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Cumulo misure cautelari: quando è illegittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43178/2024, ha stabilito che il cumulo di misure cautelari come l’obbligo di dimora e l’obbligo di presentazione alla polizia è illegittimo se non espressamente previsto dalla legge. Nel caso di specie, un indagato per truffa aggravata non poteva essere sottoposto a entrambe le misure, poiché il suo reato non rientra tra quelli, particolarmente gravi, per cui la legge consente tale cumulo. La Corte ha quindi annullato la misura meno afflittiva.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cumulo Misure Cautelari: La Cassazione Fissa i Paletti

L’applicazione di più misure cautelari a carico dello stesso indagato è una questione delicata, che incide direttamente sulla libertà personale. Con la recente sentenza n. 43178/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul cumulo misure cautelari, ribadendo un principio fondamentale: due o più misure possono essere applicate congiuntamente solo nei casi espressamente previsti dalla legge. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e le conclusioni a cui sono giunti i giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma che, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, aveva applicato a un indagato due distinte misure cautelari: l’obbligo di dimora nel comune di residenza e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. In precedenza, il Giudice per le indagini preliminari (GIP) aveva dichiarato la perdita di efficacia di una misura detentiva per decorrenza dei termini, liberando l’indagato.

La difesa dell’uomo ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali:
1. Una presunta violazione procedurale, legata a un ritardo del Pubblico Ministero nel formulare la richiesta di nuove misure dopo la scarcerazione.
2. La violazione di legge relativa all’applicazione congiunta delle due misure (dimora e presentazione), sostenendo che tale cumulo non fosse consentito per il reato contestato, ovvero la truffa aggravata.

La Decisione sul Cumulo Misure Cautelari

La Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo di ricorso, chiarendo che non esiste un termine perentorio per il Pubblico Ministero per richiedere nuove misure cautelari dopo la scadenza di una precedente. Il giudice, ricevuta la richiesta, è tenuto a pronunciarsi nel merito.

Al contrario, la Corte ha accolto pienamente il secondo motivo, quello relativo al cumulo misure cautelari. I giudici hanno riaffermato un principio consolidato, già sancito dalle Sezioni Unite: l’applicazione cumulativa di più misure cautelari è un’eccezione, ammessa solo quando una specifica norma di legge la consente.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sui principi di stretta legalità, tassatività e tipicità che governano la materia delle misure cautelari. Queste misure, limitando la libertà personale prima di una condanna definitiva, devono essere applicate con estremo rigore e solo nei modi e nelle forme previste dal legislatore.

Il Codice di procedura penale, all’articolo 307, comma 1-bis, prevede la possibilità di un cumulo misure cautelari (come l’obbligo di dimora, di espatrio e di presentazione) solo per una lista specifica di reati di particolare gravità, elencati nell’articolo 407, comma 2, lettera a). Tra questi figurano, ad esempio, i delitti di mafia, terrorismo e altri gravi crimini.

Il reato contestato all’indagato, la truffa aggravata, non rientra in questo elenco. Di conseguenza, il Tribunale del riesame non avrebbe potuto applicare congiuntamente l’obbligo di dimora e quello di presentazione alla polizia giudiziaria. L’operato del Tribunale è stato quindi ritenuto illegittimo dalla Cassazione.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un punto fermo: fuori dai casi tassativamente previsti, il giudice non può creare una ‘nuova’ misura cautelare combinandone due diverse, né può imporre prescrizioni aggiuntive non previste dalla singola misura.

In conclusione, la Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, limitatamente all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ha scelto di eliminare la misura considerata meno grave, in base al criterio di progressività che ispira il sistema cautelare, lasciando in vigore solo l’obbligo di dimora. Questa decisione rafforza le garanzie difensive e ribadisce che ogni limitazione della libertà personale deve trovare un fondamento chiaro e inequivocabile nella legge.

È possibile applicare congiuntamente due misure cautelari come l’obbligo di dimora e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria?
No, l’applicazione congiunta di queste misure è possibile solo se si procede per uno dei gravi reati specificamente indicati nell’art. 407, comma 2, lett. a), cod. proc. pen. Per reati diversi, come la truffa aggravata nel caso di specie, tale cumulo è illegittimo.

Esiste un termine perentorio per il Pubblico Ministero per chiedere nuove misure cautelari dopo la scadenza di una misura precedente?
No, la sentenza chiarisce che non esiste nell’ordinamento una norma che fissi un termine perentorio per il Pubblico Ministero per avanzare tale richiesta. Il giudice deve comunque valutare la richiesta quando perviene.

In caso di illegittimo cumulo di due misure, quale viene eliminata dalla Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione, potendo correggere direttamente il provvedimento, elimina la misura considerata meno grave, in applicazione del criterio di progressività che governa il sistema delle misure cautelari. Nel caso esaminato, è stato eliminato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mantenendo l’obbligo di dimora.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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