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Contraddittorio cartolare: termini non perentori

La Corte di Cassazione ha stabilito che nel contesto del cosiddetto contraddittorio cartolare, il mancato rispetto del termine di dieci giorni per il deposito delle conclusioni del Pubblico Ministero non è causa di nullità automatica. Se la difesa ha comunque avuto un lasso di tempo sufficiente per presentare le proprie memorie e non dimostra un pregiudizio concreto ed effettivo al suo diritto, il vizio procedurale non sussiste. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contraddittorio Cartolare: Quando la Violazione di un Termine Non Invalida il Processo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1472/2024, torna a pronunciarsi su una questione fondamentale della procedura penale emergenziale: il contraddittorio cartolare. Questa pronuncia chiarisce la natura dei termini processuali e le conseguenze della loro violazione, sottolineando come la forma non debba prevalere sulla sostanza del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per i reati di rapina e lesioni personali. A seguito di un primo annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione, la Corte di Appello era chiamata a rideterminare la pena. Il giudizio di rinvio si è svolto secondo le regole del contraddittorio cartolare, introdotte per far fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando una violazione delle regole procedurali. In particolare, le conclusioni scritte del Procuratore Generale erano state comunicate alla difesa solo sette giorni prima dell’udienza, anziché nel rispetto del termine di dieci giorni previsto dall’art. 23-bis del d.lgs. 137/2020. Secondo il ricorrente, questa tardiva comunicazione avrebbe irrimediabilmente compromesso il suo diritto di difesa, impedendogli di controdedurre efficacemente entro il termine di cinque giorni prima dell’udienza.

La Questione Giuridica: Il Rispetto dei Termini nel Contraddittorio Cartolare

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte riguarda la natura del termine concesso al Pubblico Ministero per depositare le sue conclusioni scritte. La difesa sosteneva che il mancato rispetto di tale termine comportasse una nullità assoluta del procedimento per violazione del diritto di difesa, come previsto dall’art. 178, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale.

L’interrogativo è quindi duplice: il termine in questione è da considerarsi perentorio, cioè a pena di decadenza? E, in caso contrario, la sua semplice violazione è sufficiente a integrare una lesione del diritto di difesa tale da invalidare il giudizio?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, fornendo una chiara interpretazione della normativa e richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Il Carattere non Perentorio del Termine

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che il termine di dieci giorni prima dell’udienza, previsto per il deposito della requisitoria del Pubblico Ministero, non ha carattere perentorio. La sua inosservanza non determina, di per sé, alcuna decadenza o nullità automatica. Si tratta di un termine ordinatorio, volto a regolare il corretto svolgimento del procedimento.

La Necessità di un Pregiudizio Effettivo per il diritto di difesa

La Corte ha poi specificato che la violazione di tale termine può portare a una nullità (a regime intermedio) solo a una condizione precisa: che abbia causato un’effettiva e concreta lesione del diritto di difesa. Non è sufficiente lamentare la mera irregolarità formale, ma è onere della parte che se ne duole dimostrare il pregiudizio subito.

Nel caso di specie, la difesa aveva ricevuto le conclusioni del PM sette giorni prima dell’udienza. Poiché il termine per depositare le proprie memorie scadeva il quinto giorno antecedente l’udienza, la difesa disponeva ancora di due giorni utili per replicare. La Corte ha osservato che il difensore non solo non ha formulato conclusioni scritte, ma non ha neppure sollevato specifiche contestazioni, né ha richiesto una proroga dei termini adducendo la particolare complessità del caso.

In assenza di un’azione concreta della difesa volta a esercitare il proprio diritto o a segnalare l’impossibilità di farlo, e avendo avuto comunque a disposizione un lasso di tempo per replicare, la Cassazione ha escluso che si fosse verificata una reale compromissione del contraddittorio.

Conclusioni

La sentenza n. 1472/2024 conferma un principio di fondamentale importanza: le nullità processuali non possono derivare da una mera violazione formale delle norme, ma devono essere ancorate a un pregiudizio effettivo e dimostrabile per i diritti delle parti. Nel bilanciamento tra il rigore delle forme e la sostanza del diritto, la giurisprudenza richiede alla difesa un ruolo attivo: non basta subire passivamente un’irregolarità, ma occorre dimostrare come questa abbia concretamente impedito l’esercizio delle proprie facoltà. Questa decisione, pur riferendosi a una normativa emergenziale, offre una lezione valida per l’intero sistema processuale, ribadendo che il fine del processo è la giustizia sostanziale e non la pedissequa osservanza di formalismi fini a se stessi.

Cosa succede se il Pubblico Ministero deposita le sue conclusioni in ritardo nel contraddittorio cartolare?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine per il deposito non è perentorio. La sua violazione non causa automaticamente una nullità, ma viene valutata in base al pregiudizio concreto causato alla difesa.

La tardiva comunicazione delle conclusioni del PM è sempre motivo di annullamento della sentenza?
No. La nullità si verifica solo se la parte dimostra che il ritardo ha causato un’effettiva lesione del diritto di difesa, ad esempio impedendole materialmente di presentare le proprie controdeduzioni scritte.

Cosa avrebbe dovuto fare la difesa per far valere la presunta violazione?
La difesa avrebbe dovuto dimostrare un pregiudizio concreto. Ad esempio, avrebbe potuto depositare le proprie conclusioni evidenziando il poco tempo a disposizione, o chiedere una proroga del termine per la replica, allegando la particolare complessità delle questioni sollevate dal Procuratore Generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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