LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Datore di lavoro di fatto: responsabilità penale

La Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione di un imprenditore accusato di violazioni sulla sicurezza sul lavoro. La Corte ha stabilito che la responsabilità penale sussiste anche per il ‘datore di lavoro di fatto’, ovvero chiunque eserciti in concreto poteri direttivi su un lavoratore, indipendentemente dalla formalità del rapporto o dalla cessazione dell’attività formale dell’impresa. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Datore di Lavoro di Fatto: Quando la Sostanza Vince sulla Forma in Cantiere

Nel complesso mondo della sicurezza sul lavoro, la legge guarda alla sostanza dei rapporti più che alle etichette formali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, chiarendo che la figura del datore di lavoro di fatto assume pienamente le responsabilità penali previste dalla normativa, anche quando l’attività imprenditoriale formale è cessata. Questo principio, noto come ‘principio di effettività’, è cruciale per garantire la tutela dei lavoratori in ogni contesto, compresi i lavori informali e occasionali.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce da un procedimento penale a carico di un soggetto, imputato per diverse violazioni del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008). Le accuse riguardavano l’omessa sorveglianza sanitaria, la mancata formazione adeguata e la mancata redazione del piano operativo di sicurezza (POS) per un operaio.

L’operaio era stato trovato all’interno di un cantiere privato, intento a intonacare una parete. Alle autorità, aveva dichiarato di essere stato incaricato per quel lavoro direttamente dall’imputato. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva assolto l’imputato. La motivazione? Poiché la ditta dell’imputato aveva formalmente cessato la propria attività, egli non poteva più essere considerato ‘datore di lavoro’ e, di conseguenza, non era titolare degli obblighi di garanzia previsti dalla legge.

La Visione della Procura e il Principio di Effettività

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la sentenza di assoluzione, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era centrato su un punto giuridico fondamentale: la violazione dell’art. 299 del D.Lgs. 81/2008, che disciplina l’esercizio di fatto di poteri direttivi.

Secondo la Procura, il giudice di merito aveva errato nel fermarsi alla constatazione formale della cessazione dell’attività. La legge, infatti, non si limita a considerare chi è ‘datore di lavoro’ sulla carta, ma estende le responsabilità a chiunque, in concreto, si comporti come tale. Se una persona ingaggia un lavoratore, gli affida un compito e ne dirige l’operato, esercita di fatto i poteri datoriali e, per il principio di effettività, ne assume anche i doveri, inclusi quelli sulla sicurezza.

Le Motivazioni della Cassazione sul datore di lavoro di fatto

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi del Procuratore, ritenendo il ricorso fondato. I giudici hanno chiarito che l’assunzione degli obblighi di garanzia in materia di sicurezza sul lavoro prescinde da qualsiasi formalizzazione del rapporto. Non conta la regolarità civilistica, contributiva o fiscale; conta chi esercita concretamente il potere.

L’articolo 299 del D.Lgs. 81/2008 è chiaro: le posizioni di garanzia gravano su chi, pur sprovvisto di regolare investitura, esercita in concreto i poteri giuridici riferiti al datore di lavoro, al dirigente o al preposto. Questo significa che la responsabilità penale si radica nel mero espletamento fattuale delle funzioni tipiche di queste figure. Nel caso specifico, l’imputato aveva contattato l’operaio, gli aveva commissionato un lavoro specifico e, di fatto, ne stava dirigendo l’esecuzione. Questi elementi sono sufficienti per qualificarlo come datore di lavoro di fatto, con tutte le conseguenze legali che ne derivano.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione è un monito importante: la cessazione di un’attività commerciale o l’assenza di un contratto formale non costituiscono uno scudo contro le responsabilità in materia di sicurezza. Chiunque commissioni un lavoro a terzi, impartendo direttive e supervisionando l’operato, si pone in una posizione di garanzia nei confronti del lavoratore. Questa sentenza riafferma che, per la legge, la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è un principio non negoziabile, che si applica alla realtà effettiva dei rapporti e non può essere eluso da meri formalismi. La Corte ha quindi annullato la sentenza di assoluzione, rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio che dovrà tenere conto del principio di effettività e del ruolo di datore di lavoro di fatto.

Chi è il ‘datore di lavoro di fatto’ secondo la legge sulla sicurezza?
È la persona che, anche senza un contratto formale o un’investitura ufficiale, esercita in concreto i poteri direttivi e organizzativi tipici di un datore di lavoro, diventando così titolare degli obblighi di garanzia per la sicurezza del lavoratore.

La cessazione formale dell’attività di un’impresa esclude la responsabilità per la sicurezza di un lavoratore ingaggiato informalmente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la cessazione dell’attività formale è irrilevante se la persona continua a esercitare di fatto poteri datoriali. La responsabilità si basa sulla situazione reale (principio di effettività) e non sullo status giuridico-formale dell’impresa.

Quali obblighi specifici ha il datore di lavoro di fatto?
Ha gli stessi identici obblighi di un datore di lavoro formale previsti dal D.Lgs. 81/2008. Nel caso di specie, questi includevano la sorveglianza sanitaria, la fornitura di un’adeguata formazione sui rischi e la redazione del piano operativo di sicurezza (POS).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati