LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Correzione errore materiale: la data del reato

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’errata indicazione della data di commissione del reato nel capo di imputazione costituisce una correzione errore materiale, e non un errore di giudizio coperto da giudicato, qualora la data corretta sia già stata accertata nella motivazione della stessa sentenza e la modifica non pregiudichi le possibilità di difesa dell’imputato. Il ricorso dell’imputato, che chiedeva di correggere la data dal 2010 al 2011, è stato quindi accolto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Correzione Errore Materiale sulla Data del Reato: Quando è Possibile?

La procedura di correzione errore materiale rappresenta uno strumento essenziale per garantire che i provvedimenti giudiziari siano privi di sviste formali. Ma cosa succede quando l’errore riguarda un elemento apparentemente cruciale come la data di commissione di un reato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 16475/2025) ha fornito importanti chiarimenti, distinguendo tra un errore emendabile e un errore di giudizio coperto dal giudicato.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso di un individuo condannato con una sentenza del Tribunale di Palermo divenuta definitiva. Nel capo di imputazione, il reato risultava commesso in data “10/06/2010”. Tuttavia, all’interno della motivazione della stessa sentenza, il giudice aveva accertato che i fatti si erano in realtà svolti un anno dopo, ovvero il “10/06/2011”.

L’imputato ha quindi presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la correzione errore materiale della data riportata nell’imputazione. Sorprendentemente, il Tribunale ha rigettato la richiesta, sostenendo che l’indicazione della data non fosse un mero errore materiale, ma un’esatta data di commissione del reato, ormai cristallizzata e non modificabile a causa della formazione del giudicato.

Il Ricorso in Cassazione

L’imputato ha impugnato l’ordinanza del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge processuale penale. Secondo la difesa, il giudice dell’esecuzione non aveva considerato un fatto decisivo: era stato lo stesso giudice della condanna, nella motivazione, a stabilire la data corretta del reato. La discrepanza tra l’imputazione e la motivazione rendeva palese la natura di errore materiale della data indicata nell’imputazione, un errore che non era idoneo a inficiare il giudicato.

Le Motivazioni sulla Correzione Errore Materiale della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito che, sebbene la data del commesso reato non possa essere considerata in astratto un elemento accessorio (potendo assumere un ruolo decisivo per la difesa, ad esempio per la presentazione di un alibi), è necessario valutare la sua incidenza concreta nell’economia complessiva del processo.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la modifica della data dal 2010 al 2011 assumeva un rilievo marginale. La ragione principale di questa valutazione risiede nel fatto che la data corretta era già stata accertata e indicata chiaramente nella motivazione della sentenza di condanna. Di conseguenza, questa discrepanza non aveva inciso sulle possibilità di difesa dell’imputato, il cui contraddittorio si era svolto sui fatti come ricostruiti dal giudice.

La Corte ha quindi concluso che la divergenza tra la data riportata nel capo di imputazione e quella accertata nella motivazione costituiva un palese errore materiale, emendabile attraverso l’apposita procedura di correzione prevista dal codice.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la procedura di correzione errore materiale è volta a eliminare le incongruenze formali che non alterano il contenuto decisionale del provvedimento. Un errore sulla data del reato può essere corretto anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza, a condizione che tale modifica non pregiudichi la sostanza della decisione e, soprattutto, non abbia compromesso il diritto di difesa dell’imputato. La decisione sottolinea l’importanza di analizzare caso per caso l’effettiva incidenza di un errore, privilegiando una giustizia sostanziale rispetto a un formalismo eccessivo.

È sempre possibile correggere la data di un reato in una sentenza definitiva?
No, non sempre. La correzione è ammessa se l’errore ha un rilievo marginale e non ha inciso sulle possibilità di difesa dell’imputato. La valutazione viene fatta caso per caso.

Qual è la differenza tra un errore materiale e un errore di giudizio?
L’errore materiale è una svista formale (es. una data trascritta male) che non modifica la volontà del giudice e può essere corretta. L’errore di giudizio riguarda la valutazione dei fatti o l’applicazione della legge e può essere contestato solo con i mezzi di impugnazione ordinari (appello, ricorso per cassazione) prima che la sentenza diventi definitiva.

Perché in questo caso specifico la Corte ha considerato la data errata un errore materiale?
Perché la motivazione della stessa sentenza di condanna aveva già accertato e indicato la data corretta. Questa circostanza ha dimostrato che si trattava di una semplice discrepanza formale che non aveva pregiudicato in alcun modo il diritto di difesa dell’imputato durante il processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati