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Conflitto di competenza: chi decide sull’istanza?

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra la Corte d’Assise e la Corte d’Assise d’Appello. La controversia riguardava la competenza a decidere su un’istanza congiunta di scarcerazione e restituzione nel termine per impugnare. La Suprema Corte ha stabilito che la competenza spetta al giudice di primo grado, in funzione di giudice dell’esecuzione, quando l’istanza contesta l’esecutività del titolo e la sentenza d’appello è stata di mera conferma, radicando così la competenza per entrambe le richieste presso un unico organo.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di competenza: chi decide tra scarcerazione e restituzione nel termine?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14004 del 2024, ha chiarito un importante aspetto procedurale relativo al conflitto di competenza tra il giudice dell’esecuzione e il giudice dell’impugnazione. La pronuncia interviene a risolvere un’impasse processuale nata da due istanze presentate congiuntamente da un condannato: una richiesta di scarcerazione e una di restituzione nel termine per proporre appello. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere a quale autorità giudiziaria rivolgersi in situazioni procedurali complesse.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’istanza presentata nell’interesse di un soggetto condannato con sentenza della Corte di Assise di Catania, divenuta irrevocabile. Il condannato chiedeva la scarcerazione, contestando la validità del titolo esecutivo ai sensi dell’art. 670 c.p.p., e, contestualmente, la restituzione nel termine per impugnare la sentenza di condanna, ai sensi dell’art. 175 c.p.p.

L’istanza veniva inizialmente presentata alla Corte di Assise di Appello di Catania, la quale si dichiarava incompetente. Successivamente, la Corte di Assise di Catania, adita quale giudice dell’esecuzione, sollevava un conflitto di competenza negativo, ritenendo che la decisione spettasse al giudice superiore, ovvero la Corte d’Appello. Entrambi gli organi giurisdizionali, quindi, rifiutavano di decidere, creando una situazione di stasi processuale che ha richiesto l’intervento della Corte di Cassazione.

Il Conflitto di Competenza e la Logica Processuale

La Suprema Corte ha affrontato il conflitto di competenza analizzando la natura delle due richieste. L’istanza, infatti, era duplice:
1. Richiesta di scarcerazione (art. 670 c.p.p.): basata su una presunta inesecutività del titolo di condanna.
2. Richiesta di restituzione nel termine (art. 175 c.p.p.): volta a riaprire la possibilità di impugnare la sentenza.

Secondo la Cassazione, la questione relativa all’esecutività del titolo ha una struttura logico-giuridica preliminare. Prima di valutare se concedere la restituzione nel termine per impugnare, è necessario accertare se il titolo in base al quale il soggetto è detenuto sia valido ed efficace. Questa valutazione spetta, per definizione, al giudice dell’esecuzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su due principi cardine della procedura penale.

In primo luogo, si afferma che quando un’istanza di restituzione nel termine è proposta al giudice dell’esecuzione ed è logicamente subordinata all’accertamento della validità del titolo esecutivo, la competenza a decidere su entrambe le richieste si radica presso quest’ultimo. In altre parole, il giudice dell’esecuzione deve prima verificare la validità del titolo; solo se la conferma, procederà a esaminare l’istanza di restituzione nel termine. Se, al contrario, accoglie la richiesta ex art. 670 c.p.p. e dichiara la non esecutività del titolo, l’interesse alla restituzione nel termine viene assorbito, poiché la nuova decorrenza dei termini per impugnare è una conseguenza diretta di tale declaratoria.

In secondo luogo, la Corte ha individuato correttamente il giudice dell’esecuzione competente. Richiamando l’art. 665 c.p.p., ha specificato che quando la sentenza di appello è una “mera conferma” di quella di primo grado (o la riforma solo per aspetti non sostanziali come la pena), la competenza per la fase esecutiva rimane in capo al giudice di primo grado. Nel caso di specie, la sentenza della Corte di Assise di Appello aveva semplicemente confermato la pronuncia della Corte di Assise. Di conseguenza, quest’ultima era il giudice dell’esecuzione competente.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto negativo affermando la competenza della Corte di Assise di Catania. La sentenza stabilisce un criterio chiaro: in presenza di istanze congiunte che contestano l’esecutività di una sentenza e chiedono la restituzione nel termine per l’impugnazione, la competenza è attratta dal giudice dell’esecuzione. Inoltre, ribadisce che per individuare tale giudice, è decisivo l’esito del giudizio di appello: se si tratta di mera conferma, la competenza torna al giudice di primo grado. Questa pronuncia fornisce una guida preziosa per gli operatori del diritto, garantendo certezza e prevenendo dannose paralisi processuali.

A quale giudice va presentata un’istanza congiunta di scarcerazione e restituzione nel termine per impugnare?
Quando l’istanza di restituzione nel termine è logicamente subordinata all’accertamento della validità del titolo esecutivo, la competenza a decidere su entrambe le richieste spetta al giudice dell’esecuzione.

Chi è il giudice dell’esecuzione competente se la sentenza d’appello si è limitata a confermare quella di primo grado?
Secondo l’art. 665 del codice di procedura penale, se il provvedimento d’appello è stato confermato o riformato solo in relazione alla pena o ad altri aspetti non sostanziali, il giudice competente per l’esecuzione è quello di primo grado.

Cosa accade se il giudice dell’esecuzione accoglie la richiesta di declaratoria di non esecutività della sentenza?
Nel caso in cui il giudice dell’esecuzione accolga l’istanza ai sensi dell’art. 670 c.p.p., l’interesse alla restituzione nel termine viene assorbito, poiché la declaratoria di non esecutività implica necessariamente una nuova decorrenza del termine per impugnare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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