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Confisca per equivalente: limite alla quota personale

La Cassazione ha confermato una condanna per peculato a carico del segretario di una fondazione finanziata con fondi pubblici, ma ha riformato la misura della confisca per equivalente. La Corte ha stabilito che, quando è possibile determinare la quota di profitto illecito percepita da ciascun concorrente nel reato, la confisca deve essere limitata a tale importo individuale e non può estendersi all’intero profitto del reato, applicando un principio di proporzionalità.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Confisca per equivalente: Cassazione fissa i limiti in caso di concorso di persone

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10612 del 2024, è intervenuta su un’importante questione relativa alla confisca per equivalente nei reati contro la pubblica amministrazione commessi in concorso. La pronuncia chiarisce come il principio di proporzionalità debba guidare l’applicazione di questa misura ablativa, limitandola alla quota di profitto effettivamente percepita da ciascun concorrente, qualora questa sia determinabile.

Il caso: peculato di fondi pubblici in una fondazione regionale

La vicenda giudiziaria riguarda il segretario generale di una fondazione, ente di diritto privato ma con finalità pubblicistiche e finanziato prevalentemente con fondi regionali ed europei. Quest’ultimo, in concorso con il presidente della stessa fondazione (un parlamentare), è stato condannato per il reato di peculato.

La condotta delittuosa

Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, i due avevano architettato un meccanismo per auto-attribuirsi compensi non dovuti. In violazione dello statuto della fondazione, che prevedeva la gratuità delle cariche per chi ricopriva altri ruoli istituzionali, avevano adottato un regolamento interno che introduceva specifiche remunerazioni. Per aggirare il controllo della Regione, il segretario generale, che era anche dirigente regionale, aveva omesso di trasmettere il regolamento all’organo competente, favorendo così la formazione del silenzio-assenso e rendendo operative le illegittime previsioni retributive. In questo modo, si appropriavano di ingenti somme di denaro pubblico destinate a progetti di interesse collettivo.

La qualifica di incaricato di pubblico servizio

Uno dei punti centrali della difesa era la natura privata della fondazione, che avrebbe dovuto escludere la configurabilità di reati contro la Pubblica Amministrazione. La Cassazione, confermando le decisioni precedenti, ha ribadito che ai fini della qualifica di ‘incaricato di pubblico servizio’ non rileva la forma giuridica dell’ente, ma la natura dell’attività svolta. Poiché la fondazione gestiva fondi pubblici per il perseguimento di finalità pubblicistiche e operava sotto il controllo della Regione, i suoi amministratori erano a tutti gli effetti incaricati di un pubblico servizio e, come tali, penalmente responsabili per la distrazione di tali risorse.

La decisione della Cassazione sulla confisca per equivalente

Il punto più innovativo della sentenza riguarda la misura della confisca. Nei gradi di merito, era stata disposta una confisca per equivalente a carico del segretario generale per l’intero importo del profitto illecito conseguito da entrambi i concorrenti, pari a oltre 200.000 euro. Il ricorrente contestava tale decisione, e la Corte di Cassazione gli ha dato ragione su questo specifico aspetto.

Dal principio solidaristico alla proporzionalità

La Corte ha richiamato il ‘principio solidaristico’, secondo cui, in caso di illecito plurisoggettivo, l’intera azione e il profitto che ne deriva sono imputabili a ciascun concorrente. Ciò significa che lo Stato può aggredire il patrimonio di uno qualsiasi dei correi per recuperare l’intero profitto. Tuttavia, i giudici hanno precisato che questo principio trova piena applicazione solo quando non è possibile individuare con precisione la sfera soggettiva di riferimento del profitto, ovvero la quota attribuibile a ciascuno.

Nel caso di specie, le indagini avevano chiaramente quantificato le somme percepite individualmente dal presidente e dal segretario. Di fronte a una ripartizione del profitto certa e definita, applicare la confisca per l’intero importo a un solo soggetto violerebbe il canone di proporzionalità. La misura ablativa, infatti, deve essere commisurata al grado di partecipazione al profitto.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la finalità della confisca per equivalente, pur avendo natura sanzionatoria, non può prescindere da una concreta valutazione della partecipazione del singolo concorrente all’acquisizione del profitto. Quando i rapporti economici sottostanti al reato consentono di individuare la quota di profitto concretamente attribuibile a ciascuno, la confisca deve essere limitata a tale importo. Imporre a un soggetto di rispondere per somme percepite da altri, quando tali somme sono chiaramente identificate, costituirebbe una misura sproporzionata e ingiusta. Pertanto, la confisca a carico del segretario generale è stata annullata nella parte eccedente la somma da lui effettivamente incassata, circa 62.000 euro.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione rafforza il principio di proporzionalità nell’applicazione della confisca per equivalente in caso di concorso di persone nel reato. Se da un lato resta fermo il principio solidaristico come regola generale, dall’altro si afferma che esso cede il passo a un criterio di ripartizione individuale ogni volta che il profitto illecito sia divisibile e concretamente attribuibile ai singoli concorrenti. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, orientando l’azione giudiziaria verso una confisca più equa e aderente alla reale responsabilità patrimoniale di ciascun soggetto coinvolto.

Quando il dirigente di una fondazione privata può essere considerato ‘incaricato di pubblico servizio’?
Quando la fondazione, nonostante la sua forma giuridica privata, persegue finalità pubblicistiche, è soggetta al controllo di un ente pubblico e gestisce fondi pubblici. In questi casi, prevale l’aspetto funzionale dell’attività svolta.

In caso di reato in concorso, la confisca per equivalente può colpire un solo soggetto per l’intero profitto?
In linea di principio sì, secondo il cosiddetto ‘principio solidaristico’. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che se le quote di profitto percepite da ciascun concorrente sono chiaramente identificate e quantificate, la confisca deve essere limitata alla quota individuale, in applicazione del principio di proporzionalità.

Qual è la differenza tra peculato e abuso d’ufficio in un caso come questo?
Si configura il peculato perché vi è stata una vera e propria appropriazione dei fondi pubblici, con una loro definitiva distrazione dalle finalità istituzionali per un arricchimento meramente personale. Non si tratta di un semplice abuso d’ufficio, che presuppone una violazione di legge nello svolgimento di una funzione pubblica che però non si traduce necessariamente in un’appropriazione diretta dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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