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Danno di speciale tenuità: non basta il valore del bene

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per rapina aggravata che richiedeva l’applicazione dell’attenuante per danno di speciale tenuità. La Corte ha ribadito che, data la natura plurioffensiva della rapina, la valutazione non può limitarsi al modesto valore economico del bene sottratto (1000 euro), ma deve considerare l’intero pregiudizio, inclusa la violenza fisica e morale inflitta alla vittima e a terzi, come le forze dell’ordine.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Danno di Speciale Tenuità nella Rapina: Non Conta Solo il Bottino

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale: l’applicazione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità nel reato di rapina. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per valutare la lieve entità del danno, non basta guardare al valore economico del bene sottratto, ma è necessario un esame complessivo che tenga conto anche della violenza e del pregiudizio arrecato alla persona.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in Corte d’Appello per il reato di rapina aggravata. L’unica doglianza mossa in sede di legittimità riguardava la mancata concessione dell’attenuante prevista dall’articolo 62, n. 4, del codice penale, relativa al danno patrimoniale di speciale tenuità. Nel caso di specie, il valore dei beni sottratti ammontava a 1000,00 euro. Tuttavia, l’azione criminosa non si era limitata alla sottrazione del bene, ma era stata caratterizzata da una violenza che aveva causato un “consistente pregiudizio fisico e morale” alla vittima. Inoltre, per garantirsi la fuga e l’impunità, l’imputato aveva colpito a più riprese anche le forze dell’ordine intervenute.

La Decisione della Corte e il Danno di Speciale Tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomenti già correttamente esaminati e respinti dal giudice di merito. La Corte ha colto l’occasione per ribadire l’orientamento consolidato della giurisprudenza in materia di danno di speciale tenuità applicato al delitto di rapina. La questione centrale non è il valore del bottino, ma la natura stessa del reato.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nel concetto di “natura plurioffensiva” del reato di rapina. Questo delitto, infatti, non lede soltanto il patrimonio della vittima, ma aggredisce contemporaneamente altri beni giuridici di primaria importanza: la libertà e l’integrità fisica e morale della persona. La violenza o la minaccia sono elementi costitutivi della rapina e la distinguono dal semplice furto.

Di conseguenza, la valutazione richiesta al giudice per l’applicazione dell’attenuante non può essere parziale e limitata al solo aspetto economico. Deve, invece, essere una valutazione complessiva dell’intero pregiudizio causato. In altre parole, non è sufficiente che il bene sottratto sia di “modestissimo valore economico”. Occorre che l’intera vicenda, compresi gli effetti dannosi sulla persona, possa essere considerata di speciale tenuità.

Nel caso analizzato, i giudici hanno ritenuto che la violenza usata contro la vittima e, successivamente, contro le forze dell’ordine, costituisse un pregiudizio di tale rilevanza da escludere a priori la possibilità di qualificare il danno complessivo come particolarmente lieve.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di diritto di grande importanza pratica. Per chi si trova a difendersi dall’accusa di rapina, è chiaro che non si potrà far leva unicamente sul basso valore della refurtiva per sperare in una riduzione di pena. La condotta nel suo complesso, e in particolare il grado di violenza esercitata, sarà l’elemento determinante. Per gli operatori del diritto, questa decisione è un monito a considerare sempre la dimensione umana e personale del reato, specialmente in quelli, come la rapina, che vedono una diretta aggressione alla vittima. La valutazione del danno, quindi, trascende il mero calcolo matematico per abbracciare una visione più ampia della lesione giuridica.

Perché l’attenuante del danno di speciale tenuità non è stata applicata in questo caso di rapina?
Non è stata applicata perché, oltre al danno patrimoniale di 1000 euro, l’imputato ha causato un consistente pregiudizio fisico e morale alla vittima e ha usato violenza contro le forze dell’ordine. La valutazione del danno deve essere complessiva e non limitata al solo valore economico del bene sottratto.

Cosa si intende per natura plurioffensiva del delitto di rapina?
Si intende che il reato di rapina non danneggia solo il patrimonio della vittima (il bene rubato), ma anche altri beni giuridici fondamentali come la sua libertà personale e la sua integrità fisica e morale, a causa della violenza o della minaccia esercitata.

Il basso valore economico di un bene rubato è sufficiente per ottenere l’attenuante del danno di speciale tenuità in una rapina?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, è necessario valutare anche gli effetti dannosi connessi alla lesione della persona (violenza, minaccia, paura). Solo se il pregiudizio complessivo, sia patrimoniale che personale, risulta di speciale tenuità, si può applicare l’attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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