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Custodia cautelare over 70: quando è legittima?

La Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare per un soggetto over 70 accusato di duplice omicidio. Nonostante la regola generale vieti la detenzione in carcere per gli ultrasettantenni, la Corte ha ritenuto sussistenti le ‘esigenze cautelari di eccezionale rilevanza’ previste dalla legge. La decisione si fonda sull’elevatissimo pericolo di reiterazione del reato, desunto non solo dalla gravità del fatto, ma anche dal movente futile e dalla determinazione criminale dell’indagato, elementi considerati prevalenti rispetto alla sua incensuratezza e alla confessione resa.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare Over 70: La Cassazione Chiarisce i Limiti

La legge italiana pone una particolare tutela per le persone anziane nel sistema processuale penale, stabilendo un principio chiaro: di norma, non si può disporre la custodia cautelare over 70 in carcere. Questa regola, tuttavia, non è assoluta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso drammatico, chiarendo quando le ‘esigenze cautelari di eccezionale rilevanza’ possono giustificare la detenzione anche per un ultrasettantenne, specialmente di fronte a un’altissima pericolosità sociale.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un uomo di oltre settant’anni, incensurato, accusato di un duplice omicidio. L’indagato aveva ucciso due suoi ex colleghi di lavoro, esplodendo contro di loro diversi colpi di pistola in un luogo pubblico. Il movente, secondo quanto ammesso dallo stesso indagato, era incredibilmente futile: si sentiva deriso e sbeffeggiato dalle vittime.

Subito dopo il delitto, l’uomo si era recato presso le forze dell’ordine per confessare e consegnare l’arma. Nonostante questi elementi – l’età avanzata, l’assenza di precedenti e la confessione – il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura della custodia cautelare in carcere.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della custodia cautelare over 70

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata applicazione della legge. Il punto centrale era l’articolo 275, comma 4, del codice di procedura penale, che vieta la custodia in carcere per gli ultrasettantenni, a meno che non sussistano esigenze cautelari di ‘eccezionale rilevanza’. Secondo i legali, il Tribunale avrebbe erroneamente equiparato la gravità del reato con l’eccezionalità delle esigenze cautelari, senza valutare adeguatamente gli elementi a favore dell’indagato, come la sua condotta post delictum e la sua estraneità a contesti criminali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una motivazione dettagliata e rigorosa. I giudici hanno chiarito che il divieto di carcerazione per gli over 70 è una presunzione forte, che prevale anche sulla presunzione di adeguatezza del carcere per reati molto gravi. Tuttavia, questa protezione cede il passo quando il pericolo di reiterazione del reato raggiunge un livello eccezionale.

La Corte ha specificato che per ‘eccezionale rilevanza’ si intende un grado di pericolo che rasenta la ‘certezza’ o, quantomeno, una ‘elevatissima probabilità’ che l’indagato possa commettere nuovamente reati. Nel caso di specie, tale livello è stato raggiunto non per la sola efferatezza del delitto, ma per un insieme di fattori sintomatici di una pericolosità straordinaria:

1. Il movente futile: L’aver ucciso per una banale questione di presunti sbeffeggiamenti ha rivelato una totale assenza di autocontrollo e una personalità incline a reazioni sproporzionate e violente.
2. L’intensità del dolo: L’azione era stata preordinata (l’uomo era uscito di casa già armato) e portata a termine con fredda determinazione, ignorando i tentativi del figlio e di altre persone di fermarlo, arrivando persino a minacciarli.
3. La confessione: La Corte ha ritenuto la confessione non un segno di pentimento, ma una ‘scelta obbligata’ di fronte a un quadro probatorio schiacciante, e quindi inidonea a diminuire la valutazione di pericolosità.

Questi elementi, nel loro insieme, hanno delineato un profilo di pericolosità sociale talmente elevato da giustificare l’applicazione della custodia cautelare over 70.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per la custodia cautelare di un ultrasettantenne deve essere eccezionalmente rigorosa. Non basta la gravità del reato commesso. Il giudice deve individuare elementi concreti e attuali che dimostrino una personalità incline al delitto e un rischio di recidiva così alto da superare la presunzione di legge. In questo caso, la sproporzione tra il movente e la reazione omicida, unita alla pianificazione e alla determinazione nel commettere il crimine, ha costituito quella ‘eccezionale rilevanza’ che ha reso legittima la misura detentiva più grave.

È possibile disporre la custodia cautelare in carcere per una persona con più di 70 anni?
Sì, ma solo in via eccezionale. La legge prevede un divieto generale, che può essere superato unicamente se sussistono ‘esigenze cautelari di eccezionale rilevanza’, ovvero un pericolo di reiterazione del reato talmente elevato da essere considerato quasi una certezza.

Cosa si intende per ‘esigenze cautelari di eccezionale rilevanza’?
Secondo la Corte, questo requisito implica un rafforzamento degli indicatori del pericolo di reiterazione. Non è sufficiente una semplice probabilità, ma è richiesta la ‘certezza’ o una ‘elevatissima probabilità’ che la persona commetta altri gravi reati. Tale valutazione si basa su elementi concreti che rivelano una spiccata pericolosità sociale.

La confessione e l’assenza di precedenti penali sono sufficienti a escludere la custodia cautelare per un ultrasettantenne?
No, non necessariamente. Come dimostra questa sentenza, sebbene siano elementi da valutare, possono essere superati da altri fattori di segno contrario. Nel caso specifico, il movente futile, la premeditazione e la determinazione criminale sono stati ritenuti indicatori di una pericolosità così elevata da rendere irrilevanti sia l’assenza di precedenti sia una confessione ritenuta una scelta obbligata e non un segno di pentimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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