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Congelamento beni: limiti del giudice italiano

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’associazione contro un provvedimento di congelamento beni da 740.000 euro, eseguito in Italia su richiesta del Belgio. La Corte ha stabilito che, in base al Regolamento UE 2018/1805, il giudice italiano (Stato di esecuzione) non può valutare il merito della misura, inclusa l’estraneità del soggetto colpito ai fatti. Tali questioni devono essere sollevate nello Stato di emissione del provvedimento.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Congelamento Beni Transfrontaliero: Quali Poteri per il Giudice Italiano?

Il congelamento beni nell’ambito della cooperazione giudiziaria europea rappresenta uno strumento potente per contrastare la criminalità, ma quali sono i limiti di intervento per il giudice dello Stato in cui la misura viene eseguita? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 935/2024) fa luce su questo tema, delineando con chiarezza i confini tra le competenze dello Stato di emissione e quelle dello Stato di esecuzione, in applicazione del Regolamento UE 2018/1805.

I Fatti del Caso: Il Sequestro Transfrontaliero

Una associazione del terzo settore si è vista bloccare la somma di 740.000,00 euro giacente sul proprio conto corrente. Il provvedimento non originava da un’autorità italiana, bensì da un decreto di sequestro emesso dal Giudice per le indagini preliminari in Belgio. L’Italia, in qualità di Stato membro, ha dato esecuzione alla richiesta belga tramite una rogatoria internazionale, procedendo al congelamento della somma.

L’associazione ha immediatamente impugnato il provvedimento dinanzi al Tribunale del Riesame di Roma, il quale ha però rigettato la richiesta. Di qui, il ricorso per Cassazione.

Le Doglianze del Ricorrente e il congelamento beni

La difesa dell’associazione ha fondato il proprio ricorso su un punto cruciale: l’ente si dichiarava terzo estraneo ai fatti contestati e sosteneva che i fondi sequestrati non provenissero in alcun modo dalle attività illecite ipotizzate a carico di altri soggetti. Secondo la tesi difensiva, la valutazione di questi aspetti non rientrerebbe nel “merito” del procedimento penale (riservato al giudice belga), ma costituirebbe una questione di “diritto” che il giudice italiano avrebbe dovuto e potuto esaminare.

In sostanza, si chiedeva al giudice dell’esecuzione di verificare se sussistessero i presupposti legali per applicare il congelamento beni a un soggetto che si affermava non coinvolto.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Giudice Italiano

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo un’interpretazione rigorosa del Regolamento UE n. 2018/1805. I giudici hanno chiarito che il sistema di cooperazione giudiziaria europea si basa sul principio di mutuo riconoscimento, che limita fortemente il sindacato del giudice dello Stato di esecuzione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la propria decisione sull’articolo 33 del citato Regolamento UE. Questo articolo stabilisce che i mezzi di impugnazione nello Stato di esecuzione sono disciplinati dal diritto nazionale (nel caso italiano, l’art. 325 cod. proc. civ.), ma con un limite invalicabile: i motivi di merito su cui si basa il provvedimento di congelamento beni non possono essere contestati dinanzi a un organo giurisdizionale dello Stato di esecuzione.

La Cassazione ha ritenuto che le censure proposte dall’associazione – relative alla sua qualità di terzo e alla presunta mancanza di fumus del reato – attenessero proprio al merito della decisione cautelare. Tali valutazioni sono di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria dello Stato di emissione (il Belgio). Il giudice italiano deve limitarsi a un controllo sulla regolarità formale della procedura di riconoscimento ed esecuzione, senza poter entrare nel vivo delle accuse.

Inoltre, la Corte ha respinto la richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, osservando che il limite alla contestazione nel merito non deriva da una norma nazionale in contrasto con il diritto europeo, ma è imposto dallo stesso Regolamento UE.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce la forza del principio di mutuo riconoscimento nelle procedure di sequestro e confisca all’interno dell’UE. Per chi si trova colpito da un provvedimento di congelamento beni emesso da un altro Stato membro, le possibilità di difesa nello Stato di esecuzione sono estremamente limitate. La pronuncia chiarisce che qualsiasi contestazione relativa al merito della misura, inclusa la propria estraneità ai fatti, deve essere necessariamente promossa dinanzi all’autorità giudiziaria dello Stato che ha emesso l’ordine. Di conseguenza, la strategia difensiva deve concentrarsi nel paese d’origine del procedimento, poiché in Italia il margine di manovra è ristretto al solo controllo sulla legittimità formale.

Un giudice italiano può annullare un congelamento di beni ordinato da un altro Stato UE se il titolare dei beni si dichiara estraneo ai fatti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la valutazione dell’estraneità di un soggetto ai fatti di reato rientra nel merito della decisione e, in base al Regolamento UE 2018/1805, non può essere oggetto di sindacato da parte del giudice dello Stato di esecuzione (l’Italia in questo caso).

Quali sono i motivi per cui si può contestare in Italia un provvedimento di congelamento beni emesso da un altro Stato membro?
L’impugnazione in Italia è consentita solo per motivi attinenti alla violazione di legge nella procedura di riconoscimento ed esecuzione. Non è possibile contestare il merito, come l’esistenza di sufficienti indizi di colpevolezza (fumus delicti) o la riconducibilità dei beni al reato, in quanto tali questioni sono di competenza esclusiva dello Stato di emissione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte (mancanza di fumus e qualità di terzo estraneo) sono state considerate motivi di merito, la cui discussione è preclusa nello Stato di esecuzione secondo l’art. 33 del Regolamento UE 2018/1805. Inoltre, i motivi sono stati ritenuti generici e non specifici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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