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Condono Edilizio: No al frazionamento fittizio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8299/2024, ha stabilito che il condono edilizio non è ottenibile attraverso il frazionamento fittizio di un unico grande immobile in più unità. Nel caso di specie, i proprietari di un edificio di oltre 1700 mc avevano presentato tre distinte domande di sanatoria per eludere il limite legale di 750 mc. La Corte ha ritenuto tale pratica un espediente illecito, confermando l’illegittimità dei permessi rilasciati e la validità dell’ordine di demolizione. Il principio affermato è che l’edificio va considerato nella sua unitarietà ai fini della sanatoria.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Condono Edilizio: Impossibile Frazionare l’Immobile per Evitare i Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di condono edilizio: non è consentito aggirare i limiti volumetrici imposti dalla legge frazionando artificiosamente un unico immobile in più unità. Questa pronuncia chiarisce che la valutazione deve basarsi sulla sostanza e sull’unitarietà della costruzione, non sulla mera apparenza formale creata attraverso la presentazione di istanze separate.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un ordine di demolizione relativo a un grande manufatto abusivo, composto da un seminterrato, un piano rialzato e un primo piano, per un volume complessivo di oltre 1.700 metri cubi. Per ottenere la sanatoria, i proprietari avevano presentato tre distinte domande di condono, ciascuna relativa a un piano diverso dell’edificio e formalmente intestata a membri diversi dello stesso nucleo familiare. In questo modo, ogni singola richiesta rientrava nel limite di 750 metri cubi previsto dalla legge n. 724/1994.

Nonostante il rilascio iniziale dei permessi in sanatoria da parte del Comune, la Procura della Repubblica aveva impugnato la decisione, dando inizio a un lungo iter giudiziario. Il Tribunale, in sede di rinvio, aveva infine rigettato la richiesta dei proprietari di sospendere la demolizione, evidenziando come le tre procedure di condono fossero palesemente collegate e finalizzate a eludere la normativa.

L’unitarietà dell’immobile nel condono edilizio

Il nucleo della controversia legale risiede nell’interpretazione del concetto di ‘edificio’ ai fini dell’applicazione dei limiti volumetrici per il condono edilizio. I ricorrenti sostenevano la legittimità delle singole istanze, affermando che i limiti dovessero essere applicati a ciascuna richiesta di sanatoria individualmente.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi. Ha sottolineato che, ai fini della sanatoria, un edificio deve essere considerato come un complesso unitario quando fa capo a un unico soggetto legittimato o a un unico centro di interessi, come in questo caso un nucleo familiare. La presentazione di domande separate per parti diverse dello stesso fabbricato è stata definita un ‘espediente illecito’ finalizzato esclusivamente a superare i limiti di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, confermando la decisione del Tribunale. Ha evidenziato che la documentazione prodotta dimostrava in modo inequivocabile l’unitarietà dell’intervento edilizio: le domande erano state presentate in un contesto unitario, con numeri di protocollo consecutivi, e i pagamenti erano riconducibili alla stessa famiglia. L’immobile, descritto già nel capo d’imputazione come un unico corpo di fabbrica, non poteva essere artificiosamente suddiviso solo per beneficiare del condono.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Viene affermato che il limite di 750 metri cubi, previsto dalla L. 724/1994, non può essere eluso attraverso la presentazione di singole istanze relative a un fabbricato unitario che fa capo a un unico proprietario o centro di interessi. Denunciare fittiziamente la realizzazione di plurime opere non collegate tra loro, quando invece sono funzionali a un unico manufatto, costituisce una costruzione unica e come tale va valutata.

La Corte ribadisce che ogni edificio va inteso come ‘complesso unitario’ se fa capo a un unico soggetto legittimato. Di conseguenza, le eventuali istanze separate devono comunque confluire in un’unica concessione in sanatoria, per evitare l’elusione del limite legale di consistenza dell’opera. Questo principio, affermato anche dal Consiglio di Stato, impedisce che il limite venga aggirato attraverso la mera ripartizione burocratica di un immobile sostanzialmente unitario.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per chi intende avvalersi del condono edilizio. Le conclusioni pratiche sono chiare: la legge non può essere aggirata con artifici formali. La valutazione dell’ammissibilità della sanatoria deve sempre partire dalla realtà sostanziale dell’immobile. Se un edificio è strutturalmente e funzionalmente unitario e appartiene a un unico centro di interessi, deve essere considerato come un tutt’uno. Qualsiasi tentativo di frazionamento fittizio sarà considerato illecito e non solo impedirà di ottenere la sanatoria, ma non fermerà l’efficacia di un eventuale ordine di demolizione.

È possibile ottenere il condono edilizio per un grande immobile presentando più domande separate per diverse porzioni dello stesso?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è un espediente illecito frazionare un’unità immobiliare per eludere i limiti volumetrici previsti dalla legge sul condono edilizio, quando l’immobile costituisce un complesso unitario riconducibile a un unico centro di interessi.

Qual è il limite di volume per il condono edilizio secondo la legge n. 724/1994 citata nel caso?
Il limite volumetrico previsto dall’art. 39 della legge n. 724/1994, applicabile alla fattispecie, è di 750 metri cubi.

Cosa si intende per ‘edificio unitario’ ai fini del condono edilizio?
Secondo la sentenza, un edificio va inteso come un complesso unitario quando fa capo a un unico soggetto legittimato alla proposizione della domanda di condono. Di conseguenza, anche se composto da separate unità, deve essere oggetto di un’unica concessione in sanatoria per evitare l’elusione dei limiti legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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