Custodia Cautelare: Analisi dei Vizi di Legge e di Motivazione
La custodia cautelare in carcere rappresenta la più afflittiva delle misure coercitive personali, incidendo direttamente sulla libertà di un individuo prima di una sentenza di condanna definitiva. Proprio per la sua gravità, la sua applicazione è subordinata a rigorosi presupposti di legge, la cui violazione può essere contestata attraverso i mezzi di impugnazione. In questo articolo, analizziamo una pronuncia della Corte di Cassazione che si sofferma sui motivi di ricorso avverso un’ordinanza di applicazione di tale misura.
Il caso in esame
Il procedimento trae origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) che disponeva la custodia cautelare in carcere per un individuo. Tale provvedimento veniva successivamente confermato dal Tribunale del Riesame competente. Avverso quest’ultima decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una serie di vizi che, a suo dire, inficiavano la legittimità della misura detentiva.
I motivi del ricorso: la contestazione sulla custodia cautelare
Il ricorso presentato alla Suprema Corte si fondava essenzialmente su due pilastri critici, tipici delle impugnazioni in materia di misure cautelari:
1. Vizi relativi alla solidità indiziaria: La difesa contestava la valutazione operata dai giudici di merito circa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Si lamentava, in sostanza, che gli elementi raccolti non fossero sufficientemente solidi da giustificare una misura così grave.
2. Vizi relativi alle esigenze cautelari e alla scelta della misura: Il secondo motivo di doglianza riguardava la motivazione addotta dal Tribunale in merito alle esigenze cautelari (come il pericolo di reiterazione del reato o di inquinamento probatorio) e alla proporzionalità della misura applicata. Secondo il ricorrente, il giudice non avrebbe adeguatamente spiegato perché la custodia cautelare in carcere fosse l’unica misura idonea a fronteggiare i pericoli ipotizzati, senza considerare alternative meno invasive.
Le motivazioni
La Corte di Cassazione, quando chiamata a decidere su un ricorso in materia di custodia cautelare, non entra nel merito della ricostruzione dei fatti, ma svolge un controllo di legittimità sulla decisione impugnata. Questo significa che i giudici di legittimità verificano se il Tribunale del Riesame abbia applicato correttamente le norme di legge e se abbia fornito una motivazione logica, coerente e non contraddittoria.
Nel caso specifico, l’analisi della Corte si concentra sulla struttura argomentativa dell’ordinanza del Tribunale. I giudici devono accertare se la valutazione sulla gravità degli indizi sia stata supportata da un ragionamento plausibile e se la spiegazione delle esigenze cautelari sia concreta e specifica, e non basata su formule generiche o astratte. Viene inoltre controllato il rispetto del principio di adeguatezza e proporzionalità, secondo cui la misura carceraria deve essere l’extrema ratio, applicabile solo quando ogni altra misura risulti inadeguata.
Le conclusioni
Questa pronuncia, pur nella sua sinteticità, ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la limitazione della libertà personale prima di una condanna è un’eccezione che richiede un impianto motivazionale particolarmente rigoroso. Qualsiasi provvedimento che impone la custodia cautelare deve essere fondato su una valutazione approfondita e immune da vizi logici sia per quanto riguarda la consistenza degli indizi, sia per la necessità e proporzionalità della misura. Il ricorso per Cassazione rappresenta lo strumento ultimo per far valere eventuali violazioni di legge o difetti di motivazione, garantendo che la libertà personale non venga sacrificata in assenza dei presupposti inderogabili fissati dal codice di procedura penale.
Quali sono i presupposti per l’applicazione della custodia cautelare in carcere?
Secondo quanto emerge dal testo, la custodia cautelare in carcere richiede la sussistenza di due presupposti fondamentali: la ‘solidità indiziaria’, ovvero gravi indizi di colpevolezza, e le ‘esigenze cautelari’, cioè specifici pericoli come il rischio di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato.
Per quali motivi può essere impugnata un’ordinanza che dispone la custodia cautelare?
Un’ordinanza di custodia cautelare può essere impugnata contestando ‘violazioni di legge e vizi di motivazione’. Nello specifico, si possono contestare sia la valutazione sulla sufficienza e gravità degli indizi (solidità indiziaria), sia la motivazione relativa alla necessità della misura e alla sua proporzionalità (esigenze cautelari).
Cosa valuta la Corte di Cassazione in un ricorso contro la custodia cautelare?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma svolge un controllo di legittimità. Valuta se il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e se la motivazione del provvedimento sia logica, coerente e priva di vizi. In pratica, verifica che la decisione di applicare la misura cautelare sia giustificata da un ragionamento giuridicamente corretto e ben argomentato.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 15959 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 2 Num. 15959 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 06/02/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a MESSINA il 11/07/1987 avverso l’ordinanza del 07/11/2024 del TRIBUNALE di REGGIO CALABRIA udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME lette/sentite le conclusioni del PG NOME COGNOME
ricorso trattato in camera di consiglio senza la presenza delle parti in manca di richiesta di trattazione orale pervenuta nei termini secondo quanto dispo dagli artt. 610, comma 5, e 611, comma 1 bis, e segg. cod. proc. pen..
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con l’impugnato provvedimento il Tribunale di Reggio Calabria ha confermato l’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari dello stesso Tribunale i ottobre 2024 nei confronti di NOME COGNOME
Con il ricorso sono stati formulati motivi che contestano violazioni legge e vizi di motivazione tanto in relazione alla solidità indiziari proposito delle esigenze cautelari e della misura in concreto imposta.
3. Con messaggio pervenuto per PEC il 3 febbraio scorso, il difensore dell’imputato Avv. NOME COGNOME ha comunicato, allegando atto
personalmente sottoscritto da NOME COGNOME che il ricorrente ha rinunciato al ricorso, per carenza di interesse, avendo conseguito dal giudice procedente, a
seguito di istanza, la sostituzione della misura custodiale massima con gli arresti domiciliari presso la propria abitazione.
4. Alla luce di quanto precede, si impone la pronuncia della sentenza nei termini indicati nel dispositivo, con dichiarazione di inammissibilità del ricorso per
carenza di interesse, senza aggravio di spese o sanzioni (cfr. Sez. 4, del 25 giugno
1997, COGNOME, Rv. 208166).
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.
La Presidente