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Conversione ricorso in appello: il caso Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8975/2024, ha chiarito i presupposti per la conversione del ricorso in appello. Nel caso di specie, un Pubblico Ministero aveva impugnato direttamente in Cassazione una sentenza di assoluzione per vizio di motivazione. La Suprema Corte ha stabilito che, non essendo tale motivo consentito per il ricorso immediato, l’impugnazione deve essere convertita in appello e trasmessa alla Corte territoriale competente, applicando il principio del favor impugnationis previsto dall’art. 569 c.p.p.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Conversione del Ricorso in Appello: Un’Analisi della Cassazione

L’istituto della conversione del ricorso in appello rappresenta un meccanismo fondamentale nel diritto processuale penale, volto a salvaguardare il diritto all’impugnazione anche in presenza di errori nella scelta del mezzo. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui confini applicativi dell’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale, offrendo chiarimenti preziosi su quando un ricorso immediato per cassazione possa essere ‘salvato’ e trasformato in un appello. Questo principio, noto come favor impugnationis, garantisce che un errore formale non precluda la possibilità di un secondo grado di giudizio sul merito della vicenda.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Rimini nei confronti di un imputato accusato del reato di rapina aggravata in concorso. Il Tribunale lo aveva prosciolto con la formula “per non avere commesso il fatto”.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso immediato per cassazione, lamentando un vizio specifico: la “mancanza, illogicità e contraddittorietà della motivazione” con riferimento all’esclusione della responsabilità penale dell’imputato. Si tratta di un motivo di ricorso previsto dall’art. 606, comma 1, lettera e), del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, investita della questione, ha deciso di non dichiarare il ricorso inammissibile, ma di disporne la conversione in appello, con conseguente trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Bologna.

La Corte ha basato la sua decisione sull’interpretazione dell’art. 569, comma 3, c.p.p., che disciplina proprio il ricorso immediato per cassazione. Questa norma stabilisce che se vengono proposti motivi diversi da quelli consentiti per il ricorso per saltum, l’impugnazione si converte in appello. Tra i motivi non consentiti per impugnare direttamente in Cassazione una sentenza di primo grado vi è proprio il vizio di motivazione.

Il Principio della Reale Volontà del Ricorrente

La giurisprudenza citata dalla Corte sottolinea l’importanza di indagare la reale intenzione del ricorrente. La conversione non è automatica. Se emerge che la parte ha deliberatamente scelto un mezzo di impugnazione inammissibile, pur essendo consapevole dell’esistenza di quello corretto (l’appello), il ricorso viene dichiarato inammissibile. In altre parole, la conversione è esclusa quando la scelta processuale è frutto di una strategia consapevole volta a eludere le norme, e non di un semplice errore.

Le Motivazioni della Conversione del Ricorso in Appello

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che non vi fossero elementi per affermare una volontà elusiva da parte del Pubblico Ministero. Il ricorrente non ha tentato di mascherare una censura di merito sotto le spoglie di una questione di legittimità. Al contrario, ha espressamente denunciato i vizi di motivazione previsti dalla lettera e) dell’art. 606 c.p.p. Sebbene questo motivo sia precluso per il ricorso immediato contro una sentenza di primo grado, la sua esplicita enunciazione ha permesso alla Corte di applicare il meccanismo correttivo della conversione.

La Corte ha quindi stabilito che, poiché il ricorso era stato proposto per il motivo previsto dalla lettera e) dell’art. 606 c.p.p., esso doveva obbligatoriamente convertirsi in appello, come previsto dall’art. 569, comma 3, c.p.p. Questa operazione permette di rimettere la valutazione nel suo alveo naturale, ovvero il giudizio di merito davanti alla Corte d’Appello, che potrà riesaminare i fatti e la logicità della sentenza di primo grado.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio di garanzia fondamentale nel sistema processuale: l’errore nella scelta del mezzo di impugnazione non deve necessariamente tradursi in una sanzione di inammissibilità, che precluderebbe ogni ulteriore esame della vicenda. La conversione del ricorso in appello agisce come un correttivo che, bilanciando il rigore formale con il diritto di difesa e di impugnazione, assicura che il processo possa proseguire davanti al giudice competente. La decisione offre un importante monito per gli operatori del diritto sull’importanza di individuare correttamente lo strumento processuale adeguato, ma al contempo rassicura sul fatto che un errore, se non dettato da intenti dilatori o elusivi, può essere sanato nell’ottica di una giustizia sostanziale.

Quando un ricorso per cassazione può essere convertito in appello?
Secondo l’ordinanza, un ricorso immediato per cassazione si converte in appello quando viene proposto per motivi non consentiti da tale tipo di impugnazione, come il vizio di motivazione (art. 606, co. 1, lett. e, c.p.p.), ai sensi dell’art. 569, comma 3, c.p.p.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero non è stato dichiarato inammissibile?
Non è stato dichiarato inammissibile perché la Corte ha ritenuto che il ricorrente non avesse agito con la volontà deliberata di utilizzare un mezzo processuale improprio. Avendo denunciato espressamente il vizio di motivazione, ha manifestato l’intenzione di contestare la sentenza, seppur con lo strumento sbagliato, rendendo applicabile il meccanismo correttivo della conversione.

Qual è la conseguenza pratica della conversione del ricorso?
La conseguenza pratica è che il procedimento non si chiude, ma prosegue. Gli atti vengono trasmessi alla Corte d’Appello territorialmente competente, la quale tratterà il caso come se fosse stato presentato un regolare atto di appello, procedendo a un nuovo esame del merito della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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