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Conflitto di competenza: no del GIP se emette misura

Un Giudice per le Indagini Preliminari, dopo aver rinnovato una misura cautelare su richiesta del PM, sollevava un conflitto di competenza. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46787/2024, ha dichiarato il conflitto di competenza insussistente. La motivazione risiede nel fatto che il GIP, avendo agito ed emesso il provvedimento richiesto, ha esaurito la sua funzione “ad acta” e non si è creata alcuna paralisi procedurale che giustifichi l’intervento della Corte.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di competenza: il GIP non può sollevarlo se ha già emesso un provvedimento

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 46787 del 15 ottobre 2024, ha affrontato un’interessante questione procedurale riguardante il conflitto di competenza sollevato da un Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). La pronuncia stabilisce un principio chiaro: se il GIP, investito di una richiesta cautelare, adotta il provvedimento richiesto, non può successivamente sollevare un conflitto negativo di competenza. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una dichiarazione di incompetenza per materia e territorio da parte della Corte di Assise di Napoli a favore dell’autorità giudiziaria di Alessandria, in un procedimento per reati legati agli stupefacenti a carico di un imputato in custodia cautelare. Ricevuti gli atti, il Pubblico Ministero di Alessandria chiedeva al GIP locale la rinnovazione della misura.

Il GIP di Alessandria, dopo aver accolto la richiesta e rinnovato la misura cautelare, sollevava un conflitto di competenza negativo, sostenendo che la competenza territoriale appartenesse in realtà al Tribunale di Napoli. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione per la sua risoluzione.

La questione sul conflitto di competenza del GIP

Il cuore del problema era stabilire se un GIP, pur ritenendosi incompetente, potesse prima emettere un provvedimento cautelare e poi, in un secondo momento, sollevare il conflitto. Secondo il giudice di Alessandria, l’adozione dell’atto richiesto dal PM non precludeva la possibilità di denunciare il conflitto.

La Procura Generale presso la Cassazione, tuttavia, ha chiesto di dichiarare l’insussistenza del conflitto, una posizione che è stata pienamente accolta dalla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato, fondato sull’articolo 28 del codice di procedura penale. Un conflitto negativo di competenza sorge quando due o più giudici si rifiutano di prendere cognizione dello stesso fatto, creando una situazione di stallo procedurale che solo la Cassazione può risolvere. Nel caso di specie, tale stallo non si è mai verificato.

Il GIP di Alessandria, infatti, pur declinando la propria competenza generale sul procedimento, ha esercitato la sua funzione specifica emettendo il provvedimento cautelare richiesto. In materia cautelare, la competenza del GIP è definita “ad acta”, ovvero limitata al compimento di quello specifico atto. Una volta emessa la misura, il giudice ha esaurito il suo compito su quel punto.

L’emissione della misura cautelare non incide sulla prosecuzione del procedimento principale, che non subisce alcuna paralisi. Il Pubblico Ministero, infatti, rimane pienamente abilitato a proseguire le indagini e a compiere ogni ulteriore determinazione. Di conseguenza, venendo meno il presupposto fondamentale dello stallo procedurale, non vi sono le condizioni per parlare di un conflitto di competenza.

La Corte ha volutamente dato continuità a questo indirizzo, discostandosi da orientamenti minoritari che in passato avevano valorizzato l’esigenza di stabilizzare la competenza anche nella fase cautelare.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale di economia processuale: l’istituto del conflitto di competenza è uno strumento eccezionale, da utilizzare solo quando si verifica un’effettiva paralisi del procedimento. La competenza funzionale del GIP in materia cautelare, limitata all’adozione del singolo atto, impedisce che si crei tale paralisi. Pertanto, una volta che il giudice ha provveduto sulla richiesta, non può più contestare la propria competenza. Gli atti sono stati, di conseguenza, restituiti al GIP del Tribunale di Alessandria per il prosieguo delle attività.

Un GIP può sollevare un conflitto di competenza dopo aver emesso una misura cautelare?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta che il GIP ha adottato il provvedimento cautelare richiestogli, non può più sollevare un conflitto di competenza, poiché ha esaurito la sua funzione “ad acta” su quella specifica richiesta.

Perché la Cassazione ha dichiarato insussistente il conflitto di competenza in questo caso?
La Corte ha dichiarato il conflitto insussistente perché non si è verificata alcuna paralisi del procedimento. Il GIP ha emesso la misura richiesta, e il Pubblico Ministero poteva continuare le indagini. Il conflitto di competenza serve a risolvere situazioni di stallo, che in questo caso non esistevano.

Cosa si intende per competenza “ad acta” del GIP in materia cautelare?
Significa che la competenza del Giudice per le Indagini Preliminari, in relazione alle misure cautelari, è limitata alla decisione sulla specifica richiesta presentata dal Pubblico Ministero. L’esercizio di questa competenza non implica una decisione sulla competenza a giudicare l’intero procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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