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Correzione errore materiale: la Cassazione corregge

L’ordinanza in esame riguarda un caso di correzione errore materiale. La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero di rettificare la data di nascita di un imputato, erroneamente trascritta in una precedente sentenza. Verificando i dati dell’Anagrafe Nazionale, la Corte ha disposto la modifica, ripristinando la correttezza formale dell’atto giudiziario.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Correzione errore materiale: quando e come la Cassazione può modificare una sentenza

Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire un istituto fondamentale della procedura penale: la correzione errore materiale. Questo strumento, disciplinato dall’articolo 130 del codice di procedura penale, permette di emendare sviste e imprecisioni che possono insinuarsi negli atti giudiziari, senza però intaccare la sostanza della decisione. Vediamo come funziona attraverso l’analisi di un caso pratico.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da un’istanza presentata dal Pubblico Ministero presso un Tribunale. Il PM ha richiesto alla Corte di Cassazione di correggere un dato anagrafico contenuto in una sentenza definitiva. Nello specifico, la data di nascita di un imputato era stata erroneamente indicata come ’24/06/1963′, mentre quella corretta era ’24/05/1963′. Si trattava, a tutti gli effetti, di un’imprecisione non legata alla valutazione dei fatti o del diritto, ma a una semplice svista nella trascrizione dei dati personali.

La procedura di correzione errore materiale

Il PM ha attivato la procedura prevista dall’art. 130 c.p.p., che consente al giudice che ha emesso il provvedimento di correggerne, anche d’ufficio, gli errori materiali o le omissioni. È un meccanismo che garantisce la coerenza e l’esattezza formale degli atti giudiziari, essenziale per la certezza del diritto e per evitare complicazioni esecutive. La richiesta di correzione, in questo caso, è stata valutata dalla stessa Sezione della Corte di Cassazione che aveva pronunciato la sentenza ‘incriminata’.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero, riconoscendo la presenza di un palese errore materiale. La decisione si fonda su una verifica oggettiva e inconfutabile. I giudici hanno infatti consultato la banca dati dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), la fonte ufficiale per i dati anagrafici dei cittadini. Da tale consultazione è emerso in modo inequivocabile che la data di nascita corretta dell’interessato era il 24 maggio 1963, e non il 24 giugno dello stesso anno, come erroneamente riportato sia nell’iscrizione a ruolo del procedimento sia, di conseguenza, nell’intestazione della sentenza. La Corte ha quindi ritenuto che si trattasse di un ‘mero errore materiale’, risolvibile attraverso la procedura semplificata, senza necessità di riaprire il processo o di mettere in discussione il giudizio di merito.

Le conclusioni

Con la sua ordinanza, la Corte ha disposto la rettifica del ruolo generale del procedimento e dell’intestazione della sentenza, ordinando alla cancelleria di apportare la modifica e di eseguire gli adempimenti necessari. Questo caso evidenzia l’importanza dello strumento della correzione errore materiale come presidio di accuratezza e affidabilità del sistema giudiziario. Anche una sentenza passata in giudicato può essere ‘pulita’ da imprecisioni formali che, sebbene non ne alterino il contenuto decisionale, potrebbero generare incertezze o problemi pratici. La decisione ribadisce che la giustizia non è solo sostanza, ma anche forma, e che la precisione dei dati è un elemento imprescindibile per la sua corretta amministrazione.

Cos’è un errore materiale secondo la legge?
È una svista, un’omissione o un errore di calcolo che non incide sul contenuto logico e decisionale di un provvedimento giudiziario. Nel caso specifico, si trattava di un’errata trascrizione di una data di nascita.

Come si può correggere un errore materiale in una sentenza?
Si può correggere attraverso una specifica procedura, regolata dall’articolo 130 del codice di procedura penale, che può essere avviata su richiesta di una delle parti (come il PM in questo caso) o anche d’ufficio dallo stesso giudice che ha emesso il provvedimento.

Quale prova è stata decisiva per ordinare la correzione?
La prova decisiva è stata la verifica effettuata sulla banca dati dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), che ha confermato senza alcun dubbio la data di nascita corretta dell’imputato, dimostrando l’errore presente in sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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