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Confisca per equivalente: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte d’Appello che rigettava la sospensione dell’esecuzione di una confisca per equivalente su un immobile. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione da parte del giudice di merito riguardo agli effetti di un precedente giudicato e di una causa civile pendente, elementi cruciali per determinare il valore residuo da confiscare. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice dell’esecuzione ha l’obbligo di valutare e argomentare su tutti i punti specifici sollevati dalla difesa.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per equivalente: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione del giudice

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 47597/2024) ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto processuale penale: il dovere del giudice di motivare in modo esauriente le proprie decisioni, anche nella delicata fase dell’esecuzione della pena. Il caso in esame riguarda l’istituto della confisca per equivalente e il rigetto, da parte di una Corte d’Appello, di un’istanza di sospensione dell’esecuzione su un immobile. La Suprema Corte ha annullato tale provvedimento per un vizio insanabile: l’omessa motivazione su punti decisivi sollevati dalla difesa.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una condanna che prevedeva una confisca per equivalente per un importo di svariati milioni di euro. Durante le indagini preliminari, erano stati sequestrati numerosi autoveicoli, successivamente venduti all’asta. I proventi di tale vendita, secondo i ricorrenti, avevano di fatto già coperto l’intero importo oggetto della misura ablativa.

Parallelamente, era stata intentata una causa civile da parte di una società terza che rivendicava la proprietà di tali veicoli e, di conseguenza, il diritto a percepire le somme ricavate dalla loro vendita. Nonostante questa complessa situazione, i condannati e i terzi interessati si erano visti aggredire un immobile di loro proprietà in esecuzione della stessa confisca.

Di fronte a ciò, avevano presentato un’istanza alla Corte d’Appello, in qualità di giudice dell’esecuzione, chiedendo di sospendere l’esecuzione sull’immobile in attesa della definizione della controversia civile. L’istanza, tuttavia, veniva rigettata senza che l’ordinanza affrontasse nel merito le argomentazioni difensive, in particolare quelle relative agli effetti di una precedente sentenza che aveva disposto la confisca e alla pendenza del giudizio civile.

La Decisione della Cassazione sulla Confisca per Equivalente

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. Il fulcro della decisione risiede nel totale difetto di motivazione del provvedimento della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte territoriale avesse completamente ignorato il nucleo centrale dell’istanza difensiva.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è netta: il giudice dell’esecuzione ha il dovere di esaminare e fornire una risposta argomentata a tutte le questioni specifiche che gli vengono sottoposte, specialmente quando queste sono potenzialmente decisive per la sorte dei beni dei cittadini. In questo caso, la difesa aveva posto una questione cruciale: l’impatto di un precedente giudicato e di una controversia civile sulla quantificazione del valore complessivo destinato a ristorare l’erario.

La Corte d’Appello, omettendo di pronunciarsi su questo punto, ha emesso un’ordinanza viziata. Non è sufficiente, infatti, rigettare un’istanza con formule generiche; è necessario entrare nel merito delle argomentazioni, spiegando le ragioni giuridiche per cui esse non vengono accolte. L’omessa motivazione su un punto così rilevante, che attiene all’individuazione del valore effettivo ancora da confiscare, costituisce una violazione di legge che impone l’annullamento del provvedimento.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito sull’importanza del diritto alla difesa e del dovere di motivazione in ogni fase del procedimento penale. La confisca per equivalente è uno strumento potente, ma il suo utilizzo deve essere sempre ancorato a decisioni giudiziarie trasparenti e logicamente argomentate. Il giudice dell’esecuzione non può sottrarsi al compito di analizzare questioni complesse, anche se coinvolgono altre giurisdizioni come quella civile. La decisione finale, che incide su diritti patrimoniali di fondamentale importanza, deve essere il risultato di un percorso logico-giuridico chiaro e comprensibile, a garanzia sia dello Stato che del cittadino.

Può il Giudice dell’esecuzione rigettare un’istanza senza motivare sui punti specifici sollevati dalla difesa?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa motivazione su un punto specifico e rilevante, come gli effetti di un precedente giudicato su una procedura esecutiva, costituisce un vizio che comporta l’annullamento del provvedimento.

Cosa significa “confisca per equivalente”?
È una misura sanzionatoria che permette allo Stato di acquisire beni di valore corrispondente al profitto o al prezzo di un reato, quando non è possibile confiscare i beni che costituiscono il provento diretto di tale reato.

Qual è stato l’errore commesso dalla Corte d’Appello in questo caso?
L’errore è stato quello di rigettare la richiesta di sospensione dell’esecuzione di una confisca immobiliare senza argomentare in alcun modo in ordine agli effetti di una precedente sentenza e di una causa civile pendente, elementi che erano stati specificamente dedotti dalla difesa come cruciali per determinare il valore residuo da aggredire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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