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Conflitto di competenza: il diritto al giudice naturale

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra due tribunali, stabilendo che la connessione per continuazione tra reati può spostare la giurisdizione solo se riguarda gli stessi imputati. Viene così riaffermato il diritto di ogni coimputato ad essere giudicato dal proprio giudice naturale, precludendo lo spostamento del processo per reati che non lo coinvolgono direttamente.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di competenza: la Cassazione tutela il principio del giudice naturale

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 44489 del 2024, offre un importante chiarimento sul conflitto di competenza territoriale in ambito penale, specialmente nei processi con più imputati e reati connessi. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’esigenza di un processo unitario non può mai prevalere sul diritto di un imputato a essere giudicato dal suo ‘giudice naturale’, ovvero quello territorialmente competente secondo le regole ordinarie.

I Fatti del Caso: un Conflitto di Competenza Territoriale

Il caso nasce da un procedimento penale per reati tributari a carico di diversi soggetti e società. Il Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) del Tribunale di A. aveva inizialmente il fascicolo, ma ha poi declinato la propria competenza in favore del Tribunale di S. La ragione di questo spostamento si basava su un singolo capo d’imputazione (il capo 13), relativo a un reato commesso nel territorio di S. da amministratori di una specifica società. Il GUP di A. riteneva che tutti gli altri reati contestati agli altri imputati fossero legati a questo dal vincolo della continuazione, giustificando così un unico processo presso il Tribunale di S. per tutti.

Tuttavia, il GUP del Tribunale di S., pur concordando in linea generale, ha sollevato un conflitto di competenza per la posizione di due imputate. Queste ultime, infatti, erano accusate di reati (capi 1, 2 e 22) commessi in qualità di amministratrici di un’altra società, con sede legale nel territorio di competenza del Tribunale di A. Crucialmente, le due donne non erano minimamente coinvolte nel reato del capo 13, quello che aveva originato lo spostamento della competenza a S.

La Questione Giuridica: Connessione per Continuazione e Giudice Naturale

La questione giuridica sottoposta alla Cassazione era la seguente: la connessione tra reati, basata sull’ipotesi di un medesimo disegno criminoso (continuazione), può determinare lo spostamento della competenza anche per un imputato che non ha partecipato al reato che funge da ‘calamita’ per la competenza territoriale? In altre parole, l’interesse a un processo unitario può sacrificare il diritto di un coimputato a essere giudicato dal tribunale del luogo in cui ha commesso il proprio reato?

L’Analisi della Corte sul Conflitto di Competenza

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto di competenza in modo netto, accogliendo le obiezioni del GUP del Tribunale di S. e riaffermando un principio consolidato in giurisprudenza. Il vincolo della continuazione tra reati può certamente determinare uno spostamento della competenza per connessione, ma solo a una condizione precisa: che gli episodi in continuazione riguardino gli stessi imputati.

L’interesse di un imputato a vedere trattati unitariamente i fatti che gli sono ascritti non può pregiudicare il diritto di un altro coimputato a non essere sottratto al suo giudice naturale, come stabilito dalle regole ordinarie di competenza. Nel caso specifico, le due imputate non avevano alcun legame con il reato commesso nel territorio di S. I reati a loro contestati erano stati commessi nel territorio di A. Pertanto, il loro giudice naturale è e rimane il Tribunale di A.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sul bilanciamento di due principi. Da un lato, l’esigenza di economia processuale e di una valutazione unitaria dei fatti connessi. Dall’altro, il diritto fondamentale dell’imputato a essere giudicato dal giudice precostituito per legge. La Cassazione ha stabilito che quest’ultimo diritto prevale. Spostare la competenza per le due imputate avrebbe significato violare il loro diritto a essere giudicate dal giudice naturale, solo per soddisfare un’esigenza di trattazione unitaria che, di fatto, non le riguardava direttamente.

Di conseguenza, la Corte ha affermato che lo spostamento di competenza basato sulla connessione ai sensi dell’art. 12, comma 1, lett. b), cod. proc. pen., è illegittimo se applicato a coimputati estranei al fatto-reato che determina la competenza derogatoria.

Conclusioni: La Prevalenza del Diritto al Giudice Naturale

In conclusione, la Suprema Corte ha dichiarato la competenza del GUP del Tribunale di A. per giudicare i reati contestati alle due imputate, disponendo la separazione della loro posizione processuale da quella degli altri coimputati. Questa decisione rafforza la tutela del principio del giudice naturale, un caposaldo del giusto processo, chiarendo che le regole sulla connessione non possono essere interpretate in modo da creare un’ingiustificata deroga a tale principio. Un imputato deve rispondere dei propri reati davanti al tribunale territorialmente competente, e non può essere ‘trascinato’ in un’altra sede giudiziaria per reati commessi da altri, anche se inseriti in un presunto disegno criminoso più ampio dal quale egli è estraneo.

Quando un reato connesso può spostare la competenza territoriale di un processo?
Un reato connesso può spostare la competenza territoriale solo se gli episodi in continuazione riguardano gli stessi imputati. Non è possibile spostare la competenza per un coimputato che non è coinvolto nel reato principale che determina la giurisdizione del diverso tribunale.

Il principio del ‘giudice naturale’ può essere derogato per motivi di connessione tra reati?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’interesse alla trattazione unitaria dei fatti in continuazione non può pregiudicare il diritto di un coimputato a non essere sottratto al suo giudice naturale, ovvero quello previsto dalle regole ordinarie di competenza.

Cosa succede se in un processo con più imputati, solo alcuni sono accusati di un reato che determinerebbe una competenza territoriale diversa?
In questo caso, la competenza del processo deve essere divisa. Gli imputati accusati del reato che determina la competenza territoriale diversa saranno giudicati in quella sede, mentre gli altri, che non sono coinvolti in tale reato, dovranno essere giudicati dal tribunale territorialmente competente per i fatti a loro ascritti, con conseguente separazione delle posizioni processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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