Correzione Errore Materiale: Come la Cassazione Rettifica un Calcolo Errato della Pena
Nel sistema giudiziario, l’accuratezza è fondamentale. Tuttavia, anche i giudici possono commettere sviste. Il nostro ordinamento prevede uno strumento specifico per rimediare a queste imperfezioni: la correzione errore materiale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un esempio lampante di come funziona questo meccanismo, intervenendo per rettificare il calcolo di una pena pecuniaria in una precedente sentenza.
Il Caso in Esame: Un Errore nel Calcolo della Multa
La vicenda nasce da un ricorso in Cassazione. All’esito del procedimento, la Corte aveva emesso una sentenza in cui, però, si era verificato un banale ma significativo errore di calcolo. La pena pecuniaria (una multa) era stata determinata in 700,00 euro.
L’importo corretto, tuttavia, avrebbe dovuto essere di 466,67 euro. La discrepanza era nata perché, nel rideterminare la sanzione, si era fatto erroneamente riferimento alla pena base di 1.032,00 euro, quantificata nella sentenza di primo grado. Il calcolo corretto avrebbe dovuto partire da un’altra base e applicare la riduzione di un terzo prevista per la scelta del rito abbreviato da parte dell’imputato.
La Decisione della Corte sulla Correzione Errore Materiale
Accortasi della svista, la stessa Corte di Cassazione è intervenuta con una successiva ordinanza per disporre la correzione errore materiale. Questo strumento consente di emendare gli atti giudiziari da errori che non incidono sulla volontà del giudice e sulla sostanza della decisione, come appunto errori di calcolo, di nominativo o di trascrizione.
La Corte ha quindi ordinato alla cancelleria di modificare il dispositivo della precedente sentenza, sostituendo l’importo errato con quello corretto. In particolare, la frase “…per l’effetto riduce la pena inflitta in euro 700,00 di multa…” è stata rettificata per indicare che la multa va invece “quantificata in euro 466,67, così ridotta per il rito”.
Le Motivazioni della Rettifica
Le motivazioni alla base dell’ordinanza sono chiare e lineari. La Corte ha semplicemente riconosciuto di essere incorsa in un “mero errore materiale”. Non si trattava di una riconsiderazione del merito della causa, ma di una semplice operazione aritmetica eseguita in modo errato. L’intenzione originaria del collegio giudicante era quella di applicare correttamente la riduzione di pena per il rito speciale scelto dall’imputato, ma un riferimento numerico sbagliato ha viziato il risultato finale.
L’intervento correttivo, quindi, non ha fatto altro che allineare il testo del provvedimento alla reale volontà del giudice, garantendo che la sanzione inflitta fosse quella effettivamente dovuta secondo legge.
Conclusioni
Questo caso dimostra l’esistenza di meccanismi di autotutela all’interno del sistema giudiziario, volti a garantire la giustizia e la precisione delle decisioni. La procedura di correzione errore materiale è uno strumento agile ed efficace che permette di sanare le sviste senza la necessità di impugnazioni complesse o nuovi gradi di giudizio. Ribadisce un principio fondamentale: l’esito di un processo deve essere conforme alla legge e alla volontà del giudice, e ogni errore puramente formale che lo compromette deve poter essere rettificato per assicurare la certezza del diritto.
Che cos’è un errore materiale in una sentenza?
Un errore materiale è una svista di calcolo o una imprecisione formale, come un errore di trascrizione, che non altera la sostanza della decisione del giudice. Nel caso specifico, si è trattato di un calcolo errato dell’importo di una multa.
Come si rimedia a un errore materiale in un atto giudiziario?
Si utilizza una procedura specifica di correzione, che si conclude con un’ordinanza. Questo provvedimento rettifica l’errore senza richiedere un nuovo processo. La Corte, infatti, ha ordinato alla cancelleria di modificare direttamente l’importo errato nel dispositivo della sentenza.
Perché la pena pecuniaria è stata fissata a 466,67 euro?
L’importo finale di 466,67 euro deriva dall’applicazione della riduzione di un terzo prevista dalla legge per chi sceglie il rito abbreviato. L’errore corretto dall’ordinanza non era nella volontà di applicare lo sconto, ma nell’aver indicato nel dispositivo una cifra finale errata (700,00 euro) a causa di un calcolo sbagliato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 11227 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 5 Num. 11227 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME COGNOME nato a TRAPANI il 31/03/1947
avverso la sentenza del 09/10/2024 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
•
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
1 Rilevato che, in relazione alla sentenza resa in data 09/10/2024, all’esito del procedimento a seguito di ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME – N.R.G. 24982/2024, per mero errore materiale, si è provveduto a rideterminare la pena inflitta, indicandola in dispositivo in euro 700,00 di multa anziché in euro 466,67 (euro 700,00, al netto della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato = 466,67), per essersi erroneamente fatto riferimento nel calcolo alla pena base di euro 1.032,00 di multa – in tale misura, per errore, quantificata nel dispositivo della sentenza di primo grado;
P.Q.M.
Dispone la correzione dell’errore contenuto nel ruolo dell’udienza in data 09/10/2024, in riferimento al ricorso nell’interesse di NOME COGNOME (N.R.G. 24982 del 2024), nel senso che in luogo della quantificazione della pena della multa, individuata in euro 700,00 – con la locuzione “…. per l’effetto riduce la pena inflitta in euro 700,00 di multa…” – detta multa va, invece, quantificata in euro 466,67, così ridotta per il rito. Manda alla cancelleria per gli adempimenti di rito.
Così deciso in Roma, il 06/12/2024
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