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Danno di speciale tenuità: non basta il valore esiguo

La Corte di Cassazione ha stabilito che per la concessione dell’attenuante del danno di speciale tenuità non è sufficiente considerare il solo valore economico esiguo della refurtiva. È necessaria una valutazione complessiva del ‘danno criminale’, che include le modalità della condotta e l’impatto sulla vittima. Nel caso specifico, l’atteggiamento intimidatorio dell’imputato ha escluso l’applicazione del beneficio, nonostante il furto riguardasse beni di modestissimo valore.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Danno di Speciale Tenuità: Quando il Valore del Furto non Basta a Ridurre la Pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sull’applicazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità. Con la pronuncia in esame, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: per valutare se un danno è di ‘speciale tenuità’, non basta guardare al valore irrisorio dei beni sottratti, ma è necessario analizzare la condotta complessiva del reo e l’effettiva lesività del suo comportamento. Questo caso dimostra come un atteggiamento arrogante e intimidatorio possa precludere la riduzione di pena, anche a fronte di un furto di valore minimo.

Il Contesto del Caso: un Furto di Minimo Valore

Il caso trae origine dalla condanna di un giovane per il furto di una bottiglia di birra e di una lattina di una bevanda energetica da un esercizio commerciale. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano negato la concessione della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale, relativa appunto al danno di speciale tenuità.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio l’ingiustificato diniego di tale attenuante, basandosi sul fatto che il valore economico della merce sottratta fosse palesemente esiguo.

La Valutazione del Danno di Speciale Tenuità

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e cogliendo l’occasione per chiarire i criteri di applicazione dell’attenuante. I giudici supremi hanno richiamato un consolidato orientamento, rafforzato da una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione richiesta non può essere meramente patrimoniale.

Oltre il Valore Economico: L’Importanza del ‘Danno Criminale’

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra ‘danno patrimoniale’ e ‘danno criminale’.

* Danno Patrimoniale: Si riferisce al mero pregiudizio economico subito dalla vittima, che in questo caso era indubbiamente minimo.
* Danno Criminale: È un concetto più ampio, che abbraccia la lesività complessiva della condotta. Include le modalità con cui il reato è stato commesso, il disvalore sociale dell’azione e l’impatto psicologico sulla persona offesa.

Nel caso specifico, l’imputato non si era limitato a sottrarre i beni. Il suo comportamento era stato caratterizzato da un ‘atteggiamento di irrisione e di tracotante diffidenza’ nei confronti della responsabile del locale. Tale condotta aveva ingenerato nella vittima un forte sentimento di timore, al punto da costringerla a barricarsi all’interno del negozio insieme a un’amica. Questo elemento ha trasformato un semplice furto in un episodio di grave turbamento e intimidazione.

Le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso affermando che i giudici di merito hanno correttamente applicato i principi di diritto. Hanno compiuto una valutazione complessa e combinata, considerando non solo l’esiguo valore del furto ma, soprattutto, le allarmanti modalità della condotta. L’offesa arrecata alla vittima, a causa del clima di paura e intimidazione creato, non poteva essere considerata di ‘speciale tenuità’. La ‘lesività effettiva del reato commesso’ andava ben oltre il valore della merce rubata. Di conseguenza, l’esclusione dell’attenuante è stata ritenuta legittima e correttamente motivata, in quanto il fatto, così come concretamente svoltosi, non presentava i requisiti di minima offensività richiesti dalla norma.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un insegnamento fondamentale: nel diritto penale, il contesto e le modalità dell’azione sono cruciali. Per l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità, non è possibile fermarsi a una valutazione puramente aritmetica del pregiudizio economico. È necessario un giudizio globale che tenga conto del ‘danno criminale’ nella sua interezza. Una condotta aggressiva, intimidatoria o sprezzante può rivelare una gravità tale da rendere irrilevante il basso valore dell’oggetto del reato, impedendo così la concessione di qualsiasi sconto di pena. Questa pronuncia serve da monito, sottolineando che anche nei reati contro il patrimonio, la dignità e la sicurezza della persona offesa mantengono una tutela prioritaria.

Per applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità è sufficiente che il valore della merce rubata sia molto basso?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione non deve limitarsi al solo danno patrimoniale (il valore economico dei beni), ma deve considerare il ‘danno criminale’ nella sua globalità, inclusa la lesività complessiva della condotta.

Quali elementi, oltre al valore economico, vengono considerati per valutare il ‘danno criminale’?
Vengono considerati tutti gli elementi concreti della fattispecie, come le modalità della condotta, il pregiudizio complessivo e il disvalore sociale. Nel caso specifico, l’atteggiamento di irrisione, tracotanza e l’aver ingenerato timore nella vittima sono stati elementi decisivi.

La condotta aggressiva o intimidatoria dell’imputato può impedire l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
Sì. La sentenza chiarisce che una condotta che provoca un’offesa non di speciale tenuità, come generare un sentimento di timore nella vittima, esclude l’applicabilità dell’attenuante, anche se il valore economico del furto è irrisorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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