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Decreto di citazione a giudizio: quando è abnorme?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro un’ordinanza che annullava un decreto di citazione a giudizio. Il giudice di merito aveva annullato l’atto perché, a seguito della revoca di un precedente decreto penale di condanna, non era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. La Cassazione ha stabilito che tale ordinanza non costituisce un atto abnorme, in quanto la restituzione degli atti al PM per un adempimento di sua esclusiva competenza (la notifica dell’avviso) è un esercizio fisiologico dei poteri del giudice e non provoca una stasi insuperabile del procedimento.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di citazione a giudizio: quando l’annullamento non è abnorme

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 46757 del 2024, offre chiarimenti fondamentali su un tema cruciale della procedura penale: i confini dell’abnormità degli atti del giudice. La questione centrale riguarda la legittimità di un’ordinanza che annulla un decreto di citazione a giudizio per l’omessa notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, restituendo gli atti al Pubblico Ministero. La Corte ha stabilito che tale provvedimento non è abnorme e, pertanto, non è ricorribile per cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale in cui era stato inizialmente emesso un decreto penale di condanna. Tuttavia, a causa dell’irreperibilità dell’imputato, il decreto era stato revocato. Successivamente, il Pubblico Ministero ha proceduto con l’emissione di un decreto di citazione diretta a giudizio.

Giunto in fase dibattimentale, il Tribunale ha rilevato una nullità: l’omessa notifica all’imputato dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari (previsto dall’art. 415-bis c.p.p.). Ritenendo tale adempimento un presupposto necessario per un corretto esercizio dell’azione penale, anche in questo specifico scenario procedurale, il Tribunale ha dichiarato la nullità del decreto di citazione a giudizio e ha disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero affinché sanasse il vizio.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’ordinanza del Tribunale fosse un atto “abnorme” in quanto avrebbe determinato un’indebita regressione del procedimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. I giudici di legittimità hanno escluso che l’ordinanza impugnata potesse qualificarsi come abnorme, basando la loro decisione su principi consolidati, anche a Sezioni Unite.

Analisi dell’abnormità del provvedimento e del decreto di citazione a giudizio

Il concetto di “abnormità” nel diritto processuale penale si riferisce a quei provvedimenti che, per la loro singolarità e anomalia, si collocano al di fuori del sistema normativo, generando una stasi processuale insuperabile o una regressione del procedimento a una fase già conclusa, in assenza di una previsione di legge. La giurisprudenza ha distinto due tipi di abnormità: strutturale (quando l’atto è completamente estraneo al sistema) e funzionale (quando l’atto, pur essendo previsto, determina una stasi o una regressione indebita).

In questo caso, la Cassazione ha chiarito che l’ordinanza del Tribunale non rientra in nessuna di queste categorie. Il giudice del dibattimento, nel rilevare la nullità (anche se erroneamente, secondo la tesi del ricorrente) del decreto di citazione a giudizio per un vizio procedurale, ha semplicemente esercitato un potere che l’ordinamento gli conferisce.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella distinzione fondamentale tra gli adempimenti che spettano al giudice e quelli di esclusiva competenza del Pubblico Ministero. La Corte ha richiamato le sentenze delle Sezioni Unite “Toni” e “El Karti Omar”, le quali hanno stabilito un principio chiaro: si ha un atto abnorme quando il giudice, rilevata la nullità della notificazione di un atto, dispone la restituzione degli atti al PM anziché provvedere autonomamente alla rinnovazione della notifica, un compito che la legge affida espressamente al giudice stesso.

Al contrario, non è abnorme il provvedimento con cui il giudice, rilevata la nullità dell’atto di instaurazione del giudizio (come il decreto di citazione a giudizio) per un vizio intrinseco che riguarda un’attività di competenza esclusiva del PM – come l’emissione e la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini – dispone la trasmissione degli atti a quest’ultimo. In tale circostanza, il giudice non sta creando una regressione indebita, ma sta correttamente rimettendo la palla nel campo dell’unico soggetto legittimato a compiere l’atto omesso.

Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto mancante un atto (l’avviso ex art. 415-bis c.p.p.) la cui cura spetta unicamente al Pubblico Ministero. Di conseguenza, la restituzione degli atti è stata considerata una conseguenza “fisiologica” e non patologica della dichiarazione di nullità.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio procedurale: l’ordinanza di un giudice che dichiara la nullità del decreto di citazione a giudizio e restituisce gli atti al PM per sanare un vizio di sua competenza non è un atto abnorme e, quindi, non è impugnabile con ricorso per cassazione. Questa decisione traccia una linea netta tra gli errori procedurali che possono essere corretti all’interno del sistema e le vere e proprie anomalie che lo paralizzano. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’eventuale errore di valutazione del giudice di merito sulla necessità di un determinato adempimento non apre automaticamente la via al ricorso per abnormità, ma deve essere gestito all’interno delle dinamiche processuali ordinarie.

Un’ordinanza che annulla un decreto di citazione a giudizio è sempre abnorme?
No. Secondo la Cassazione, non è abnorme l’ordinanza che annulla il decreto e restituisce gli atti al Pubblico Ministero affinché ponga rimedio a un vizio di sua esclusiva competenza, come l’omessa notifica dell’avviso di conclusione delle indagini. È abnorme, invece, se il giudice restituisce gli atti per un adempimento che potrebbe compiere lui stesso, come la rinnovazione di una notifica.

È obbligatorio l’avviso di conclusione delle indagini prima di emettere un decreto di citazione a giudizio dopo la revoca di un decreto penale di condanna?
La sentenza non entra nel merito di questa questione, poiché si ferma a valutare l’ammissibilità del ricorso sotto il profilo dell’abnormità. Tuttavia, evidenzia che il giudice di merito ha ritenuto tale avviso un presupposto necessario e che questa valutazione, anche se potenzialmente errata, non rende la sua decisione abnorme.

Perché la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’ordinanza del Tribunale non è stata ritenuta un atto abnorme. Il giudice ha esercitato un potere previsto dall’ordinamento (rilevare una nullità) e ha disposto una conseguenza logica (la restituzione degli atti all’organo competente per sanare il vizio), senza creare una stasi insuperabile o una regressione anomala del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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