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Conflitto di competenza: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24151/2024, ha stabilito che non si configura un reale conflitto di competenza quando il disaccordo sulla trattazione di un caso sorge tra sezioni diverse (nella specie, penale e civile) del medesimo ufficio giudiziario. La vicenda trae origine dall’opposizione di un avvocato al rigetto della sua istanza di liquidazione onorari per attività svolta in regime di patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha chiarito che tale questione non integra un conflitto di competenza da risolvere in sede di legittimità, bensì una mera problematica di ripartizione interna degli affari, la cui soluzione spetta al dirigente dell’ufficio giudiziario.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di competenza: la Cassazione traccia la linea di demarcazione

Il conflitto di competenza rappresenta uno snodo cruciale nel diritto processuale, ma quando si può parlare di un vero conflitto? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 24151 del 2024, offre un chiarimento fondamentale: un disaccordo tra sezioni diverse – in questo caso, una civile e una penale – appartenenti al medesimo Tribunale non costituisce un conflitto di competenza, ma una questione di organizzazione interna. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Liquidazione dell’Onorario al Conflitto

La vicenda ha origine dalla richiesta di liquidazione dei compensi professionali avanzata da un avvocato per l’assistenza legale fornita a un imputato ammesso al patrocinio a spese dello Stato. Il Tribunale penale rigettava l’istanza. L’avvocato, allora, proponeva opposizione davanti al Tribunale civile, come previsto dalla procedura.

Tuttavia, il giudice civile adito declinava la propria competenza, ritenendo la questione accessoria al processo penale. Gli atti venivano quindi rimessi al giudice penale, il quale, a sua volta, si dichiarava incompetente e sollevava un conflitto di competenza negativo dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la cognizione spettasse al giudice civile.

La questione del conflitto di competenza tra sezioni

Il nodo centrale della questione era stabilire se il disaccordo tra la sezione penale e quella civile dello stesso Tribunale potesse essere qualificato come un autentico conflitto di competenza ai sensi dell’art. 28 del codice di procedura penale. Secondo questa norma, il conflitto sorge solo quando a essere coinvolti sono giudici appartenenti a uffici giudiziari diversi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il conflitto inammissibile, fornendo motivazioni chiare e fondate su principi consolidati.

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio fondamentale: la distinzione tra giurisdizione e ripartizione interna degli affari. Mentre la giurisdizione attiene alla sfera di potere attribuita a un ordine giudiziario (es. ordinario, amministrativo), la ripartizione delle controversie all’interno di un unico ufficio giudiziario è una questione meramente organizzativa.

Citando le Sezioni Unite (in particolare la sentenza ‘Pislor’), la Corte ha affermato che un contrasto tra giudici dello stesso ufficio non fa sorgere una questione di competenza e, di conseguenza, non può dare luogo a un conflitto da deferire alla Cassazione. Si tratta, invece, di una problematica relativa alla “distribuzione interna” delle cause, che deve essere risolta applicando i criteri tabellari e le disposizioni organizzative interne.

La Corte ha specificato che la risoluzione di tali ‘pseudoconflitti’ è demandata al dirigente dell’ufficio giudiziario. È quest’ultimo che detiene il potere di assegnare le controversie, garantendo una corretta ed efficiente amministrazione della giustizia, senza la necessità di investire l’organo di nomofilachia.

Conclusioni: L’Impatto sulla Ripartizione degli Affari Giudiziari

La decisione in esame ha importanti implicazioni pratiche. Essa rafforza il principio di autonomia organizzativa degli uffici giudiziari e previene un uso improprio dello strumento del conflitto di competenza. Stabilisce con nettezza che i contrasti interni a un Tribunale devono essere gestiti a livello locale, attraverso gli strumenti organizzativi previsti dall’ordinamento. Questo non solo garantisce una maggiore efficienza e rapidità nella risoluzione delle questioni procedurali, ma evita anche di sovraccaricare la Corte di Cassazione con problematiche che non le competono, permettendole di concentrarsi sulla sua funzione essenziale di assicurare l’uniforme interpretazione della legge.

Quando si verifica un vero e proprio conflitto di competenza secondo la Cassazione?
Secondo la sentenza, un conflitto di competenza propriamente detto è configurabile, ai sensi dell’art. 28 del codice di procedura penale, solo quando coinvolge giudici appartenenti a uffici giudiziari diversi, e non sezioni o articolazioni interne dello stesso ufficio.

Come deve essere risolto un disaccordo tra la sezione penale e quella civile dello stesso Tribunale?
Un tale disaccordo non è un conflitto, ma una questione di ripartizione interna degli affari. La sua risoluzione è demandata al dirigente dell’ufficio giudiziario, che deve provvedere all’assegnazione della controversia sulla base delle tabelle di organizzazione interna.

Qual è la differenza tra giurisdizione e competenza interna a un ufficio giudiziario?
La giurisdizione riguarda l’attribuzione di potere decisionale tra diversi ordini di giudici (es. ordinario, amministrativo). La competenza interna, invece, attiene alla suddivisione e distribuzione delle cause tra i vari giudici e sezioni che appartengono al medesimo ufficio giudiziario e rappresenta una questione di natura organizzativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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