giurisdizionale, il cui rispetto del termine di 48 ore è essenziale per la validità del decreto, e il momento della sua notifica, che assume un ruolo meramente comunicativo e non inficia l’efficacia del provvedimento. Questa precisazione evita che cavilli procedurali legati alla tempistica della comunicazione possano vanificare l’azione amministrativa.

Un decreto di espulsione è nullo se non viene tradotto nella lingua madre del destinatario?
No, non necessariamente. La sua validità dipende dall’accertamento, da parte del giudice di merito, che la persona abbia comunque compreso il contenuto del provvedimento, ad esempio perché conosce la lingua italiana o un’altra lingua in cui l’atto è stato tradotto.

Cosa succede se la convalida del decreto di espulsione viene notificata dopo 48 ore?
Assolutamente nulla. Secondo la Corte, il termine di 48 ore previsto dalla legge si applica all’emissione del provvedimento di convalida da parte del giudice, non alla sua successiva notifica all’interessato. Un ritardo nella notifica non rende inefficace l’espulsione.

Chi ha il compito di valutare se uno straniero conosce la lingua italiana in un procedimento di espulsione?
Questo compito spetta al giudice di merito (in questo caso, il Giudice di Pace), il quale deve valutare, sulla base degli elementi probatori acquisiti nel processo, se la persona ha una conoscenza effettiva della lingua in cui il provvedimento è stato redatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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