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Conversione appello cautelare: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3475/2024, ha affrontato il caso di due soggetti in custodia cautelare per usura ed estorsione aggravate. Anziché giudicare nel merito il loro ricorso, ha disposto la conversione dell’appello cautelare. La Corte ha stabilito che il mezzo di impugnazione corretto non era il ricorso per cassazione, bensì l’appello dinanzi al Tribunale del riesame, come previsto dall’art. 310 c.p.p. Pertanto, ha riqualificato l’atto e trasmesso gli atti all’autorità competente, applicando il principio di conversione del mezzo di impugnazione errato sancito dall’art. 568, comma 5, c.p.p.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione Appello Cautelare: Quando il Ricorso Errato Viene ‘Salvato’ dalla Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione su un meccanismo cruciale della procedura penale: la conversione appello cautelare. La Corte di Cassazione, anziché dichiarare inammissibile un ricorso presentato con una forma errata, ha scelto di riqualificarlo, garantendo così il diritto di difesa. Questo caso dimostra come il sistema giuridico, pur basandosi su regole formali precise, preveda strumenti per far prevalere la sostanza sulla forma, a condizione che la volontà di impugnare sia chiara.

I Fatti del Caso

Due soggetti, destinatari di una misura di custodia cautelare in carcere per gravi reati di usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso, presentavano un’istanza al Tribunale di Catanzaro per ottenere la revoca o la sostituzione della misura. A seguito del rigetto di tale istanza, i loro difensori proponevano direttamente ricorso per cassazione.

Nel ricorso, la difesa lamentava una motivazione carente e sintetica da parte del Tribunale, in particolare riguardo alla presunta persistenza di legami con associazioni criminali e al tempo trascorso dai fatti contestati. La questione posta alla Suprema Corte non riguardava, quindi, solo la libertà personale, ma anche la qualità della motivazione del provvedimento restrittivo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio di Conversione dell’Appello Cautelare

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle doglianze difensive. L’attenzione dei giudici si è concentrata su un aspetto preliminare e puramente procedurale: la correttezza del mezzo di impugnazione utilizzato. I giudici hanno rilevato che, per contestare un’ordinanza che rigetta una richiesta di revoca o sostituzione di una misura cautelare, il codice di procedura penale (art. 310 c.p.p.) prevede uno specifico rimedio: l’appello da presentare al tribunale del riesame, e non il ricorso diretto in Cassazione.

In virtù del principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, il ricorso sarebbe stato, in teoria, inammissibile. Tuttavia, la Corte ha applicato l’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale, che disciplina appunto la conversione appello cautelare. Questo istituto consente al giudice di riqualificare l’impugnazione proposta erroneamente in quella corretta, a patto che l’atto possieda i requisiti di forma e di sostanza del mezzo corretto e sia stato presentato tempestivamente.

Le Motivazioni della Conversione

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla chiara volontà degli imputati di contestare il provvedimento negativo sulla loro libertà. Sebbene avessero scelto uno strumento processuale sbagliato, la loro intenzione di impugnare era inequivocabile. La Corte ha ritenuto che l’errore sul tipo di rimedio non dovesse precludere il loro diritto a una revisione della decisione.

Di conseguenza, la Cassazione ha qualificato i ricorsi come appelli cautelari e ha ordinato la trasmissione di tutti gli atti al Tribunale di Catanzaro, sezione per il riesame. Sarà quindi quest’ultimo organo a dover valutare nel merito le censure sollevate dalla difesa, decidendo se la custodia in carcere sia ancora una misura proporzionata e necessaria.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di civiltà giuridica: un errore formale non deve necessariamente tradursi in una negazione della giustizia sostanziale. La conversione del ricorso è uno strumento che bilancia il rigore delle forme processuali con il diritto fondamentale alla difesa e all’impugnazione. La decisione sottolinea l’importanza per i difensori di scegliere con precisione il rimedio legale corretto, ma al tempo stesso rassicura che il sistema prevede dei correttivi per evitare che un errore procedurale possa avere conseguenze irrimediabili sulla libertà personale di un individuo.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito del ricorso?
La Corte non ha deciso nel merito perché ha riscontrato un errore procedurale: i ricorrenti avevano utilizzato il ricorso per cassazione invece dell’appello cautelare, che è il mezzo di impugnazione corretto previsto dall’art. 310 c.p.p. per contestare l’ordinanza in questione.

Cosa significa che il ricorso è stato ‘qualificato quale appello’?
Significa che la Corte ha applicato il principio di conversione del mezzo di impugnazione (art. 568, comma 5, c.p.p.). Anziché dichiarare il ricorso inammissibile per l’errore formale, lo ha ‘trasformato’ nell’atto giuridicamente corretto, ovvero l’appello, salvaguardando il diritto degli imputati a far esaminare la loro istanza dal giudice competente.

Quale sarà il prossimo passo del procedimento?
Gli atti del procedimento saranno trasmessi al Tribunale di Catanzaro, nella sua specifica sezione per il riesame delle misure cautelari. Questo tribunale sarà l’organo competente a valutare nel merito le ragioni degli imputati e a decidere se revocare, sostituire o confermare la misura della custodia in carcere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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