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Conversione appello: quando il ricorso si trasforma

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso per cassazione deve essere convertito in appello se tra i motivi figura il vizio di motivazione della sentenza. Il caso riguardava una condanna per guida senza patente con recidiva, contestata dall’imputato proprio per un difetto di motivazione sulla valutazione di un precedente penale di diversa natura. La Corte, applicando un principio consolidato, ha disposto la conversione dell’appello e la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello territorialmente competente.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione appello: quando un vizio di motivazione cambia le regole del gioco

Il percorso di un’impugnazione nel sistema giudiziario italiano è scandito da regole precise, la cui violazione può avere conseguenze significative, come la conversione dell’appello. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la scelta dei motivi di ricorso possa determinare la competenza a decidere. Il caso in esame dimostra che, se si contesta un vizio di motivazione, la strada per la Cassazione non può ‘saltare’ il secondo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una condanna emessa dal Giudice per l’Udienza Preliminare (GUP) di Palermo. Un giovane conducente, fermato alla guida di un motoveicolo, veniva trovato sprovvisto di patente di guida perché mai conseguita. Sulla base del suo certificato penale, il giudice lo riteneva recidivo nel biennio, applicando la pena prevista dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada: un’ammenda di 1.200 euro.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso direttamente in Cassazione, il cosiddetto ricorso per saltum.

I Motivi del Ricorso e il ruolo della conversione dell’appello

L’imputato basava il suo ricorso su due argomenti principali:

1. Errata applicazione della legge: Si sosteneva che la recidiva fosse stata applicata erroneamente. Il precedente penale a carico dell’imputato, infatti, riguardava un reato completamente diverso (in materia di stupefacenti, ex art. 73 d.P.R. 309/1990) e non una violazione affine al Codice della Strada. Pertanto, mancava il presupposto per l’aggravante.
2. Vizio di motivazione: La difesa lamentava che la sentenza del GUP fosse viziata per non aver adeguatamente motivato la sua decisione, soprattutto in relazione alla rilevanza del precedente penale. Si contestava, inoltre, l’omessa risposta a specifiche argomentazioni difensive sollevate durante il processo.

Proprio questo secondo motivo, il vizio di motivazione, si è rivelato decisivo per le sorti del ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte non è entrata nel merito della questione sulla recidiva. Ha invece rilevato un aspetto puramente procedurale. Secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, un ricorso per cassazione che contenga, tra i suoi motivi, anche la censura per vizio di motivazione (prevista dall’art. 606, comma 1, lett. e, del codice di procedura penale) non può essere proposto per saltum.

Di conseguenza, la Corte ha disposto la conversione dell’appello: il ricorso per cassazione è stato riqualificato come un atto di appello e l’intero fascicolo è stato trasmesso alla Corte d’Appello di Palermo, l’organo giurisdizionale competente a giudicare nel merito anche i vizi di motivazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sull’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che se un ricorso per saltum viene proposto al di fuori dei casi consentiti, deve essere convertito in appello. La giurisprudenza ha costantemente affermato che la contestazione di un vizio di motivazione rientra tra i casi che precludono il ricorso diretto in Cassazione. Il vizio di motivazione, infatti, implica una valutazione che attiene al merito della ricostruzione logica del giudice di primo grado, un esame che spetta alla Corte d’Appello e non alla Corte di Cassazione, la quale è giudice di legittimità (cioè della corretta applicazione della legge).

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. La scelta dei motivi di ricorso è strategica e determina l’iter processuale. Introdurre una censura relativa al vizio di motivazione in un ricorso che si vorrebbe diretto alla Cassazione ne causa inevitabilmente la ‘declassazione’ ad appello. Per gli avvocati, ciò significa ponderare attentamente se concentrarsi esclusivamente su violazioni di legge (per tentare la via del ricorso per saltum) o se includere critiche alla motivazione, accettando il passaggio obbligato per la Corte d’Appello. Per l’imputato, questo si traduce in un allungamento dei tempi processuali, ma anche nella possibilità di ottenere una revisione più ampia e approfondita della decisione di primo grado.

È possibile presentare un ricorso per cassazione “per saltum” se si lamenta anche un vizio di motivazione della sentenza?
No, secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione citato nell’ordinanza, un ricorso che contenga tra i motivi la censura per vizio di motivazione non può essere proposto “per saltum”, ovvero saltando il grado di appello.

Cosa succede a un ricorso per cassazione che contiene un motivo relativo al vizio di motivazione quando non dovrebbe?
Il ricorso viene qualificato come appello e gli atti vengono trasmessi alla Corte d’appello competente per il giudizio, come previsto dall’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale.

Qual era uno dei motivi principali per cui l’imputato aveva impugnato la sentenza di primo grado?
L’imputato contestava sia l’erronea applicazione della circostanza aggravante della recidiva nel biennio, sostenendo che il precedente penale fosse di natura diversa, sia il vizio di motivazione della sentenza su questo specifico punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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