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Credito e confisca: il termine di 180 giorni è fatale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società creditrice, confermando l’inammissibilità della sua domanda di ammissione al passivo in una procedura di confisca di prevenzione. La Corte ha ribadito che il termine di 180 giorni per presentare la domanda decorre dalla data in cui la confisca diventa definitiva e ha natura perentoria. L’avviso ai creditori pubblicato dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati ha una funzione meramente informativa e non può modificare tale scadenza.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di prevenzione e tutela del credito: attenzione al termine di 180 giorni

Nell’ambito delle misure di prevenzione patrimoniale, la tutela dei creditori terzi in buona fede rappresenta un delicato punto di equilibrio tra l’esigenza di aggredire i patrimoni illeciti e la necessità di proteggere i diritti legittimamente acquisiti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4270 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale: il termine di 180 giorni per presentare la domanda di ammissione del credito è perentorio e non può essere derogato, neanche da comunicazioni successive dell’autorità competente.

I Fatti di Causa

Una società di gestione crediti, subentrata a un istituto bancario, presentava domanda di ammissione del proprio credito al passivo di una procedura di prevenzione, conclusasi con un decreto di confisca divenuto definitivo il 10 giugno 2021. La domanda, tuttavia, veniva depositata solo il 31 marzo 2022.

Il Tribunale dell’esecuzione dichiarava la domanda inammissibile per tardività, evidenziando come fosse stata presentata ben oltre la scadenza del termine di 180 giorni previsto dalla legge, decorrente dalla data in cui la confisca era diventata irrevocabile. La società creditrice ricorreva in Cassazione, sostenendo di aver rispettato la scadenza indicata nell’avviso pubblico dall’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati (ANBSC), che fissava un termine successivo.

La Decisione della Cassazione e il rispetto del termine di 180 giorni

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale e fornendo importanti chiarimenti sulla natura del termine per l’insinuazione del credito. I giudici hanno sottolineato come la normativa transitoria, applicabile al caso di specie, stabilisca un termine di decadenza di 180 giorni che decorre indipendentemente dalle comunicazioni dell’ANBSC.

L’avviso pubblicato dall’Agenzia, secondo la Corte, ha una funzione ‘meramente notiziale e agevolatrice’, ovvero serve a informare e facilitare i creditori, ma non ha il potere di modificare i termini perentori stabiliti dalla legge.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento consolidato, già espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 39608 del 2018. In tale pronuncia, era stato chiarito che il termine di decadenza decorre dal momento in cui la confisca diviene definitiva. L’applicazione di questo termine è subordinata alla conoscenza effettiva, da parte del creditore, dell’esistenza del procedimento di prevenzione.

Nel caso specifico, è stato accertato che la banca originaria, e di conseguenza la società che ne ha acquisito il credito, era pienamente a conoscenza del procedimento di prevenzione contro il debitore, poiché tale circostanza era emersa in un parallelo procedimento penale. Di conseguenza, la società ricorrente non poteva invocare una mancanza di conoscenza non imputabile per giustificare il ritardo. Non sussistevano, quindi, i presupposti per una ‘rimessione in termini’, unico strumento che avrebbe potuto sanare il mancato rispetto della scadenza.

Le Conclusioni

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro a tutti i creditori, in particolare istituti finanziari e società di gestione crediti: è indispensabile un monitoraggio attivo e diligente dei procedimenti di prevenzione a carico dei propri debitori. Affidarsi unicamente alle comunicazioni ufficiali dell’ANBSC per il calcolo delle scadenze è rischioso. Il termine di 180 giorni per l’insinuazione al passivo è un termine di decadenza che decorre inesorabilmente dalla definitività del provvedimento di confisca. La perdita del diritto a far valere il proprio credito sui beni confiscati è una conseguenza diretta della tardività, a meno che non si possa dimostrare, in modo rigoroso, di non aver potuto rispettare la scadenza per una causa non imputabile.

Da quando decorre il termine di 180 giorni per presentare la domanda di ammissione del credito in una confisca di prevenzione?
Il termine di 180 giorni decorre dal momento in cui il provvedimento di confisca diviene definitivo, cioè non più impugnabile.

L’avviso ai creditori pubblicato dall’ANBSC può modificare la scadenza del termine?
No. La pubblicazione dell’avviso da parte dell’ANBSC ha una funzione puramente informativa e non incide sulla decorrenza del termine di decadenza di 180 giorni stabilito dalla legge.

È possibile essere riammessi nei termini se la domanda viene presentata in ritardo?
Sì, ma solo in casi eccezionali. Il creditore deve dimostrare di non aver potuto rispettare la scadenza per una causa a lui non imputabile, come ad esempio una mancata conoscenza incolpevole del procedimento di prevenzione e del provvedimento di confisca definitivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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