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Danno di speciale tenuità: furto e valutazione del danno

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto di ciclomotori. La Corte ha rigettato la richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità, chiarendo che la valutazione non si limita al mero valore economico del bene sottratto, ma deve considerare l’intero pregiudizio subito dalla vittima, inclusi gli effetti ulteriori della sottrazione. Anche la richiesta di riqualificare il reato in furto d’uso è stata respinta a causa della mancata restituzione del veicolo.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Danno di Speciale Tenuità: La Cassazione Chiarisce i Criteri di Valutazione nel Furto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per il riconoscimento della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità. La decisione offre importanti spunti di riflessione, sottolineando come la valutazione non possa limitarsi al solo valore commerciale del bene sottratto, ma debba estendersi a tutte le conseguenze pregiudizievoli per la vittima.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un episodio di furto consumato e uno di furto tentato, entrambi aventi ad oggetto dei ciclomotori. I reati erano stati aggravati dal fatto che i beni fossero esposti alla pubblica fede e dall’uso di violenza sulle cose, avendo l’imputato forzato i sistemi di blocco e accensione dei veicoli. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la responsabilità penale dell’imputato.

I Motivi del Ricorso e il focus sul danno di speciale tenuità

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre principali motivi:

1. Riqualificazione del reato: Si chiedeva di derubricare il fatto a furto d’uso (art. 626 n. 1 c.p.), sostenendo l’intenzione di un utilizzo solo temporaneo.
2. Riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità: Si contestava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p., data la presunta esiguità del valore economico dei ciclomotori.
3. Contestazione della recidiva: Si criticava la motivazione con cui era stata ritenuta la recidiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate con argomentazioni chiare e in linea con il consolidato orientamento giurisprudenziale.

L’impossibilità di configurare il Furto d’Uso

La Corte ha immediatamente scartato la possibilità di riqualificare il reato in furto d’uso. L’elemento decisivo è stato il dato oggettivo della mancata restituzione del mezzo. Il ciclomotore rubato era stato infatti ritrovato presso l’abitazione dell’imputato e presentava evidenti segni di forzatura. La mancata restituzione, ha ricordato la Corte, è un elemento che di per sé osta alla configurabilità di tale fattispecie di reato.

La corretta valutazione del danno di speciale tenuità

Il punto centrale della pronuncia riguarda il rigetto della richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per riconoscere questa attenuante, il pregiudizio causato deve essere lievissimo, ossia di valore economico pressoché irrisorio. Tuttavia, la valutazione del giudice non deve fermarsi al solo valore intrinseco del bene sottratto. È necessario considerare anche “gli ulteriori effetti pregiudizievoli che la persona offesa abbia subito in conseguenza della sottrazione della res”.

In altre parole, il danno non è solo il valore del ciclomotore, ma anche il disagio, le spese per la riparazione e ogni altra conseguenza negativa derivante dal furto. La Corte ha inoltre specificato che la capacità economica della vittima di sopportare il danno è del tutto irrilevante ai fini di questa valutazione. A supporto, viene richiamato un precedente in cui era stato ritenuto inammissibile un ricorso che invocava l’attenuante per un furto di merce del valore di 82 euro ai danni di un supermercato, sottolineando come tale somma non fosse considerabile irrisoria.

La conferma della Recidiva

Infine, anche la censura relativa alla recidiva è stata giudicata inammissibile. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato la sua applicazione, evidenziando il carattere professionale e reiterato della condotta, l’uso di strumenti da scasso e una “capacità criminale ingravescente” rispetto ai numerosi precedenti penali.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza due principi cardine del diritto penale. In primo luogo, la valutazione del danno di speciale tenuità è un’operazione complessa che trascende il mero calcolo aritmetico del valore del bene. Il giudice deve adottare una prospettiva più ampia, che tenga conto dell’impatto complessivo del reato sulla sfera giuridica e patrimoniale della persona offesa. In secondo luogo, la pronuncia conferma che i ricorsi palesemente infondati, ripropositivi di questioni già decise e privi di un reale confronto con le motivazioni della sentenza impugnata, sono destinati all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Come si valuta il danno di speciale tenuità in un reato di furto?
La valutazione non si limita al mero valore economico del bene sottratto, ma deve considerare l’intero pregiudizio subito dalla vittima, inclusi gli ulteriori effetti negativi derivanti dalla sottrazione. La capacità economica della vittima di sopportare la perdita è irrilevante.

Quando un furto può essere qualificato come “furto d’uso”?
Per configurare il furto d’uso, è necessario che l’agente abbia sottratto il bene al solo scopo di farne un uso momentaneo e che lo abbia restituito immediatamente dopo l’uso. La mancata restituzione, come nel caso esaminato, impedisce tale qualificazione.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano ripropositivi di censure già respinte nei gradi di merito, si basavano su argomentazioni in fatto non valutabili in sede di legittimità e non si confrontavano criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, apparendo come un tentativo puramente dilatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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