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Correzione errore materiale: quando è ordinanza?

La Corte di Cassazione ha disposto la correzione di un errore materiale in un proprio provvedimento. L’errore consisteva nell’aver qualificato il provvedimento come ‘sentenza’ anziché ‘ordinanza’ nella sua intestazione. La Corte ha accolto la richiesta di correzione, specificando che, essendo il procedimento stato trattato con rito de plano, la forma corretta del provvedimento è quella dell’ordinanza.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Correzione Errore Materiale: La Differenza tra Sentenza e Ordinanza

Nel mondo del diritto, la forma è sostanza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione evidenzia l’importanza della corretta qualificazione degli atti giudiziari, procedendo alla correzione errore materiale di un proprio provvedimento. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere la distinzione fondamentale tra ‘sentenza’ e ‘ordinanza’, due termini che, sebbene possano sembrare simili, indicano provvedimenti con natura e funzioni diverse.

I Fatti del Caso: Un Errore Formale nell’Intestazione

La vicenda trae origine da una richiesta avanzata d’ufficio per la correzione di un’imprecisione contenuta in un provvedimento emesso dalla stessa Corte di Cassazione il 19 settembre 2023. L’errore era di natura puramente formale, ma non per questo irrilevante: nell’intestazione dell’atto, il provvedimento era stato qualificato come ‘sentenza’, mentre avrebbe dovuto essere indicato come ‘ordinanza’.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla correzione errore materiale

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 9006 del 2024, ha accolto la richiesta di correzione. I giudici hanno disposto che, nell’atto originale, la parola ‘sentenza’ venisse sostituita con la parola ‘ordinanza’. La Corte ha inoltre ordinato alla cancelleria di procedere con le necessarie annotazioni sugli atti originali, al fine di sanare formalmente l’errore commesso.

Le Motivazioni: Il Rito de Plano e la Natura del Provvedimento

La motivazione alla base della decisione è chiara e si fonda sulla natura del rito processuale adottato. La Corte ha specificato che il procedimento originario era stato trattato con il cosiddetto ‘rito de plano’. Questo rito è una procedura semplificata e accelerata, che si svolge in camera di consiglio senza la pubblica udienza, utilizzata per decisioni che non richiedono un’approfondita istruttoria dibattimentale. La legge processuale prevede che l’esito di un procedimento condotto con rito de plano sia, appunto, un’ordinanza e non una sentenza. La sentenza, infatti, è l’atto che definisce il giudizio nel merito dopo un’analisi completa e, solitamente, un pubblico dibattimento. L’errore, quindi, non riguardava il contenuto della decisione ma la sua veste formale, un ‘lapsus calami’ che doveva essere rettificato per garantire la piena conformità dell’atto alle norme procedurali.

Conclusioni: L’Importanza della Correttezza Formale

Questa ordinanza di correzione errore materiale ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la corretta classificazione degli atti giudiziari non è un mero formalismo, ma riflette la natura del procedimento seguito e la portata della decisione assunta. Distinguere tra ordinanza e sentenza è cruciale per avvocati, parti processuali e per la stessa certezza del diritto. Il caso dimostra l’efficienza del meccanismo di correzione dell’errore materiale, uno strumento che permette di emendare sviste formali senza dover rimettere in discussione la sostanza della decisione, assicurando così ordine e precisione nell’amministrazione della giustizia.

Qual era l’errore materiale contenuto nel provvedimento originale?
L’errore consisteva nell’aver qualificato il provvedimento come ‘sentenza’ nella sua intestazione, mentre la forma giuridica corretta era quella di ‘ordinanza’.

Perché il provvedimento doveva essere qualificato come ‘ordinanza’ e non ‘sentenza’?
Perché il procedimento era stato trattato con il ‘rito de plano’, una procedura semplificata il cui atto conclusivo, per legge, assume la forma dell’ordinanza e non della sentenza.

Quale è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha accolto la richiesta d’ufficio e ha disposto la correzione dell’errore, ordinando la sostituzione della parola ‘sentenza’ con ‘ordinanza’ nell’intestazione del provvedimento originale e l’annotazione di tale modifica da parte della cancelleria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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