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Confisca obbligatoria per reati tributari: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati tributari perché il giudice di primo grado aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato. L’imputato era stato condannato per violazioni fiscali, ma il tribunale non aveva ordinato la confisca dei guadagni illeciti, stimati in oltre 348.000 euro. Il Procuratore Generale ha fatto ricorso, sostenendo la violazione di legge. La Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che la confisca, diretta o per equivalente, è un provvedimento inderogabile e deve essere sempre applicato in questi casi, anche in assenza di un sequestro preventivo. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per la corretta applicazione della misura.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Confisca Obbligatoria nei Reati Tributari: La Cassazione Annulla e Rinvia

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati fiscali: la confisca obbligatoria del profitto del reato non è una scelta discrezionale del giudice, ma un dovere imposto dalla legge. Questo caso evidenzia come un’omissione su questo punto possa portare all’annullamento di una sentenza di condanna, anche se la colpevolezza dell’imputato è stata accertata.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Palermo, che aveva condannato un imprenditore a due anni di reclusione per reati tributari previsti dal D.Lgs. 74/2000, in particolare per l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nonostante la condanna, il Tribunale aveva omesso di disporre la confisca dei beni costituenti il profitto dei reati contestati, quantificato in un’evasione d’imposta di circa 348.000 euro per l’anno 2016.

Contro questa omissione, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Palermo ha proposto ricorso direttamente in Cassazione (cosiddetto ricorso per saltum), lamentando una chiara violazione di legge.

La Questione Giuridica: Omessa Confisca Obbligatoria

Il cuore della questione risiede nell’articolo 12-bis del D.Lgs. 74/2000. Questa norma stabilisce che, in caso di condanna per uno dei delitti tributari previsti dal decreto, è sempre disposta la confisca dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato. Se non è possibile procedere alla confisca diretta di tali beni (ad esempio, perché il denaro è stato speso), si procede con la “confisca per equivalente”, aggredendo altri beni di cui il condannato ha la disponibilità, per un valore corrispondente al profitto illecito.

Il Procuratore ricorrente ha sostenuto che il Tribunale, non applicando questa misura, avesse violato un obbligo di legge inderogabile.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso pienamente fondato. I giudici hanno chiarito che l’omessa pronuncia sulla confisca da parte del Tribunale costituisce un vizio di violazione di legge che impone l’annullamento della sentenza sul punto.

Differenza tra Sequestro e Confisca

Una delle argomentazioni chiave della Corte riguarda la distinzione tra sequestro preventivo e confisca. La difesa sosteneva implicitamente che, non essendoci stato un sequestro cautelare durante le indagini, non si potesse procedere a confisca. La Cassazione ha smontato questa linea, spiegando che:

* Il sequestro è una misura cautelare, che serve a impedire la dispersione dei beni durante il processo.
* La confisca è la sanzione finale, una misura ablatoria che sottrae definitivamente il patrimonio illecito al condannato. È obbligatoria per legge e deve essere disposta con la sentenza di condanna, indipendentemente dal fatto che i beni siano stati o meno sequestrati in precedenza.

Il Ruolo della Corte d’Appello in Sede di Rinvio

Poiché si trattava di un ricorso per saltum, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata con rinvio non al Tribunale, ma alla Corte di Appello di Palermo. Sarà quest’ultima a dover rimediare all’omissione del primo giudice. Il suo compito sarà duplice:

1. Calcolare con precisione l’ammontare del profitto del reato.
2. Accertare la possibilità di procedere con la confisca diretta e, in subordine, disporre la confisca per equivalente sui beni nella disponibilità del condannato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza riafferma con forza la natura imperativa della confisca obbligatoria nei reati tributari. Per i giudici, non si tratta di una facoltà, ma di un obbligo giuridico preciso. La finalità è quella di ristabilire l’ordine economico violato, assicurando che nessuna forma di arricchimento illecito derivante da evasione fiscale rimanga nelle mani del reo. Per i cittadini e le imprese, il messaggio è chiaro: le conseguenze di una condanna per reati fiscali non si limitano alla pena detentiva, ma includono la perdita certa e definitiva dei vantaggi economici conseguiti illegalmente.

È obbligatoria la confisca dei beni in caso di condanna per reati tributari come quelli previsti dal D.Lgs. 74/2000?
Sì, la sentenza conferma che la confisca del profitto del reato (diretta o per equivalente) è prevista come obbligatoria dall’art. 12 bis del D.Lgs. 74/2000 e deve essere sempre disposta dal giudice in caso di condanna.

La mancanza di un precedente sequestro dei beni impedisce al giudice di ordinare la confisca con la sentenza di condanna?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la confisca deve essere ordinata indipendentemente dall’esistenza di un precedente provvedimento di sequestro. Il sequestro è una misura cautelare, mentre la confisca è la sanzione finale.

Cosa succede se il giudice di primo grado omette di pronunciarsi sulla confisca obbligatoria?
La sentenza è viziata per violazione di legge e può essere impugnata. La Corte superiore, come in questo caso la Cassazione, può annullare la decisione sul punto e rinviare il caso al giudice competente (in questa circostanza, la Corte d’Appello) affinché disponga la confisca come previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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