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Confisca di prevenzione: i diritti del terzo non co-proprietario

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di terzi interessati che chiedevano l’assegnazione della quota di un immobile oggetto di confisca di prevenzione. La Corte ha chiarito che la comproprietà limitata alle sole aree comuni (corte e viale) non legittima i terzi a richiedere l’assegnazione della quota dell’unità immobiliare confiscata, non essendo essi comproprietari di quest’ultima.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di Prevenzione: Quando il Terzo Non Può Chiedere l’Assegnazione della Quota

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nell’ambito della confisca di prevenzione: i diritti dei terzi che sono proprietari di una porzione di un immobile parzialmente confiscato. La decisione chiarisce in modo definitivo la differenza tra essere comproprietari del bene confiscato e essere comproprietari solo delle aree comuni, stabilendo chi ha diritto a chiedere l’assegnazione della quota sottratta allo Stato.

I Fatti del Caso: La Confisca Parziale e la Richiesta dei Terzi

La vicenda trae origine da un decreto di confisca di prevenzione, divenuto irrevocabile, che riguardava il 40% di un immobile di proprietà di un soggetto. I restanti due terzi dell’edificio appartenevano a due parenti stretti di quest’ultimo, i quali erano considerati terzi in buona fede. In particolare, l’immobile era composto da due unità abitative distinte: una di proprietà del soggetto attinto dalla misura di prevenzione e l’altra di proprietà dei suoi familiari. Le uniche parti in comune erano la corte esterna e il viale di accesso.

In seguito alla confisca, l’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati avviava un incidente di esecuzione per procedere al frazionamento dell’immobile, al fine di destinare allo Stato la quota del 40%. Una perizia aveva confermato la divisibilità del bene e ne aveva stimato il valore. A questo punto, i familiari, in qualità di terzi interessati, presentavano un’istanza per ottenere l’assegnazione della quota confiscata, impegnandosi a versare allo Stato il valore stabilito dal perito. Il Tribunale, tuttavia, respingeva la loro richiesta.

Confisca di Prevenzione e Diritti dei Terzi: la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso presentato dai terzi, ha confermato la decisione del Tribunale, rigettando le loro pretese. La Corte ha operato una distinzione fondamentale, che costituisce il cuore della pronuncia.

Il punto centrale è che il diritto di chiedere l’assegnazione della quota confiscata spetta unicamente ai comproprietari del bene specifico oggetto della misura di prevenzione. Nel caso di specie, i ricorrenti non erano comproprietari dell’unità immobiliare confiscata, ma solo delle aree comuni accessorie, come il cortile e il viale. L’unità abitativa confiscata era di proprietà esclusiva del soggetto colpito dalla misura.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su una rigorosa interpretazione logico-giuridica del concetto di comproprietà. I giudici hanno sottolineato che il ricorso confondeva due piani distinti: la comproprietà dell’immobile confiscato (che non sussisteva) e la comproprietà delle parti comuni. Quest’ultima non è sufficiente a legittimare la richiesta di assegnazione.

Come correttamente evidenziato anche dal Procuratore Generale, la comproprietà delle aree accessorie non era mai stata messa in discussione, ma ciò non trasforma i terzi in comproprietari dell’unità abitativa confiscata. Di conseguenza, essi non possiedono il titolo giuridico per avanzare una pretesa sull’assegnazione della quota. La Corte ha stabilito che la loro posizione non è diversa da quella di qualsiasi altro terzo estraneo alla proprietà del bene principale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza offre un importante principio di diritto in materia di confisca di prevenzione. Stabilisce che per esercitare il diritto di prelazione o assegnazione sulla quota di un bene confiscato, è indispensabile essere contitolari del diritto di proprietà su quello specifico bene, non essendo sufficiente una mera contitolarità su parti accessorie o comuni. La decisione rafforza la necessità di un’analisi precisa dei titoli di proprietà per determinare i diritti dei terzi nei procedimenti di esecuzione delle misure di prevenzione patrimoniale, evitando confusioni tra proprietà esclusiva e comunione di beni accessori.

Un terzo che è comproprietario solo di aree comuni (come un cortile) di un immobile può chiedere l’assegnazione della quota confiscata a un altro proprietario?
No. La sentenza chiarisce che per poter chiedere l’assegnazione della quota confiscata, è necessario essere comproprietari dell’unità immobiliare specifica oggetto di confisca, non solo delle parti comuni accessorie.

Qual è la differenza tra essere comproprietario dell’immobile confiscato e delle sole parti comuni?
La comproprietà dell’immobile confiscato implica una contitolarità del diritto di proprietà sull’unità abitativa stessa. La comproprietà delle parti comuni, invece, riguarda solo aree accessorie (es. cortili, viali) e non conferisce diritti diretti sull’unità immobiliare di proprietà esclusiva altrui, anche se parte dello stesso edificio.

Perché il ricorso dei terzi è stato rigettato?
Il ricorso è stato rigettato perché i ricorrenti hanno erroneamente confuso il loro diritto di comproprietà sulle aree comuni con una comproprietà sull’unità immobiliare confiscata, che in realtà non sussisteva. Di conseguenza, non erano legalmente legittimati a chiedere l’assegnazione della quota confiscata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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