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Conflitto di competenza: cessazione per fatto nuovo

La Corte di Cassazione dichiara la cessazione di un conflitto di competenza tra due Magistrati di Sorveglianza. Il conflitto, sorto in merito alla richiesta di un permesso premio per un detenuto, è venuto meno poiché uno dei giudici, a seguito di una nuova pronuncia amministrativa, ha implicitamente affermato la propria competenza, facendo cessare il contrasto attuale tra gli uffici giudiziari.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di Competenza: Quando Cessa per un Fatto Sopravvenuto?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6763/2025, offre un importante chiarimento su un istituto cruciale della procedura penale: il conflitto di competenza. Il caso analizzato dimostra come un conflitto tra giudici possa risolversi autonomamente, senza una pronuncia nel merito da parte della Corte, qualora un fatto nuovo modifichi il quadro giuridico e induca uno dei giudici a riconoscere la propria competenza.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Permesso tra Due Uffici Giudiziari

La vicenda ha origine dalla richiesta di un permesso premio presentata da un detenuto ristretto presso la Casa di reclusione di Padova. In passato, i permessi gli erano stati concessi dal Magistrato di Sorveglianza di Roma, poiché il detenuto li trascorreva presso l’abitazione della sua compagna, una ex collaboratrice di giustizia inserita in un programma di protezione. Questa circostanza radicava una competenza speciale a Roma, come previsto dalla normativa di settore.

Successivamente, il programma di protezione della compagna viene revocato. A fronte di una nuova istanza di permesso, il Magistrato di Roma si dichiara incompetente, ritenendo che la revoca del programma avesse fatto venir meno la sua speciale giurisdizione. La questione si complica quando la compagna impugna la revoca davanti al TAR, ottenendo una sospensiva. A questo punto, il Magistrato di Sorveglianza di Padova, ritenendo che la sospensiva avesse ripristinato la competenza di Roma, solleva un conflitto di competenza negativo, rifiutando a sua volta di decidere.

Il Principio di Attualità nel Conflitto di Competenza

Il cuore della questione sottoposta alla Corte di Cassazione è l’esistenza stessa del conflitto. Per la sussistenza di un conflitto di competenza, è necessario che il contrasto tra i due giudici, sia esso positivo o negativo, sia attuale al momento della decisione della Corte. Se, nelle more del giudizio, uno dei due giudici compie un atto che implicitamente afferma la propria competenza, il conflitto cessa di esistere.

Questo è esattamente ciò che è accaduto nel caso di specie. Mentre la Cassazione era chiamata a decidere, è intervenuta la sentenza definitiva del TAR del Lazio, che ha respinto il ricorso della compagna, confermando la revoca del programma di protezione. Di conseguenza, il Magistrato di Sorveglianza di Padova, preso atto della definitiva cessazione della competenza speciale di Roma, ha accolto una successiva istanza del detenuto, concedendogli una misura alternativa. Con questo atto, il giudice di Padova ha, di fatto, riconosciuto la propria competenza, risolvendo il contrasto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nelle sue motivazioni, sottolinea come la condizione fondamentale per l’esistenza di un conflitto sia l’attualità del contrasto tra i giudici. L’ordinamento processuale richiede che vi sia una persistente e contemporanea affermazione o negazione di competenza. Nel momento in cui uno dei giudici coinvolti modifica la propria posizione, venendo meno al suo precedente rifiuto di procedere, il conflitto si estingue per carenza del suo presupposto essenziale.

La Corte evidenzia che il provvedimento del Magistrato di Padova, emesso il 10 dicembre 2024, con cui ha disposto l’esecuzione della pena del detenuto presso il domicilio della compagna, costituisce un’implicita dichiarazione di competenza. Tale atto, successivo all’ordinanza con cui era stato sollevato il conflitto, ha sanato la situazione di stallo, rendendo superfluo l’intervento della Suprema Corte per dirimere la questione.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce che il conflitto di competenza deve essere dichiarato cessato se, durante il giudizio di legittimità, uno dei giudici in contrasto adotta un provvedimento che presuppone il riconoscimento della propria competenza. La decisione evidenzia un principio di economia processuale: la giurisdizione non deve rimanere paralizzata e, se una soluzione emerge ‘de facto’ prima della pronuncia della Corte, quest’ultima deve prenderne atto. La cessazione del conflitto non implica una valutazione su chi avesse ragione in origine, ma semplicemente riconosce che il disaccordo non esiste più.

Cos’è un conflitto di competenza negativo?
Si verifica quando due o più giudici contemporaneamente si dichiarano incompetenti a decidere sullo stesso procedimento, ritenendo ciascuno che la competenza spetti all’altro.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione del conflitto e non ha deciso quale giudice fosse competente?
La Corte ha dichiarato la cessazione perché, mentre il giudizio era in corso, uno dei due magistrati (quello di Padova) ha emesso un provvedimento sul caso, riconoscendo implicitamente la propria competenza. Questo ha fatto venir meno il contrasto attuale tra i giudici, che è un presupposto necessario per la sussistenza del conflitto.

Cosa ha determinato il cambiamento di posizione del Magistrato di Sorveglianza di Padova?
Il cambiamento è stato determinato da una decisione del TAR del Lazio, che ha respinto in via definitiva il ricorso della compagna del detenuto contro la revoca del suo programma di protezione. Questo ha eliminato ogni dubbio sulla fine della competenza speciale del Magistrato di Roma, radicando la competenza ordinaria a Padova, luogo di detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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