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Decreto di archiviazione: no abnormità se c’è altro rimedio

La Corte di Cassazione ha stabilito che un indagato non può impugnare per abnormità un decreto di archiviazione che contenga apprezzamenti sulla sua colpevolezza, violando la presunzione di innocenza, quando esiste un rimedio specifico previsto dalla legge. In questo caso, il rimedio apposito è la richiesta di correzione ai sensi dell’art. 115-bis del codice di procedura penale. Poiché l’abnormità è un rimedio residuale, non può essere utilizzato se il legislatore ha già previsto una procedura specifica per sanare il vizio. L’appello è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di archiviazione e presunzione di innocenza: la Cassazione chiarisce i rimedi

Un decreto di archiviazione che contiene affermazioni sulla colpevolezza di un indagato può essere contestato, ma con gli strumenti giusti. Con la recente sentenza n. 1276 del 2025, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra il rimedio specifico della correzione e quello, residuale, dell’abnormità. Questa decisione sottolinea l’importanza di seguire le vie procedurali corrette per tutelare la presunzione di innocenza, un pilastro del nostro ordinamento.

I fatti del caso: un’archiviazione che sa di condanna

Il caso nasce dal ricorso di un parlamentare, la cui posizione per il reato di traffico di influenze illecite era stata archiviata. Nonostante l’esito favorevole, l’indagato lamentava che il decreto di archiviazione contenesse apprezzamenti di merito sulla sua colpevolezza, in palese contrasto con la presunzione di innocenza. A suo dire, un provvedimento di archiviazione dovrebbe avere carattere neutro, limitandosi a constatare l’assenza degli elementi per sostenere l’accusa in giudizio, senza esprimere giudizi che possano ledere la reputazione della persona.

Prima di rivolgersi alla Cassazione, il difensore aveva tentato la via della correzione del provvedimento ai sensi dell’art. 115-bis del codice di procedura penale, ma la sua istanza era stata respinta. Di qui la decisione di proporre ricorso per cassazione, denunciando l’abnormità dell’atto, ovvero un vizio talmente grave da renderlo anomalo rispetto al sistema processuale.

La questione giuridica: abnormità o rimedio specifico?

Il cuore della questione sottoposta alla Corte era se, a fronte di un decreto di archiviazione lesivo della presunzione di innocenza, l’indagato potesse scegliere tra due rimedi: la correzione prevista dall’art. 115-bis c.p.p. e il ricorso per abnormità. L’art. 115-bis è stato introdotto proprio per attuare le direttive europee sulla presunzione di innocenza, offrendo uno strumento specifico per emendare i provvedimenti che indicano una persona come colpevole prima di una condanna definitiva.

Il ricorso per abnormità, invece, è una creazione giurisprudenziale che serve a impugnare atti non altrimenti contestabili, che per la loro stranezza o illogicità bloccano il processo o ne deviano il corso in modo intollerabile.

L’analisi della Corte sul decreto di archiviazione e i suoi rimedi

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo la natura e il rapporto tra i due istituti. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’abnormità è un rimedio residuale. Ciò significa che può essere utilizzato solo quando l’ordinamento non prevede alcun altro strumento tipico per contestare un provvedimento.

Con l’introduzione dell’art. 115-bis c.p.p., il legislatore ha fornito una tutela specifica e mirata contro le violazioni della presunzione di innocenza contenute in atti diversi da una sentenza di condanna. Di conseguenza, questo rimedio specifico prevale su quello generale e atipico dell’abnormità.

Le motivazioni della decisione

La Cassazione ha spiegato che la persona sottoposta a indagine non può più denunciare in cassazione l’abnormità di un decreto di archiviazione che lo indichi come colpevole. La via maestra, e unica, è quella della richiesta di correzione. Il ricorrente, nel caso di specie, aveva correttamente utilizzato questo strumento in prima battuta. Il fatto che la sua istanza fosse stata respinta non gli apriva la porta del ricorso per abnormità per far valere la stessa censura.

I due rimedi non sono cumulativi né alternativi a scelta della parte. La presenza di un rimedio tipico (la correzione) esclude la possibilità di ricorrere a quello atipico (l’abnormità). Consentire il contrario significherebbe creare una duplicazione di tutele non prevista dal sistema e minare la certezza delle procedure. L’impugnazione per abnormità resta confinata ai soli provvedimenti che, oltre a essere viziati, non siano “altrimenti impugnabili”.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un importante principio di ordine procedurale. La tutela della presunzione di innocenza, anche nella fase di archiviazione, è garantita da uno strumento specifico ed efficace: la procedura di correzione ex art. 115-bis c.p.p. L’indagato che si ritenga leso da un decreto di archiviazione contenente giudizi di colpevolezza deve percorrere questa strada. Il ricorso per abnormità non è una seconda chance o una via alternativa, ma uno strumento eccezionale riservato a situazioni procedurali patologiche per le quali non esista altra soluzione.

Quando un provvedimento giudiziario può essere definito ‘abnorme’?
Un provvedimento è considerato ‘abnorme’ quando, per la singolarità e stranezza del suo contenuto, risulta completamente estraneo al sistema processuale, oppure quando, pur essendo espressione di un potere legittimo, viene esercitato al di fuori dei casi consentiti, determinando la stasi del processo e l’impossibilità di proseguirlo. È un rimedio esperibile solo se l’atto non è altrimenti impugnabile.

È possibile impugnare per abnormità un decreto di archiviazione che viola la presunzione di innocenza?
No. La sentenza chiarisce che, in seguito all’introduzione dell’art. 115-bis del codice di procedura penale, il rimedio specifico contro un decreto di archiviazione che viola la presunzione di innocenza è la richiesta di correzione. Poiché l’abnormità è un rimedio residuale, non può essere utilizzato quando la legge prevede uno strumento tipico per sanare il vizio.

Quali sono i rimedi a tutela della presunzione di innocenza in caso di archiviazione?
Secondo la Corte, il rimedio effettivo e primario è la procedura di correzione prevista dall’art. 115-bis c.p.p., che consente di chiedere al giudice la modifica del provvedimento. Questo strumento si aggiunge al preesistente ricorso per abnormità, ma lo esclude per questa specifica violazione, in quanto la legge ora prevede un rimedio ad hoc. I due rimedi non possono essere proposti cumulativamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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