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Condono edilizio: no a nuove opere in aree vincolate

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino contro un ordine di demolizione. La sentenza ribadisce che il condono edilizio non si applica alle “nuove opere” realizzate in aree soggette a vincolo paesaggistico, ambientale e idrogeologico. La sanatoria è possibile solo per interventi minori, indipendentemente dal fatto che il vincolo sia di natura assoluta o relativa.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Condono Edilizio e Aree Vincolate: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Il tema del condono edilizio in Italia è da sempre complesso e dibattuto, specialmente quando gli abusi riguardano aree di particolare pregio ambientale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale ha ribadito con fermezza i limiti invalicabili per la sanatoria di nuove costruzioni realizzate in zone soggette a vincolo paesaggistico, ambientale e idrogeologico, offrendo un’interpretazione rigorosa della normativa.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un cittadino contro un’ordinanza del Tribunale che aveva respinto la sua richiesta di sospendere un’ingiunzione di demolizione. L’ordine riguardava un immobile costruito abusivamente in un’area protetta da molteplici vincoli. L’opera consisteva in “nuove opere”, tra cui la realizzazione di un vano aggiuntivo, un piano mansardato e altri corpi di fabbrica che ampliavano significativamente un immobile preesistente. Il ricorrente sosteneva la possibilità di sanare l’abuso, argomentando, tra le altre cose, sulla ridotta entità dell’ampliamento e sulla natura non assoluta dei vincoli presenti.

La Decisione della Corte sul Condono Edilizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale e, di fatto, la legittimità dell’ordine di demolizione. La pronuncia si allinea a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, sia in ambito penale che amministrativo, che pone paletti molto stretti alla possibilità di regolarizzare abusi edilizi in contesti tutelati.

Le Motivazioni: Perché il Condono Edilizio non si Applica

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 32, comma 27, del d.l. n. 269/2003 (convertito nella legge n. 326/2003), che disciplina il cosiddetto “terzo condono”. La Corte ha chiarito in modo inequivocabile i seguenti punti:

1. Distinzione tra “Nuove Opere” e “Interventi Minori”: La normativa sul condono per le aree vincolate è applicabile esclusivamente agli interventi di minore rilevanza, come restauro, risanamento conservativo e manutenzione straordinaria. Le opere realizzate nel caso di specie, che hanno comportato la creazione di nuove superfici e nuovi volumi, rientrano pacificamente nella categoria delle “nuove opere”, le quali sono escluse dalla possibilità di sanatoria in queste aree.

2. Irrilevanza della Natura del Vincolo: La difesa aveva tentato di far leva sulla distinzione tra vincoli di inedificabilità assoluta e relativa. Tuttavia, la Cassazione ha ribadito che, ai fini dell’esclusione dal condono, ciò che conta è la semplice preesistenza del vincolo al momento della realizzazione dell’abuso. Che il vincolo sia assoluto o relativo è irrilevante: la tutela del paesaggio imposta dalla legge prevale e impedisce la regolarizzazione di nuove costruzioni.

3. Conformità con la Giurisprudenza Superiore: La decisione è in piena sintonia con le pronunce della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato. Queste istituzioni hanno costantemente affermato che la normativa statale sul condono impone il rispetto dei vincoli, anche quelli di carattere relativo, e che le leggi regionali non possono derogare a questo principio fondamentale. Pertanto, qualsiasi tentativo di sanare opere abusive di una certa entità in zone protette è destinato a fallire.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza rappresenta un’importante conferma del principio di primazia della tutela del paesaggio e dell’ambiente sull’interesse privato alla regolarizzazione di un abuso edilizio. Le conclusioni pratiche sono chiare: il condono edilizio non è una scorciatoia per sanare qualunque tipo di intervento. Chi costruisce nuove opere in aree soggette a vincoli non può sperare in una successiva sanatoria, poiché la giurisprudenza ha tracciato una linea netta, ammettendo la regolarizzazione solo per abusi di minima entità. Questa pronuncia serve da monito, rafforzando l’idea che la protezione dei beni ambientali è un valore non negoziabile nell’ordinamento giuridico italiano.

È possibile ottenere il condono edilizio per una nuova costruzione in un’area con vincolo paesaggistico?
No, la sentenza chiarisce che il condono previsto dal d.l. n. 269/2003 in aree vincolate si applica solo a interventi di minore rilevanza (restauro, risanamento conservativo, manutenzione straordinaria) e non a “nuove opere” che comportano aumento di superfici e volumi.

La distinzione tra vincolo di inedificabilità “assoluta” e “relativa” è importante per il condono?
No, ai fini dell’esclusione dalla sanatoria per le nuove costruzioni, la natura del vincolo è irrilevante. La semplice preesistenza di un vincolo (anche solo relativo) al momento della realizzazione dell’abuso è sufficiente a precludere il condono per interventi edilizi significativi.

Cosa si intende per “nuove opere” che non possono essere condonate in aree protette?
Basandosi sul caso esaminato, la Corte si riferisce a opere che hanno creato nuovi volumi e superfici, come la costruzione di un nuovo vano, un piano mansardato e altri corpi di fabbrica. Questi interventi non possono essere qualificati come semplici opere di manutenzione o restauro e quindi sono insanabili in zone vincolate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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