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Consegna e straniero residente: il reinvio in Italia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36351/2019, ha stabilito un principio fondamentale in materia di Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.). Il caso riguardava la richiesta di consegna da parte della Spagna di un cittadino senegalese, da lungo tempo residente in Italia, per un reato di traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha confermato la legittimità della consegna, ma ha annullato la sentenza d’appello nella parte in cui ometteva di condizionare la consegna al reinvio della persona in Italia per l’espiazione dell’eventuale pena. È stato chiarito che la nozione di ‘straniero residente’ non si basa sulla mera residenza anagrafica, ma su un effettivo e dimostrabile ‘radicamento’ sociale, familiare ed economico nel territorio nazionale. La Corte ha quindi disposto d’ufficio tale condizione, affermando il proprio potere di correggere la decisione senza necessità di un nuovo giudizio d’appello.

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Pubblicato il 7 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Straniero residente e M.A.E.: il diritto al reinvio in Italia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36351 del 20 agosto 2019, ha affrontato una questione di cruciale importanza nell’ambito della cooperazione giudiziaria europea: la definizione e le tutele per lo straniero residente in Italia oggetto di un Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.). La pronuncia chiarisce che il concetto di residenza va oltre la mera formalità anagrafica, ancorandosi a un effettivo ‘radicamento’ sociale ed economico, e stabilisce che, in presenza di tale condizione, la consegna deve essere subordinata al reinvio in Italia per scontare l’eventuale pena.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’autorità giudiziaria spagnola nei confronti di un cittadino senegalese per il reato di traffico di sostanze stupefacenti. La Corte di appello di Bologna aveva accolto la richiesta, disponendo la consegna dell’uomo alla Spagna.

Contro tale decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi, tra cui la carenza di gravi indizi di colpevolezza e, soprattutto, l’omessa applicazione della condizione prevista dall’art. 19 della legge n. 69/2005. Secondo il difensore, essendo il suo assistito stabilmente residente in Italia da oltre tredici anni, la Corte territoriale avrebbe dovuto subordinare la consegna alla condizione che, all’esito del processo in Spagna, egli fosse rinviato in Italia per scontare la pena.

I Motivi del Ricorso e la nozione di straniero residente

Il ricorrente ha basato la sua difesa su quattro motivi principali:
1. Carenza di motivazione sugli elementi a fondamento del reato.
2. Mancanza di gravi indizi di colpevolezza, sostenendo che la droga fosse per uso personale.
3. Assenza del requisito della doppia incriminazione, ritenendo che i fatti non configurassero reato secondo la legge italiana.
4. Violazione dell’obbligo di condizionare la consegna al reinvio in Italia, dato il suo status di straniero residente e radicato nel territorio.

La Suprema Corte ha rapidamente rigettato i primi tre motivi, ribadendo che il giudice italiano, in sede di M.A.E., non deve riesaminare il merito delle prove, ma solo verificare che il mandato si fondi su un compendio indiziario ritenuto serio dall’autorità emittente. Ha inoltre confermato che i fatti, come descritti, integravano un reato previsto e punito anche dall’ordinamento italiano.

Il cuore della decisione si è concentrato sul quarto motivo, ritenuto fondato.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha offerto una dettagliata analisi del concetto di ‘residente’ ai sensi della normativa sul M.A.E. (L. 69/2005). La motivazione della sentenza sottolinea che tale nozione non può essere ridotta al mero dato formale della residenza anagrafica. Al contrario, essa implica un accertamento sostanziale del ‘radicamento’ della persona nel territorio dello Stato.

Questo radicamento si valuta sulla base di una serie di elementi oggettivi che dimostrano un legame effettivo e non estemporaneo con l’Italia. Nel caso di specie, la Corte ha valorizzato elementi già presenti nel fascicolo e allegati dalla difesa, quali:

* La lunga permanenza sul territorio nazionale (tredici anni).
* La conoscenza della lingua italiana.
* Il possesso di un regolare permesso di soggiorno e di una carta d’identità.
* Lo svolgimento documentato di attività lavorativa, con relativo versamento di contributi e imposte (Certificazioni Uniche).

Questi dati, nel loro complesso, dimostrano una chiara intenzione di permanere stabilmente nel Paese e un’integrazione assimilabile a quella di un cittadino. La Corte ha quindi affermato che la condizione del reinvio in Italia, prevista dall’art. 19, lett. c), L. 69/2005, costituisce un requisito di legittimità della decisione di consegna quando sussiste questo ‘status’ di residente, a meno di una diversa ed esplicita richiesta dell’interessato.

Infine, la Corte ha ritenuto di poter correggere direttamente l’errore della Corte d’Appello, annullando la sentenza senza rinvio e apponendo d’ufficio la condizione del reinvio. Questa scelta si fonda sul principio di economia processuale, essendo gli elementi per la decisione già pienamente disponibili e non necessitando di ulteriori accertamenti di fatto.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio di garanzia per gli stranieri stabilmente integrati in Italia. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. Definizione Sostanziale di Residenza: Per essere considerato ‘residente’ ai fini della procedura di M.A.E., non basta un’iscrizione anagrafica, ma occorre un legame concreto e duraturo con il territorio italiano, provato da elementi come lavoro, famiglia e stabilità della permanenza.
2. Obbligatorietà della Condizione di Reinvio: Per lo straniero residente, la consegna ad un altro Stato UE per un processo deve essere obbligatoriamente subordinata alla condizione del suo ritorno in Italia per l’esecuzione della pena. L’omissione di tale condizione rende la decisione illegittima.
3. Potere Correttivo della Cassazione: La Suprema Corte può intervenire direttamente per apporre tale condizione, evitando i tempi di un nuovo giudizio d’appello, qualora i fatti relativi al radicamento siano già acclarati.

Quando uno straniero residente in Italia può essere consegnato a un altro Stato UE per un processo?
Sì, la consegna è possibile se esiste un valido Mandato di Arresto Europeo e il fatto costituisce reato anche in Italia. Tuttavia, la legge impone che la consegna sia subordinata alla condizione che la persona venga rinviata in Italia per scontare l’eventuale pena inflitta.

Cosa si intende per ‘straniero residente’ ai fini della procedura di consegna?
Significa avere un legame effettivo, stabile e non occasionale con il territorio italiano, definito ‘radicamento’. Questo legame si dimostra attraverso elementi concreti come la durata della permanenza, il possesso di un permesso di soggiorno, lo svolgimento di un’attività lavorativa, il pagamento delle tasse e i legami familiari, non essendo sufficiente la sola iscrizione anagrafica.

La Corte di Cassazione può modificare direttamente una decisione di consegna di una Corte d’Appello?
Sì, la Corte di Cassazione può annullare la sentenza impugnata senza rinviarla a un nuovo giudizio e disporre direttamente la correzione, come l’aggiunta della condizione di reinvio in Italia. Ciò è possibile quando non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto e gli elementi per decidere sono già presenti negli atti del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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