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Danneggiamento e incendio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la condanna di un giovane per aver appiccato un fuoco nella propria abitazione. Il caso offre lo spunto per chiarire la distinzione giuridica tra il reato di danneggiamento e incendio e il più grave delitto di incendio, che scatta quando sorge un pericolo concreto per la pubblica incolumità. La Corte ha inoltre ribadito che la valutazione del giudice sul bilanciamento tra attenuanti e aggravanti è insindacabile se non illogica o arbitraria.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Danneggiamento e incendio: quando il fuoco diventa reato contro la collettività

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci permette di approfondire la sottile ma fondamentale linea di demarcazione tra il danneggiamento e incendio. La Suprema Corte ha esaminato il caso di un giovane condannato per aver appiccato un fuoco nell’abitazione in cui viveva con la madre, un gesto che ha avuto conseguenze ben oltre le mura domestiche. Analizziamo i fatti e le importanti precisazioni legali fornite dai giudici.

I Fatti del Caso

Il ricorrente, un giovane uomo, era stato condannato in appello a due anni e quattro mesi di reclusione per aver causato un incendio nel suo appartamento. L’evento, avvenuto il 15 dicembre 2021, non si era limitato a danneggiare la sua abitazione, ma aveva assunto connotazioni ‘diffusive’, arrivando a interessare anche le abitazioni confinanti. La difesa del giovane ha presentato ricorso in Cassazione, contestando sia la qualificazione del reato sia il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti.

La distinzione tra Danneggiamento e Incendio secondo la Cassazione

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta interpretazione degli articoli 423 (Incendio) e 424 (Danneggiamento seguito da incendio) del codice penale. La difesa sosteneva che si trattasse della fattispecie meno grave, ma la Corte ha seguito un orientamento consolidato.

La Cassazione chiarisce che il reato di danneggiamento e incendio (art. 424 c.p.) si configura quando si appicca il fuoco a una cosa altrui con il solo scopo di danneggiarla, e da questo gesto deriva un pericolo di incendio. In questo caso, il bene giuridico tutelato è il patrimonio.

Tuttavia, se il pericolo si concretizza o se il fuoco, fin dall’inizio, ha caratteristiche tali da espandersi e minacciare la pubblica incolumità, si passa al più grave delitto di incendio (art. 423 c.p.). In tale scenario, il reato non è più contro il patrimonio, ma contro la sicurezza della collettività.

Nel caso specifico, poiché le fiamme avevano interessato gli appartamenti vicini, i giudici hanno ritenuto corretto qualificare il fatto come un vero e proprio incendio, un delitto contro la pubblica incolumità.

Il bilanciamento delle circostanze: un potere discrezionale del Giudice

Un altro motivo di ricorso riguardava il cosiddetto ‘giudizio di equivalenza circostanziale’. La difesa lamentava che le attenuanti generiche, come la giovane età dell’imputato, non fossero state considerate prevalenti sulle aggravanti.

Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto la doglianza. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la valutazione e il bilanciamento delle circostanze sono espressione del potere discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione può essere contestata in sede di legittimità solo se risulta palesemente arbitraria o basata su un ragionamento illogico, cosa che non è stata riscontrata nel caso in esame. La decisione del giudice d’appello è stata quindi ritenuta correttamente motivata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, la corretta qualificazione giuridica del fatto: un fuoco che si propaga ad altre abitazioni non può essere considerato un semplice danneggiamento, ma un attacco alla sicurezza pubblica, integrando il più grave reato di incendio. In secondo luogo, il rispetto per l’autonomia del giudice di merito nella valutazione della pena: il bilanciamento delle circostanze è un’operazione complessa che, se supportata da una motivazione sufficiente e non illogica, non può essere rivista dalla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la portata e la diffusività di un incendio sono elementi determinanti per distinguerlo da un semplice danneggiamento a mezzo fuoco. Quando le fiamme superano i confini di una singola proprietà e creano un rischio concreto per la collettività, la risposta sanzionatoria dello Stato diventa più severa, a tutela della sicurezza pubblica. Inoltre, la decisione ribadisce che il potere discrezionale del giudice nel dosare la pena è ampio e il suo esercizio è censurabile solo in casi di manifesta irragionevolezza.

Qual è la differenza legale tra danneggiamento seguito da incendio e il reato di incendio?
Il danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.) si verifica quando il fuoco appiccato a una cosa altrui crea solo il pericolo di un incendio, tutelando il patrimonio. Il reato di incendio (art. 423 c.p.), invece, è più grave e si configura quando il fuoco si sviluppa concretamente o ha dimensioni tali da minacciare la pubblica incolumità, tutelando la sicurezza collettiva.

Perché nel caso esaminato il fatto è stato qualificato come incendio e non come semplice danneggiamento?
Perché il fuoco non è rimasto confinato all’abitazione dell’imputato ma ha assunto ‘connotazioni di diffusività’, investendo anche le abitazioni confinanti. Questo ha trasformato l’evento da un attacco al patrimonio a un pericolo per la pubblica incolumità.

È possibile contestare in Cassazione come un giudice ha bilanciato le attenuanti e le aggravanti?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la decisione del giudice di merito è frutto di un’analisi palesemente arbitraria o di un ragionamento illogico e non è sorretta da una motivazione sufficiente. Al di fuori di questi casi, la valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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