La Correzione Errore Materiale in Sentenza: Un Caso Pratico della Cassazione
Una sentenza, atto conclusivo di un processo, deve essere non solo giusta nel suo contenuto, ma anche formalmente perfetta. Cosa accade, però, se vi si insinua una svista? La procedura di correzione errore materiale offre la soluzione, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione che ha rettificato la composizione del collegio giudicante indicata in un precedente provvedimento.
Il Fatto: Una Composizione del Collegio Errata
Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso un’ordinanza di un Tribunale. La Corte di Cassazione, nel decidere su tale ricorso, emetteva la sua sentenza. Tuttavia, nella prima pagina del documento, venivano indicati i nomi di tre consiglieri che, in realtà, non avevano partecipato alla deliberazione. I giudici che avevano effettivamente composto il collegio e deciso il caso erano altri.
Si trattava, a tutti gli effetti, di un errore puramente formale: un’incongruenza tra quanto scritto nel documento e la realtà fattuale della camera di consiglio. Questo tipo di sbaglio, che non tocca il merito della decisione né il ragionamento giuridico sottostante, rientra pienamente nella categoria dell’errore materiale.
La Procedura di Correzione Errore Materiale
Di fronte a una simile svista, la legge prevede uno strumento agile e rapido. La Corte ha ritenuto di dover procedere d’ufficio, senza necessità di istanze di parte, applicando la procedura semplificata detta ‘de plano’.
Questo meccanismo, disciplinato dagli articoli 625-bis, comma 3, e 130 del codice di procedura penale, consente al giudice di correggere gli errori materiali contenuti nei propri provvedimenti senza indire una nuova udienza. La decisione viene presa sulla base degli atti, poiché la natura evidente dell’errore non richiede alcuna discussione o contraddittorio tra le parti.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte ha motivato la propria decisione evidenziando la natura palese e materiale dell’errore. La discrepanza tra i giudici indicati nel documento e quelli che avevano effettivamente deliberato era un mero lapsus calami, una svista di redazione che doveva essere sanata per garantire l’integrità formale e la piena corrispondenza della sentenza-documento alla volontà del collegio che l’aveva emessa.
Pertanto, la Cassazione ha ordinato la correzione, specificando che, laddove erano erroneamente scritti i nomi di alcuni consiglieri, dovevano intendersi e leggersi i nomi dei magistrati che avevano realmente partecipato alla decisione. La cancelleria è stata poi incaricata di eseguire materialmente la modifica e di compiere gli adempimenti necessari per dare atto della rettifica.
Conclusioni: L’Importanza della Correttezza Formale
Questo caso, seppur semplice, sottolinea un principio fondamentale del diritto: la certezza e l’affidabilità degli atti giudiziari. La procedura di correzione errore materiale è uno strumento essenziale per mantenere l’integrità del sistema, permettendo di emendare rapidamente quelle imperfezioni formali che, se non corrette, potrebbero generare confusione o incertezze. La decisione della Corte riafferma che la giustizia non si esaurisce nella sostanza delle decisioni, ma si manifesta anche nella precisione e nella correttezza formale dei documenti che la rappresentano.
Cos’è un errore materiale in una sentenza?
È una svista o un’inesattezza puramente formale, come un nome o una data errata, che non incide sul contenuto logico-giuridico della decisione e sulla sua sostanza.
Come può essere corretto un errore materiale secondo questa ordinanza?
Può essere corretto d’ufficio dallo stesso giudice che ha emesso il provvedimento, attraverso una procedura semplificata e senza udienza (‘de plano’), come previsto dal codice di procedura penale.
Perché è stato necessario correggere i nomi dei giudici nella sentenza?
È stato necessario per garantire la corrispondenza tra il documento formale (la sentenza scritta) e la realtà processuale (l’effettiva composizione del collegio che ha deliberato), assicurando così la correttezza e la certezza giuridica dell’atto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 34772 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 1 Num. 34772 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 26/09/2025
ORDINANZA
nel procedimento di correzione della sentenza n.27414/2025 della Corte di cassazione, iscritto di ufficio, relativo a:
COGNOME nata Gallarate il DATA_NASCITA;
visti gli atti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letta la sentenza n.27414/2025, pronunziata da questa Corte all’udienza dell’Il luglio 2025, sul ricorso proposto da NOME COGNOME avverso la ordinanza del Tribunale di Busto Arsizio del 31 marzo 2025;
Considerato che, per mero errore materiale, nella prima pagina della citata sentenza è indicata la composizione del collegio decidente con la presenza delle consigliere NOME COGNOME, NOME COGNOME e NOME COGNOME, in luogo dei consiglieri NOME COGNOME, NOME COGNOME e NOME COGNOME, che hanno effettivamente composto il collegio che ha deliberato;
Ritenuto che, pertanto, si deve procedere ‘de plano’, ai sensi degli artt.625bis, comma 3, e 130 cod. proc. pen., alla correzione dell’errore materiale della sentenza-documento nei termini appresso indicati;
P.Q.M.
Dispone la correzione dell’errore materiale contenuto nella sentenza n. 27414 dell’Il luglio 2025, pronunciata sul ricorso n. 17052/2025 R.G., nel senso che, nella indicazione della composizione del collegio decidente, ove è scritto “NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME“, deve intendersi e leggersi “NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME“. Manda alla cancelleria per gli adempimenti di competenza.
Così deciso in Roma, il 26 settembre 2025.