LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Correzione errore materiale: quando è ordinanza?

La Corte di Cassazione interviene per correggere un errore materiale in un proprio provvedimento. Un atto di rimessione alle Sezioni Unite era stato erroneamente intestato come “sentenza” anziché “ordinanza”. La Corte ha disposto la correzione dell’errore materiale, chiarendo che tale svista non incide sulla validità o sulla sostanza dell’atto, essendo un mero lapsus calami sanabile con l’apposita procedura.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Correzione Errore Materiale: Quando un Atto è Ordinanza e non Sentenza

Nel labirinto delle procedure legali, la precisione terminologica è fondamentale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come anche il più alto organo giurisdizionale possa incorrere in sviste formali e, soprattutto, di come l’ordinamento preveda strumenti agili per porvi rimedio. Il caso in esame riguarda la correzione errore materiale di un atto giudiziario, la cui intestazione era stata erroneamente indicata come “sentenza” anziché “ordinanza”.

I Fatti del Caso: un Errore di Nomenclatura

La vicenda trae origine da una camera di consiglio della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione. In quella sede, i giudici avevano deciso di rimettere un ricorso alle Sezioni Unite, ai sensi dell’art. 618 del codice di procedura penale. Questo tipo di atto, per sua natura, deve assumere la forma dell’ordinanza.

Tuttavia, al momento del deposito del provvedimento, nell’intestazione del documento è comparsa la parola “sentenza”. Una discrepanza puramente formale, ma che ha richiesto un intervento correttivo per ripristinare la coerenza tra la natura della decisione e la sua qualificazione giuridica.

La Decisione della Corte sulla Correzione Errore Materiale

La Corte, rilevata la segnalazione dell’errore, ha prontamente attivato la procedura prevista dall’art. 625-bis del codice di procedura penale, specifica per la correzione errore materiale. I giudici hanno stabilito che l’erronea indicazione del nomen iuris dell’atto non ne inficiava la validità né la sostanza.

La decisione è stata quella di disporre la correzione, ordinando alla cancelleria di annotare sull’originale del provvedimento che, laddove era scritto “sentenza”, si dovesse leggere “ordinanza”.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base di questa ordinanza di correzione sono lineari e si fondano su principi di economia processuale e di prevalenza della sostanza sulla forma. La Corte ha evidenziato che si trattava di un “evidente errore materiale”, facilmente riscontrabile dal ruolo d’udienza e dalla natura stessa della decisione presa. La rimessione alle Sezioni Unite, come chiaramente previsto dall’art. 618 c.p.p., avviene con ordinanza.

L’errore, quindi, non era frutto di una diversa volontà dei giudici, ma di un semplice lapsus nella redazione materiale dell’atto. Poiché la correzione non comportava alcuna modifica essenziale della decisione e non era causa di nullità, la Corte ha potuto procedere con lo strumento rapido della correzione, senza necessità di annullare e riemettere il provvedimento.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia, sebbene verta su un aspetto prettamente procedurale, offre spunti importanti. In primo luogo, ribadisce la distinzione fondamentale tra “ordinanza” e “sentenza”, due tipi di provvedimenti con funzioni e finalità diverse. In secondo luogo, valorizza l’istituto della correzione errore materiale come strumento essenziale per garantire l’efficienza della giustizia, evitando che meri errori di scrittura possano causare ritardi o complicazioni procedurali. Per gli operatori del diritto, è un monito a prestare sempre la massima attenzione alla forma degli atti, pur nella consapevolezza che l’ordinamento fornisce rimedi per sanare le imperfezioni che non toccano il cuore della decisione giudiziaria.

In cosa consisteva l’errore materiale corretto dalla Corte di Cassazione?
L’errore consisteva nell’aver indicato erroneamente la parola “sentenza” nell’intestazione di un provvedimento, invece della corretta dicitura “ordinanza”, come previsto dalla legge per un atto di rimessione alle Sezioni Unite.

Un errore materiale come quello descritto rende nullo il provvedimento?
No, secondo la Corte, un errore materiale di questo tipo non è causa di nullità perché non comporta alcuna modifica essenziale dell’atto e la sua eliminazione non altera la sostanza della decisione.

Quale procedura si utilizza per rimediare a un errore materiale in un atto giudiziario?
Si utilizza la procedura di correzione dell’errore materiale, prevista dall’art. 625-bis del codice di procedura penale, che consente alla Corte di disporre la correzione e di ordinare alla cancelleria di annotarla sull’originale del documento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati