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Correzione errore materiale e spese: i limiti fissati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26159/2024, ha chiarito che l’omessa pronuncia sulla condanna alle spese legali della parte soccombente non costituisce un errore materiale emendabile con l’apposita procedura. Poiché la decisione sulle spese implica una valutazione discrezionale del giudice (ad esempio sulla loro compensazione), la sua omissione è un vizio sostanziale della sentenza, che deve essere fatto valere tramite impugnazione e non con una semplice istanza di correzione. Di conseguenza, l’ordinanza che aveva corretto la sentenza è stata annullata.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spese Legali Dimenticate? Non Sempre è una Correzione Errore Materiale

Quando un giudice emette una sentenza, a volte può commettere delle sviste. Ma cosa succede se dimentica di pronunciarsi sulla condanna alle spese legali della parte che ha perso la causa? Si tratta di una semplice dimenticanza risolvibile con una rapida procedura o di un errore più profondo? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26159 del 2024, traccia una linea netta, spiegando perché l’omissione sulle spese non rientra nella correzione errore materiale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un procedimento penale in cui la parte civile aveva impugnato una sentenza di assoluzione. Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, respingeva il gravame, dando ragione all’imputato. Tuttavia, nella sentenza, il giudice ometteva di condannare la parte civile soccombente alla rifusione delle spese legali sostenute dall’imputato, nonostante quest’ultimo ne avesse fatto esplicita richiesta.

Per rimediare a questa dimenticanza, l’imputato presentava un’istanza di correzione errore materiale ai sensi dell’art. 130 del codice di procedura penale. Il Tribunale accoglieva l’istanza e integrava la precedente sentenza, condannando la parte civile al pagamento di 1.800,00 Euro oltre accessori. Contro questa ordinanza di correzione, la parte civile proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della parte civile, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. Secondo gli Ermellini, il Tribunale ha sbagliato a utilizzare la procedura di correzione per integrare la sentenza. L’omessa pronuncia sulle spese di giudizio non è un errore materiale, bensì un’omissione di natura concettuale e sostanziale.

Le Motivazioni: La Differenza tra Errore Materiale e Omissione Concettuale

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione fondamentale tra due tipi di errori:

1. Errore Materiale Corregibile: Si tratta di una divergenza palese e casuale tra la volontà del giudice e come questa è stata scritta nel provvedimento. Classici esempi sono un errore di calcolo, un nome scritto male o un refuso. In questi casi, la procedura di correzione errore materiale è lo strumento giusto perché si limita a rettificare la forma, senza modificare la sostanza della decisione.

2. Omissione Concettuale: Si verifica quando il giudice omette di pronunciarsi su un punto che richiedeva una sua valutazione. La condanna alle spese legali, ai sensi dell’art. 541 c.p.p., non è un automatismo. Il giudice, infatti, ha il potere discrezionale di disporre la compensazione totale o parziale delle spese per giustificati motivi. Non si tratta quindi di una statuizione obbligatoria e predeterminata nel suo contenuto.

La Cassazione ha chiarito che, poiché la decisione sulle spese implica una valutazione di merito, la sua omissione non può essere sanata con una semplice correzione. Farlo significherebbe compiere un’operazione concettuale di revisione o di formulazione ex novo della volontà giudiziale, attività preclusa alla procedura di cui all’art. 130 c.p.p.

Le Conclusioni: Quale Rimedio per l’Omessa Pronuncia sulle Spese?

La sentenza stabilisce un principio procedurale di grande importanza pratica. La parte che si vede vittoriosa in un grado di giudizio, ma alla quale non vengono liquidate le spese legali, non può chiedere una semplice correzione della sentenza. Il rimedio corretto è un altro: proporre un’impugnazione specifica (nel caso di specie, un ricorso per cassazione) contro la sentenza, lamentando proprio l’omessa pronuncia su quel punto. Applicare la procedura di correzione errore materiale a un’omissione di carattere valutativo, come ha fatto il Tribunale nel caso esaminato, costituisce un atto illegittimo che, come stabilito dalla Suprema Corte, deve essere annullato.

È possibile utilizzare la procedura di correzione errore materiale se il giudice dimentica di pronunciarsi sulle spese legali?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa pronuncia sulle spese legali non è un errore materiale, bensì un’omissione di natura concettuale e sostanziale, in quanto la decisione richiede una valutazione discrezionale da parte del giudice.

Qual è la differenza tra un errore materiale e un’omissione concettuale secondo la sentenza?
Un errore materiale è una svista formale (es. errore di calcolo o battitura) che non altera la volontà del giudice. Un’omissione concettuale, invece, riguarda la mancata decisione su un punto che richiede una valutazione, come la condanna alle spese, per la quale il giudice potrebbe anche disporre la compensazione.

Cosa avrebbe dovuto fare la parte vittoriosa per ottenere la rifusione delle spese non liquidate in sentenza?
Avrebbe dovuto proporre uno specifico mezzo di impugnazione (in questo caso, ricorso per cassazione) contro la sentenza che aveva omesso la pronuncia sulle spese, e non utilizzare la procedura di correzione dell’errore materiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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