La conversione del ricorso in appello: un’analisi della Cassazione
La procedura penale è un sistema complesso, dove la scelta del corretto mezzo di impugnazione è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un istituto fondamentale: la conversione del ricorso da cassazione in appello. Questa decisione sottolinea i rigidi limiti del cosiddetto ‘ricorso per saltum’ e l’importanza di indirizzare le proprie doglianze al giudice competente, specialmente quando si contesta la logica della motivazione di una sentenza.
Il caso: un’assoluzione per ‘tenuità del fatto’ contestata
Il Tribunale di primo grado aveva assolto due imputati da un reato ambientale. La formula assolutoria, però, era quella della ‘speciale tenuità del fatto’. Questa formula, pur escludendo la punibilità, presuppone che il fatto-reato sia stato commesso. Uno degli imputati non ha accettato questa conclusione, sostenendo che la sentenza fosse intrinsecamente contraddittoria. A suo avviso, il giudice in premessa aveva affermato che l’accusa era ‘manifestamente priva di sostegno probatorio’, per poi concludere con un’assoluzione per tenuità del fatto.
Per far valere questa presunta illogicità, l’imputato ha deciso di ‘saltare’ il grado di appello, proponendo un ricorso immediato direttamente alla Corte di Cassazione (il cosiddetto ricorso per saltum).
Limiti del Ricorso per Saltum e la conversione del ricorso
Il ricorso per saltum, disciplinato dall’articolo 569 del codice di procedura penale, è uno strumento eccezionale. Consente di impugnare direttamente in Cassazione le sentenze di primo grado, ma solo per violazioni di legge. Non è possibile, tramite questo strumento, sollevare questioni relative alla logica o alla coerenza della motivazione della sentenza.
Nel caso specifico, il reato contestato era punito con una ‘pena congiunta’ (detenzione più multa), il che rendeva la sentenza appellabile. L’imputato, lamentando una ‘contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione’, ha sollevato censure che, per loro natura, non rientrano nei limiti rigorosi del ricorso per saltum. Di fronte a questa situazione, la legge prevede un correttivo per evitare che un errore nella scelta dell’impugnazione pregiudichi il diritto di difesa: la conversione del ricorso.
Le motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha applicato il principio sancito dall’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale. Ha osservato che, sebbene l’impugnazione fosse stata presentata come ricorso per Cassazione, le doglianze sollevate (vizi di motivazione) erano tipiche del giudizio di appello. L’appello, infatti, è la sede naturale per una rivalutazione complessiva del fatto e della logicità della decisione del primo giudice.
Pertanto, anziché dichiarare il ricorso inammissibile, i giudici di legittimità hanno agito in conformità alla legge, riqualificando l’impugnazione. Hanno disposto la conversione del ricorso in appello e ordinato la trasmissione di tutti gli atti alla Corte di Appello territorialmente competente. Sarà quest’ultima a dover esaminare nel merito le censure dell’imputato sulla presunta contraddittorietà della sentenza di primo grado.
Conclusioni: implicazioni pratiche della decisione
Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale fondamentale: la distinzione netta tra il giudizio di legittimità (Cassazione) e quello di merito (Appello). Il ricorso per saltum è una via percorribile solo per questioni di pura violazione di legge. Quando, invece, si intende contestare l’apparato motivazionale di una sentenza, la strada maestra è l’appello. La decisione evidenzia anche l’importante funzione di salvaguardia dell’istituto della conversione, che garantisce che la sostanza delle doglianze prevalga sulla forma, assicurando che ogni questione venga esaminata dal giudice deputato a farlo.
Quando un ricorso per Cassazione può essere convertito in un appello?
Quando un ricorso immediato per Cassazione (per saltum) viene proposto per motivi non consentiti da tale rito, come la critica alla logicità della motivazione, e la sentenza impugnata era originariamente appellabile. In questi casi, la Corte di Cassazione converte il ricorso e trasmette gli atti alla Corte d’Appello competente.
Che cos’è il ‘ricorso per saltum’ e quali sono i suoi limiti?
È un ricorso che permette di impugnare una sentenza di primo grado direttamente in Cassazione, ‘saltando’ la Corte d’Appello. Tuttavia, secondo l’art. 569 c.p.p., può essere utilizzato solo per contestare violazioni di legge e non per vizi della motivazione, come la contraddittorietà o la manifesta illogicità.
Perché la contestazione sulla motivazione della sentenza è stata decisiva per la conversione del ricorso?
Poiché la critica dell’imputato non riguardava una pura violazione di norme giuridiche, ma la coerenza interna e la logica del ragionamento del giudice di primo grado. Questo tipo di censura (vizio di motivazione, art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.) esula dai poteri della Cassazione in sede di ricorso per saltum e rientra pienamente nella competenza della Corte d’Appello, che può riesaminare il merito della vicenda.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 32596 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 3 Num. 32596 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 11/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da
COGNOME NOME, nato a Cosenza il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del Tribunale di Cosenza del 29/10/2024; visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso; sentita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del AVV_NOTAIO Procuratore generale NOME COGNOME, che ha chiesto la conversione del ricorso in appello, con trasmissione degli atti alla Corte di appello;
lette le conclusioni del difensore del ricorrente, AVV_NOTAIO, che ha chiesto l’accoglimento del ricorso o la conversione in appello, anche con memoria
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza del 29/10/2024, il Tribunale di Cosenza assolveva NOME COGNOME e NOME COGNOME dal reato di cui all’art. 256, commi 1, 2 e 5, d. Igs. 3 aprile 2006, n. 152, per speciale tenuità del fatto; assolveva NOME COGNOME dallo stesso reato, per non aver commesso il fatto; assolveva NOME COGNOME dal reato a lui solo contestato, perché il fatto non sussiste.
Propone ricorso per cassazione per saltum il COGNOME, sul presupposto che la sentenza – pur affermando in premessa che gli imputati “vanno assolti, per essere l’imputazione manifestamente priva di sostegno probatorio” riconoscerebbe poi soltanto la causa di esclusione della punibilità della particolare tenuità del fatto, con evidente ed insanabile vizio di motivazione.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso deve essere convertito in appello, ai sensi dell’art. 569, comma 3, cod. proc. pen.
Come correttamente affermato dal Procuratore generale nella propria requisitoria, il reato contestato al COGNOME – nella parte relativa ai rifiuti peri – è punito con pena congiunta, così che la relativa sentenza è suscettibile di impugnazione in appello, e che l’eventuale ricorso immediato per cassazione è soggetto ai rigorosi limiti di cui al citato art. 569, comma 3, cod. proc. pen. Ne consegue che, qualora le censure sollevate coinvolgano invece l’art. 606, comma 1, lett. d) ed e) cod. proc. pen. (come nel caso di specie, per espressa indicazione nella rubrica e nel contenuto dell’unica censura, in punto di contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione della sentenza), il ricorso medesimo deve essere convertito in appello, con trasmissione degli atti alla Corte di merito competente.
P.Q.M.
Qualificata l’impugnazione come appello, dispone la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Catanzaro.
Così deciso in Roma, 1’11 settembre 2025
Deposita in Cancelleria