LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danneggiamento aggravato: no se il proprietario vigila

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per danneggiamento aggravato a carico di un individuo che aveva rotto piatti e bicchieri in un bar. La Corte ha stabilito che l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede non sussiste se i beni sono sotto la diretta e continua vigilanza del proprietario, come nel caso di un locale commerciale presidiato. Di conseguenza, il reato è stato derubricato e la condanna annullata per quella specifica imputazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Danneggiamento Aggravato: La Vigilanza del Proprietario Esclude il Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9916/2024) offre un importante chiarimento sui confini del reato di danneggiamento aggravato, specificamente in relazione all’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. La Corte ha stabilito che se i beni danneggiati si trovano sotto la diretta e continua sorveglianza del proprietario, l’aggravante non sussiste. Questa decisione ha implicazioni significative per la qualificazione giuridica di atti vandalici commessi all’interno di esercizi commerciali presidiati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un episodio avvenuto all’interno di un bar. Un individuo, in stato di ebbrezza, dopo essere stato allontanato dal locale, vi faceva ritorno e compiva atti di vandalismo, rompendo piatti, bicchieri e danneggiando un rubinetto sul bancone. Per questi fatti, veniva condannato in primo e secondo grado per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento aggravato ai sensi dell’art. 635, comma 2, n. 1 c.p., in relazione all’art. 625, n. 7 c.p. (esposizione alla pubblica fede).

La Tesi Difensiva e l’Analisi sul Danneggiamento Aggravato

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il danneggiamento aggravato non fosse configurabile. La tesi difensiva si basava su un punto cruciale: i beni danneggiati (suppellettili del bar) non potevano considerarsi ‘esposti alla pubblica fede’ poiché si trovavano all’interno di un locale presidiato dai proprietari, i quali esercitavano una vigilanza diretta e continua. Senza tale aggravante, il reato di danneggiamento semplice non sarebbe stato procedibile d’ufficio, ma solo a querela di parte.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa linea argomentativa, ribadendo un principio consolidato nella sua giurisprudenza. L’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede è pensata per offrire una tutela rafforzata a quei beni che il proprietario lascia, per necessità o consuetudine, senza una custodia costante, affidandosi al rispetto della collettività.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che la ratio della norma è quella di proteggere le cose mobili lasciate incustodite. Tuttavia, questa condizione viene meno quando il possessore del bene è presente e in grado di esercitare una vigilanza diretta e continua. Nel caso specifico, i proprietari del bar si trovavano all’interno del locale al momento del fatto. La loro presenza escludeva quindi che i piatti, i bicchieri e il rubinetto fossero semplicemente affidati alla ‘pubblica fede’.

A supporto della sua decisione, la Corte ha richiamato precedenti sentenze che avevano escluso l’aggravante in situazioni analoghe, come il danneggiamento della vetrina di un negozio con personale all’interno o della portiera di un’auto con il proprietario a bordo. La presenza di una sorveglianza attiva impedisce di considerare il bene come ‘abbandonato’ alla fiducia pubblica.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di danneggiamento. Ha ritenuto che, esclusa l’aggravante, ‘il fatto non è previsto dalla legge come reato’ procedibile d’ufficio. Di conseguenza, ha ricalcolato la pena per i restanti reati (resistenza e lesioni), riducendola. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della sussistenza di un’aggravante non può essere automatica, ma deve basarsi sulle circostanze concrete del fatto. La vigilanza esercitata dal proprietario è un elemento discriminante decisivo per distinguere un danneggiamento semplice da un danneggiamento aggravato per esposizione a pubblica fede.

Danneggiare oggetti all’interno di un bar è sempre considerato danneggiamento aggravato?
No. Secondo la sentenza, non si configura il danneggiamento aggravato per esposizione alla pubblica fede se i beni si trovano sotto la diretta e continua vigilanza del proprietario o del personale presente nel locale.

Cosa significa esattamente ‘esposizione alla pubblica fede’?
Significa la condizione di un bene che, per necessità o consuetudine, viene lasciato dal proprietario in un luogo accessibile a tutti senza una custodia continua, confidando nel rispetto generale. La presenza di chi sorveglia il bene esclude tale condizione.

Qual è stata la conseguenza pratica dell’esclusione dell’aggravante in questo caso?
L’esclusione dell’aggravante ha trasformato il reato da procedibile d’ufficio a procedibile solo a querela di parte. Poiché il fatto, così riqualificato, non era previsto dalla legge come reato perseguibile d’ufficio, la Corte ha annullato la relativa condanna e ha rideterminato la pena complessiva per i soli reati residui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati