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Custodia cautelare: quando è legittima in carcere

Con la sentenza n. 52141/2019, la Cassazione Penale, Sez. 4, ha stabilito che la custodia cautelare in carcere è legittima anche per un giovane incensurato se il rischio di reiterazione del reato è concreto e attuale, come dimostrato da ripetute evasioni e furti. La Corte ha chiarito che il limite di pena per l’applicazione della misura si calcola sul cumulo dei reati contestati e ha distinto nettamente la finalità della custodia cautelare da quella della sospensione dell’esecuzione della pena, rigettando la questione di legittimità costituzionale.

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Pubblicato il 8 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Custodia cautelare in carcere: legittima anche per giovani incensurati?

La custodia cautelare in carcere rappresenta la misura più severa che può essere applicata a un soggetto prima di una condanna definitiva. La sua applicazione è soggetta a criteri rigorosi, volti a bilanciare le esigenze di sicurezza sociale con il diritto fondamentale alla libertà personale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 52141/2019) offre spunti cruciali per comprendere quando questa misura è ritenuta proporzionata, anche di fronte a un indagato giovane e senza precedenti penali.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un giovane indagato per i reati di evasione e furto aggravato dalla destrezza. Inizialmente, il Tribunale aveva sostituito la misura della custodia in carcere con quella più lieve dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tuttavia, a seguito dell’appello del Pubblico Ministero, il Tribunale della Libertà aveva ripristinato la detenzione in carcere, ritenendo sussistenti esigenze cautelari di eccezionale rilevanza.
Il difensore dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni:
1. L’assenza di pressanti esigenze cautelari, data la giovane età e l’incensuratezza dell’indagato.
2. L’insussistenza dell’aggravante della destrezza per il furto, che lo declasserebbe a furto semplice (procedibile a querela, che si assumeva assente).
3. L’inapplicabilità della custodia in carcere per il reato di evasione, data la pena edittale massima inferiore ai tre anni, sollevando anche una questione di legittimità costituzionale.

L’analisi della Corte sulla custodia cautelare in carcere

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la legittimità della custodia cautelare in carcere. Il Collegio ha sottolineato che, nonostante la giovane età e la formale incensuratezza, la condotta dell’indagato rivelava una spiccata pericolosità sociale. In un breve arco temporale, egli aveva più volte violato la misura degli arresti domiciliari, venendo sorpreso a commettere altri furti. Questo comportamento, secondo la Corte, dimostra un’assoluta incapacità di autolimitazione e un’elevata propensione a delinquere, rendendo inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva del carcere.

Il furto con destrezza e la valutazione della pena

Un punto centrale del ricorso era la contestazione dell’aggravante della ‘destrezza’. La difesa sosteneva che l’imputato si fosse limitato ad approfittare di una distrazione della vittima. La Cassazione, richiamando un precedente delle Sezioni Unite, ha chiarito che la destrezza non è un mero approfittamento, ma una condotta caratterizzata da ‘particolari abilità, astuzia o avvedutezza’ idonee a eludere la sorveglianza del detentore. Nel caso di specie, l’aver atteso il momento propizio (un’auto ferma a uno stop) per avvicinarsi e sottrarre con un ‘gesto fulmineo’ la borsa dal sedile è stato considerato un atto di abilità che integra l’aggravante.
Inoltre, la Corte ha specificato che il limite di pena di tre anni previsto dall’art. 275, comma 2-bis c.p.p. (che preclude la custodia in carcere se si prevede una condanna inferiore) deve essere valutato tenendo conto del cumulo delle pene per tutti i reati contestati. Essendo l’indagato accusato sia di evasione che di furto aggravato, la pena complessiva prevedibile superava ampiamente la soglia dei tre anni.

La questione di legittimità costituzionale

La difesa aveva tentato di sollevare una questione di legittimità costituzionale, evidenziando una presunta disparità tra il limite di tre anni dell’art. 275, c. 2-bis c.p.p. e quello di quattro anni per la sospensione dell’esecuzione della pena (art. 656, c. 5 c.p.p.), come modificato dalla Corte Costituzionale. La Cassazione ha dichiarato la questione manifestamente infondata.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra le finalità dei due istituti. La custodia cautelare in carcere serve a fronteggiare pericoli attuali e concreti durante la fase processuale (es. rischio di reiterazione del reato). La sospensione dell’esecuzione della pena, invece, interviene dopo una condanna definitiva e ha una finalità rieducativa e di risocializzazione del condannato. Le due situazioni non sono omologhe e, pertanto, una differenza nei limiti di pena non viola il principio di uguaglianza (Art. 3 Cost.).

Le conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di misure cautelari. In primo luogo, la valutazione della pericolosità sociale non si basa solo su dati formali come l’età o il certificato penale, ma sulla condotta concreta dell’indagato. In secondo luogo, il calcolo della pena ai fini dell’applicazione della custodia in carcere deve considerare la totalità dei reati contestati. Infine, viene confermata la diversa natura e funzione delle misure cautelari rispetto alle modalità di esecuzione della pena, respingendo tentativi di assimilazione forzata tra i due istituti.

Quando è giustificata la custodia cautelare in carcere per un giovane incensurato?
È giustificata quando la sua condotta concreta, come la ripetuta violazione di misure meno gravi e la commissione di nuovi reati in un breve lasso di tempo, dimostra un’elevata e attuale pericolosità sociale e un’incapacità di rispettare le prescrizioni, rendendo ogni altra misura inadeguata.

Cosa si intende per ‘furto con destrezza’?
Non è sufficiente approfittare di una distrazione. Il furto con destrezza richiede una condotta caratterizzata da particolare abilità, astuzia o rapidità, tale da sorprendere o eludere la vigilanza della vittima sul bene. Ad esempio, attendere il momento propizio e sottrarre un oggetto dall’auto con un gesto fulmineo.

Come si calcola il limite di pena di 3 anni per la custodia in carcere in caso di più reati?
Il limite non si valuta su ogni singolo reato, ma sulla pena complessiva che si prevede verrà irrogata per tutti i reati contestati all’indagato, applicando le regole sul cumulo materiale o giuridico delle pene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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