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Conversione del ricorso: Cassazione chiarisce i limiti

Un imputato, assolto per la particolare tenuità del fatto, presenta ricorso per Cassazione lamentando una motivazione contraddittoria. La Suprema Corte, rilevando che il reato contestato permetteva l’appello e che le censure riguardavano la logica della sentenza, ha disposto la conversione del ricorso in appello, trasmettendo gli atti alla Corte di merito competente. La decisione chiarisce i limiti del cosiddetto ricorso per saltum.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La conversione del ricorso in appello: un’analisi della Cassazione

La procedura penale è un sistema complesso, dove la scelta del corretto mezzo di impugnazione è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un istituto fondamentale: la conversione del ricorso da cassazione in appello. Questa decisione sottolinea i rigidi limiti del cosiddetto ‘ricorso per saltum’ e l’importanza di indirizzare le proprie doglianze al giudice competente, specialmente quando si contesta la logica della motivazione di una sentenza.

Il caso: un’assoluzione per ‘tenuità del fatto’ contestata

Il Tribunale di primo grado aveva assolto due imputati da un reato ambientale. La formula assolutoria, però, era quella della ‘speciale tenuità del fatto’. Questa formula, pur escludendo la punibilità, presuppone che il fatto-reato sia stato commesso. Uno degli imputati non ha accettato questa conclusione, sostenendo che la sentenza fosse intrinsecamente contraddittoria. A suo avviso, il giudice in premessa aveva affermato che l’accusa era ‘manifestamente priva di sostegno probatorio’, per poi concludere con un’assoluzione per tenuità del fatto.

Per far valere questa presunta illogicità, l’imputato ha deciso di ‘saltare’ il grado di appello, proponendo un ricorso immediato direttamente alla Corte di Cassazione (il cosiddetto ricorso per saltum).

Limiti del Ricorso per Saltum e la conversione del ricorso

Il ricorso per saltum, disciplinato dall’articolo 569 del codice di procedura penale, è uno strumento eccezionale. Consente di impugnare direttamente in Cassazione le sentenze di primo grado, ma solo per violazioni di legge. Non è possibile, tramite questo strumento, sollevare questioni relative alla logica o alla coerenza della motivazione della sentenza.

Nel caso specifico, il reato contestato era punito con una ‘pena congiunta’ (detenzione più multa), il che rendeva la sentenza appellabile. L’imputato, lamentando una ‘contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione’, ha sollevato censure che, per loro natura, non rientrano nei limiti rigorosi del ricorso per saltum. Di fronte a questa situazione, la legge prevede un correttivo per evitare che un errore nella scelta dell’impugnazione pregiudichi il diritto di difesa: la conversione del ricorso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha applicato il principio sancito dall’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale. Ha osservato che, sebbene l’impugnazione fosse stata presentata come ricorso per Cassazione, le doglianze sollevate (vizi di motivazione) erano tipiche del giudizio di appello. L’appello, infatti, è la sede naturale per una rivalutazione complessiva del fatto e della logicità della decisione del primo giudice.

Pertanto, anziché dichiarare il ricorso inammissibile, i giudici di legittimità hanno agito in conformità alla legge, riqualificando l’impugnazione. Hanno disposto la conversione del ricorso in appello e ordinato la trasmissione di tutti gli atti alla Corte di Appello territorialmente competente. Sarà quest’ultima a dover esaminare nel merito le censure dell’imputato sulla presunta contraddittorietà della sentenza di primo grado.

Conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale fondamentale: la distinzione netta tra il giudizio di legittimità (Cassazione) e quello di merito (Appello). Il ricorso per saltum è una via percorribile solo per questioni di pura violazione di legge. Quando, invece, si intende contestare l’apparato motivazionale di una sentenza, la strada maestra è l’appello. La decisione evidenzia anche l’importante funzione di salvaguardia dell’istituto della conversione, che garantisce che la sostanza delle doglianze prevalga sulla forma, assicurando che ogni questione venga esaminata dal giudice deputato a farlo.

Quando un ricorso per Cassazione può essere convertito in un appello?
Quando un ricorso immediato per Cassazione (per saltum) viene proposto per motivi non consentiti da tale rito, come la critica alla logicità della motivazione, e la sentenza impugnata era originariamente appellabile. In questi casi, la Corte di Cassazione converte il ricorso e trasmette gli atti alla Corte d’Appello competente.

Che cos’è il ‘ricorso per saltum’ e quali sono i suoi limiti?
È un ricorso che permette di impugnare una sentenza di primo grado direttamente in Cassazione, ‘saltando’ la Corte d’Appello. Tuttavia, secondo l’art. 569 c.p.p., può essere utilizzato solo per contestare violazioni di legge e non per vizi della motivazione, come la contraddittorietà o la manifesta illogicità.

Perché la contestazione sulla motivazione della sentenza è stata decisiva per la conversione del ricorso?
Poiché la critica dell’imputato non riguardava una pura violazione di norme giuridiche, ma la coerenza interna e la logica del ragionamento del giudice di primo grado. Questo tipo di censura (vizio di motivazione, art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.) esula dai poteri della Cassazione in sede di ricorso per saltum e rientra pienamente nella competenza della Corte d’Appello, che può riesaminare il merito della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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