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Conversione pene pecuniarie: l’opposizione è il rimedio

La Corte di Cassazione ha affrontato un caso relativo alla conversione pene pecuniarie non pagate. Un Pubblico Ministero aveva impugnato la decisione di un Magistrato di Sorveglianza che aveva convertito una multa in libertà controllata. La Corte ha stabilito che il rimedio corretto non era il ricorso per cassazione, bensì l’opposizione davanti allo stesso magistrato, riqualificando l’atto e rinviando la causa per una nuova decisione nel contraddittorio tra le parti.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione Pene Pecuniarie: La Cassazione Chiarisce il Rimedio Corretto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento procedurale in materia di conversione pene pecuniarie. La pronuncia analizza quale sia lo strumento giuridico corretto da utilizzare per contestare le decisioni del Magistrato di Sorveglianza in questo ambito, soprattutto alla luce delle recenti riforme legislative. La scelta del giusto mezzo di impugnazione è cruciale per la tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte nel procedimento.

Il Contesto: La Conversione della Pena Pecuniaria non Pagata

Il caso trae origine da una sentenza di condanna che infliggeva una pena pecuniaria di 1.600 euro. Poiché l’importo non era stato pagato, il Pubblico Ministero aveva richiesto al Magistrato di Sorveglianza di convertire la multa in una pena limitativa della libertà personale. Il reato per cui era stata emessa la condanna era stato commesso dopo l’entrata in vigore della cosiddetta Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), che ha modificato in modo significativo la disciplina delle sanzioni sostitutive.

La Decisione del Magistrato e il Ricorso del PM

Il Magistrato di Sorveglianza accoglieva l’istanza e disponeva la conversione della pena pecuniaria in libertà controllata. Tuttavia, il Pubblico Ministero non era d’accordo con questa decisione. Secondo la Procura, il magistrato avrebbe dovuto applicare il nuovo testo dell’art. 660 del codice di procedura penale, che prevede la conversione in pene più moderne, come la semilibertà sostitutiva, il lavoro di pubblica utilità sostitutivo o la detenzione domiciliare sostitutiva, e non nella vecchia libertà controllata. Per questo motivo, il PM proponeva ricorso per cassazione avverso l’ordinanza.

Conversione Pene Pecuniarie e Impugnazione: La Riqualificazione della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito della scelta tra libertà controllata e nuove pene sostitutive. L’attenzione dei giudici si è concentrata, invece, su un aspetto puramente procedurale: il Pubblico Ministero aveva utilizzato lo strumento di impugnazione corretto?

La risposta è stata negativa. La Corte ha osservato che l’art. 678, comma 1-bis, del codice di procedura penale, stabilisce che per determinate materie, inclusa la conversione pene pecuniarie, il Magistrato di Sorveglianza procede con un’ordinanza adottata “senza formalità”. Contro questo tipo di provvedimento, la legge non prevede il ricorso per cassazione, ma un rimedio specifico: l’opposizione.

Il Principio di Conservazione degli Atti

L’opposizione deve essere proposta davanti allo stesso giudice che ha emesso l’atto contestato, il quale dovrà poi fissare un’udienza nel contraddittorio delle parti per decidere. Nonostante l’errore del Pubblico Ministero, la Corte non ha dichiarato inammissibile il ricorso. Applicando il principio di conservazione delle impugnazioni, ha deciso di riqualificare l’atto: il ricorso per cassazione è stato trattato come se fosse un’opposizione. Di conseguenza, ha trasmesso gli atti al Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, che dovrà ora decidere sull’opposizione del PM.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su una precisa interpretazione delle norme procedurali. Gli articoli 667, comma 4, e 678, comma 1-bis, del codice di procedura penale disegnano un sistema specifico per le decisioni del Magistrato di Sorveglianza emesse de plano, cioè senza udienza. Per garantire il diritto di difesa e il contraddittorio, il legislatore ha previsto un rimedio interno e più snello, l’opposizione, che riporta la discussione davanti al giudice di prima istanza per una valutazione completa. Scegliere il ricorso per cassazione, che è un rimedio eccezionale e limitato a questioni di pura legittimità, costituisce un errore procedurale. La riqualificazione dell’atto, anziché la sua declaratoria di inammissibilità, risponde a un’esigenza di economia processuale e di effettività della tutela, consentendo comunque alla parte di far valere le proprie ragioni nella sede corretta.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la forma è sostanza nel diritto processuale. L’errata scelta dello strumento di impugnazione può compromettere l’esito di una giusta pretesa. In questo caso, grazie al principio di conservazione, l’errore non è stato fatale. La decisione della Cassazione chiarisce che per le ordinanze di conversione della pena pecuniaria emesse senza formalità, la via da percorrere è quella dell’opposizione, non del ricorso diretto in Cassazione. Questo garantisce che il merito della questione sia discusso in un’udienza dedicata, davanti al giudice competente, nel pieno rispetto del contraddittorio.

Qual è lo strumento corretto per impugnare un’ordinanza di conversione di pena pecuniaria emessa ‘senza formalità’?
Lo strumento corretto previsto dalla legge (art. 678, comma 1-bis, c.p.p.) è l’opposizione da proporre davanti allo stesso Magistrato di Sorveglianza che ha emesso l’ordinanza, e non il ricorso per cassazione.

Cosa succede se si propone erroneamente un ricorso per cassazione invece di un’opposizione?
In base al principio di conservazione delle impugnazioni, la Corte di Cassazione può riqualificare il ricorso per cassazione come opposizione e trasmettere gli atti al giudice competente (il Magistrato di Sorveglianza) per la decisione, senza dichiarare l’inammissibilità dell’atto.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito la questione sulla scelta della pena sostitutiva?
La Corte non ha deciso nel merito perché ha rilevato un vizio procedurale preliminare. Avendo stabilito che il rimedio corretto era l’opposizione e non il ricorso, ha rimandato la questione al giudice competente (il Magistrato di Sorveglianza) che dovrà valutare gli argomenti del Pubblico Ministero in un’udienza apposita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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