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Correzione errore materiale: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’istanza di correzione errore materiale presentata dalla difesa di un imputato. La richiesta mirava a ottenere un’assoluzione per il reato di peculato, sostenendo che la Corte avesse omesso di inserirla nel dispositivo di una precedente sentenza. I giudici hanno stabilito che la procedura di correzione non può essere utilizzata per modificare in modo sostanziale una decisione, come sarebbe un’assoluzione, ma solo per emendare errori formali o omissioni che non alterano il contenuto della pronuncia.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Correzione errore materiale: un’istanza non può modificare la sentenza

L’istituto della correzione errore materiale rappresenta uno strumento fondamentale nel processo penale per rimediare a sviste formali che possono verificarsi nella redazione di un provvedimento giudiziario. Tuttavia, i suoi confini sono netti e non possono essere superati per tentare di ottenere una revisione del merito della decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, dichiarando inammissibile un’istanza che, sotto le spoglie di una correzione, mirava a ottenere una vera e propria assoluzione.

I Fatti del Caso

Un imputato, precedentemente condannato in sede di merito per i reati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (capo A) e di peculato (capo B), aveva ottenuto una parziale vittoria in Cassazione. La Suprema Corte aveva annullato senza rinvio la sentenza d’appello per il capo A, estinto per prescrizione, e con rinvio per la determinazione della pena e la statuizione sulla confisca, rigettando nel resto il ricorso.

Successivamente, la difesa dell’imputato presentava un’istanza ex art. 130 c.p.p. per la correzione errore materiale della sentenza della Cassazione. Secondo il difensore, i giudici di legittimità avrebbero commesso un’omissione materiale nel non assolvere esplicitamente l’imputato dal reato di peculato (capo B) con la formula “perché il fatto non sussiste”. L’argomentazione si basava sul fatto che la stessa Corte, nella motivazione, avrebbe collocato la consumazione del reato in una data diversa da quella originariamente contestata, implicando, a dire della difesa, che alla data dell’imputazione il fatto non fosse stato commesso.

Limiti alla correzione errore materiale: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui limiti dello strumento della correzione errore materiale. I giudici hanno sottolineato che tale procedura è destinata esclusivamente a emendare «errori od omissioni che non determinano nullità, e la cui eliminazione non comporta una modificazione essenziale dell’atto». Una richiesta di assoluzione, invece, rappresenta una modifica sostanziale e radicale della decisione, del tutto estranea all’ambito di applicazione dell’art. 130 c.p.p.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva su due fronti principali. In primo luogo, ha ribadito che la precisazione o la modifica della data di commissione di un reato nel corso del processo integra, di norma, una semplice correzione dell’errore materiale contenuto nel capo di imputazione. Tale modifica non comporta un cambiamento essenziale della contestazione, a meno che non incida sulla possibilità per l’imputato di individuare il fatto e di esercitare efficacemente il proprio diritto di difesa.

In secondo luogo, e in modo ancora più dirimente, i giudici hanno chiarito che la ricostruzione del momento consumativo del reato non era stata operata ex novo dalla Corte di Cassazione, ma era già stata accertata dai giudici di merito. La sentenza di legittimità si era limitata a richiamare, nella sua motivazione, le conclusioni a cui era già pervenuta la Corte d’appello. Pertanto, non vi era stata alcuna modifica del fatto in sede di legittimità e, di conseguenza, nessuna omissione da correggere nel dispositivo. La questione, se ritenuta rilevante, avrebbe dovuto essere sollevata nel giudizio di merito e non attraverso un’impropria istanza di correzione.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cardine del nostro ordinamento processuale: ogni strumento giuridico ha una sua specifica funzione. La correzione errore materiale è un rimedio agile per sanare imperfezioni formali, ma non può essere trasformata in un’impugnazione mascherata o in un terzo grado di giudizio di legittimità. La decisione della Cassazione serve da monito, evidenziando che le questioni che attengono alla valutazione dei fatti e alla sostanza della decisione devono essere affrontate nelle sedi e con gli strumenti processuali appropriati, ovvero i mezzi di impugnazione ordinari, e non attraverso espedienti procedurali volti ad aggirare i binari prestabiliti dalla legge.

È possibile utilizzare l’istanza di correzione errore materiale per ottenere un’assoluzione non dichiarata nel dispositivo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una richiesta di assoluzione mira a una modifica essenziale della decisione e non a una semplice correzione formale. Pertanto, un’istanza di questo tipo è inammissibile.

La modifica della data di commissione di un reato nel corso del processo è sempre un errore materiale?
Generalmente sì. La precisazione della data di commissione del reato è considerata una mera correzione di un errore materiale nel capo di imputazione, a meno che non alteri in modo significativo il fatto contestato al punto da pregiudicare il diritto di difesa dell’imputato.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo alla ricostruzione dei fatti in sede di legittimità?
La Corte ha chiarito che non ha operato alcuna modifica del fatto. La sua sentenza si è limitata a fare riferimento agli accertamenti già compiuti dai giudici di merito. Di conseguenza, non c’era alcuna omissione da correggere, poiché la questione avrebbe dovuto essere sollevata nelle fasi precedenti del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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