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Conoscenza del processo: notifica e assenza

La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica del decreto di citazione a giudizio effettuata al difensore d’ufficio, a causa dell’irreperibilità dell’imputato presso il domicilio dichiarato, non è sufficiente a dimostrare la sua effettiva conoscenza del processo. Di conseguenza, è stato accolto il ricorso per la rescissione del giudicato di un uomo condannato in assenza, poiché non si può presumere che egli si sia volontariamente sottratto al procedimento. La Corte ha sottolineato che la semplice regolarità formale della notifica non soddisfa l’esigenza di certezza della conoscenza dell’accusa da parte dell’imputato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conoscenza del processo: la notifica al difensore d’ufficio non basta

L’effettiva conoscenza del processo da parte dell’imputato è un cardine fondamentale del giusto processo. Ma cosa succede se l’imputato, dopo aver dichiarato un domicilio, diventa irreperibile e le notifiche vengono fatte al suo difensore d’ufficio? Si può presumere che sia a conoscenza del procedimento e che si sia volontariamente sottratto alla giustizia? A questa domanda cruciale ha risposto la Corte di Cassazione con una recente sentenza, riaffermando un principio di garanzia fondamentale: la regolarità formale della notifica non equivale a certezza della conoscenza.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un uomo condannato in primo grado per i reati di falso e ricettazione. Durante la fase delle indagini preliminari, l’indagato aveva dichiarato il proprio domicilio. Successivamente, però, si era reso irreperibile a quell’indirizzo. A causa di questa irreperibilità, sia l’avviso di conclusione delle indagini sia il decreto di citazione a giudizio (la vocatio in iudicium) erano stati notificati non a lui personalmente, ma al suo difensore d’ufficio, come previsto dall’articolo 161, comma 4, del codice di procedura penale.

Il processo si era quindi svolto in sua assenza, concludendosi con una sentenza di condanna. Venuto a conoscenza del verdetto ormai definitivo, l’uomo ha presentato un’istanza di rescissione del giudicato, sostenendo di non aver mai avuto un’effettiva conoscenza del processo e, quindi, di non essersi potuto difendere. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto la sua richiesta, ritenendo che, rendendosi irreperibile, avesse egli stesso impedito ogni possibilità di essere rintracciato e informato, anche dal suo difensore. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la decisione della Corte d’Appello e rinviando il caso per un nuovo esame. I giudici hanno ritenuto fondate le doglianze del ricorrente, affermando che la Corte territoriale aveva errato nel presumere la conoscenza del processo sulla base della sola notifica al legale d’ufficio.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra la mera dichiarazione di domicilio in fase di indagini e l’effettiva conoscenza del processo che si instaura con la notifica dell’atto di citazione a giudizio. La Cassazione, richiamando i principi consolidati delle Sezioni Unite e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha chiarito diversi punti fondamentali.

Innanzitutto, la presunzione di conoscenza opera solo se la notifica dell’atto introduttivo del giudizio avviene presso il domicilio dichiarato o eletto, anche se l’atto viene ricevuto da una persona legittimata (come un familiare convivente o il portiere). In questo caso, la stretta relazione tra l’imputato e il luogo della notifica rende ragionevole presumere che egli sia venuto a conoscenza dell’atto.

Questa presunzione, però, non si applica quando, a causa dell’impossibilità di notificare presso il domicilio dichiarato, la notifica viene eseguita presso il difensore (di fiducia o d’ufficio) ai sensi dell’art. 161, comma 4, c.p.p. La notificazione avviene, infatti, in un luogo diverso da quello indicato dall’imputato e presso un soggetto, il difensore d’ufficio, con cui l’imputato potrebbe non aver mai avuto alcun contatto.

La Corte ha specificato che la vocatio in iudicium ha la funzione essenziale di informare il cittadino dell’esercizio del potere punitivo dello Stato nei suoi confronti. Pertanto, la sua notifica, seppur formalmente regolare, non può dirsi satisfattiva dell’esigenza di certezza della compiuta conoscenza del processo da parte dell’accusato se avviene con modalità che non offrono garanzie concrete in tal senso. La mancata conoscenza del processo diventa ‘colpevole’ solo se l’imputato si è volontariamente sottratto ad esso, ma questa volontarietà non può essere desunta automaticamente dall’irreperibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio di civiltà giuridica: il diritto a un giusto processo non può essere sacrificato da presunzioni legali che non hanno un solido fondamento fattuale. La semplice irreperibilità presso il domicilio dichiarato non è sufficiente per concludere che l’imputato si sia deliberatamente sottratto alla giustizia. Di conseguenza, la notifica al difensore d’ufficio in un luogo diverso da quello indicato dall’imputato non può fondare una legittima dichiarazione di assenza né precludere la possibilità di ottenere la rescissione del giudicato. Spetta al giudice verificare, caso per caso, se vi siano elementi concreti che dimostrino un’effettiva instaurazione di un rapporto professionale tra l’indagato e il suo legale, tale da garantire la trasmissione dell’informazione. In assenza di ciò, il diritto a un nuovo processo deve essere garantito.

La notifica al difensore d’ufficio è sufficiente a provare la conoscenza del processo da parte dell’imputato assente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la notifica dell’atto di citazione a giudizio effettuata al difensore d’ufficio, a causa dell’irreperibilità dell’imputato, non consente di ritenere la sicura conoscenza del procedimento da parte di quest’ultimo, poiché avviene in un luogo diverso da quello da lui indicato.

Cosa intende la Corte per ‘effettiva conoscenza del procedimento’?
Per ‘effettiva conoscenza’ si intende la consapevolezza dell’accusa contenuta in un provvedimento formale di ‘vocatio in iudicium’ (citazione a giudizio). Non è sufficiente la mera dichiarazione di domicilio fatta nella fase delle indagini preliminari, se ad essa non segue la notifica dell’atto introduttivo del giudizio in quel luogo.

Quando può essere negata la rescissione del giudicato per mancata conoscenza del processo?
La rescissione del giudicato può essere negata solo se si prova che l’imputato si è volontariamente sottratto alla conoscenza del processo. Tale volontarietà, tuttavia, non può essere presunta dalla semplice impossibilità di notifica presso il domicilio dichiarato e dalla conseguente notifica al difensore d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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