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Contestazione suppletiva: il potere insindacabile del PM

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica. Il tribunale di merito aveva erroneamente negato al Pubblico Ministero la possibilità di effettuare una contestazione suppletiva di una circostanza aggravante, che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, superando la mancanza di querela. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice non può sindacare preventivamente la richiesta di contestazione suppletiva del PM, trattandosi di un potere-dovere esclusivo dell’accusa esercitabile fino alla chiusura del dibattimento.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: La Cassazione Ribadisce il Potere Insindacabile del PM

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento processuale penale: il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione in dibattimento tramite una contestazione suppletiva non può essere limitato o sindacato dal giudice. Questa decisione chiarisce i confini tra i ruoli dell’accusa e del giudicante, specialmente alla luce delle recenti riforme sulla procedibilità dei reati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’imputazione per furto di energia elettrica. A seguito della Riforma Cartabia, questo reato è diventato procedibile a querela di parte. Nel corso del processo, il Tribunale ha rilevato che era decorso il termine di 90 giorni per la presentazione della querela e si apprestava a dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale.

In udienza, tuttavia, il Pubblico Ministero ha chiesto di effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo la circostanza aggravante prevista dall’art. 625 n. 7 cod. pen., ovvero l’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio. Tale aggravante avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, superando così l’ostacolo della mancanza di querela. Sorprendentemente, il Tribunale ha rigettato la richiesta, ritenendola tardiva, e ha pronunciato sentenza di non doversi procedere.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale ha sostanzialmente impedito al PM di esercitare un suo potere, creando una preclusione non prevista dalla legge. Secondo il giudice di primo grado, la tardività della richiesta di modifica dell’imputazione ne determinava l’illegittimità.

Il Procuratore della Repubblica ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge. La tesi dell’accusa era chiara: il potere di effettuare contestazioni suppletive ai sensi dell’art. 517 cod. proc. pen. può essere esercitato fino alla chiusura dell’istruttoria dibattimentale e il giudice non ha alcuna facoltà di valutarne preventivamente l’ammissibilità o la tempestività.

Le Motivazioni della Cassazione sul potere di contestazione suppletiva

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, annullando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito con forza che, in tema di nuove contestazioni in dibattimento, il giudice non può esercitare alcun sindacato preventivo sull’ammissibilità della modifica proposta dal PM.

Il potere di modificare l’imputazione, sia per un fatto diverso, sia per un reato concorrente o, come nel caso di specie, per una circostanza aggravante, è un potere-dovere esclusivo del Pubblico Ministero, inerente all’esercizio dell’azione penale garantito dall’art. 112 della Costituzione. Il giudice ha il solo compito di provvedere sul capo d’imputazione così come modificato, decidendo alla fine se sussista o meno la responsabilità penale dell’imputato.

La Corte ha specificato che negare al PM il compimento di questo atto, ritenendolo tardivo, è una decisione illegittima che si arroga un potere non riconosciuto da alcuna norma. La contestazione di una circostanza aggravante non richiede né il consenso dell’imputato né l’autorizzazione del giudice.

Il sistema processuale prevede già le tutele per la difesa: l’art. 519 cod. proc. pen. garantisce all’imputato il diritto di chiedere un termine a difesa per contrastare la nuova accusa. Il Tribunale, invece, ha anticipato illegittimamente la decisione finale, violando il principio del contraddittorio e limitando l’iniziativa dell’accusa.

Le Conclusioni

La sentenza in commento è di fondamentale importanza perché ripristina il corretto equilibrio tra i poteri delle parti nel processo penale. La Corte ha stabilito che la scelta del Tribunale di dichiarare l’improcedibilità sulla base dell’imputazione originaria, ignorando la richiesta di contestazione suppletiva del PM, costituisce una nullità di ordine generale.

In conclusione, viene affermato il seguente principio: il potere del PM di precisare l’accusa nel corso del dibattimento è una componente fisiologica del sistema accusatorio. Un giudice non può bloccare questo potere sulla base di una presunta tardività, ma deve consentire la modifica e garantire all’imputato tutti gli strumenti di difesa previsti dalla legge. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio al Tribunale, in diversa composizione, per un nuovo giudizio che tenga conto della corretta formulazione dell’accusa.

Può un giudice impedire al Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva durante il dibattimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non può esercitare alcun sindacato preventivo sull’ammissibilità della contestazione del fatto diverso, del reato concorrente o della circostanza aggravante proposta dal Pubblico Ministero. Si tratta di un potere-dovere esclusivo dell’accusa.

La contestazione di una circostanza aggravante è considerata tardiva se i termini per la querela del reato base sono scaduti?
No. La sentenza chiarisce che il potere di effettuare la contestazione suppletiva può essere esercitato fino alla chiusura dell’istruttoria dibattimentale. La scadenza dei termini per la querela relativa all’imputazione originaria non costituisce un presupposto per dichiarare tardiva o illegittima la modifica dell’accusa.

Quali sono le conseguenze se un giudice nega illegittimamente al PM la possibilità di modificare l’imputazione?
La decisione del giudice che impedisce la contestazione suppletiva e decide sulla base dell’imputazione originaria incorre in una nullità di ordine generale per violazione delle norme che regolano l’esercizio dell’azione penale. La sentenza emessa è pertanto illegittima e deve essere annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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