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Condannato irreperibile: notifica valida al difensore

La Corte di Cassazione ha stabilito la piena legittimità della procedura seguita dal Pubblico Ministero nel caso di un condannato irreperibile. La Corte ha chiarito che, una volta dichiarata l’irreperibilità, non è necessario emettere un nuovo ordine di esecuzione, ma è sufficiente e corretto notificare quello già esistente al difensore. L’appello del condannato, che lamentava l’irritualità della procedura, è stato dichiarato inammissibile in quanto manifestamente infondato.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condannato Irreperibile: Quando la Notifica all’Avvocato è Valida

La fase di esecuzione di una pena detentiva è un momento cruciale del procedimento penale. Una questione particolarmente delicata sorge quando il soggetto destinatario dell’ordine di carcerazione si rende irreperibile. In questi casi, come si garantisce la legalità della procedura? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla corretta prassi da seguire, confermando che per un condannato irreperibile non è necessario emettere un nuovo ordine, essendo sufficiente la notifica al difensore di quello già emesso. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: L’Ordine di Esecuzione e la Dichiarazione di Irreperibilità

La vicenda trae origine da un incidente di esecuzione sollevato nell’interesse di un soggetto condannato. Il Pubblico Ministero (P.M.) presso il Tribunale di Rovigo aveva emesso un ordine di esecuzione per la carcerazione. Successivamente, non essendo stato possibile rintracciare il condannato, ne veniva formalmente dichiarata l’irreperibilità.
A seguito di tale dichiarazione, il P.M. procedeva a notificare l’ordine di esecuzione, già emesso in precedenza, direttamente al difensore del condannato, ai sensi dell’art. 159 del codice di procedura penale. Decorso inutilmente il termine per presentare istanze (ad esempio per l’accesso a misure alternative alla detenzione), il P.M. revocava il decreto di sospensione e ripristinava l’ordine di carcerazione.

La Tesi del Ricorrente e il Ricorso in Cassazione

Il condannato, attraverso il suo legale, ha impugnato il provvedimento del Giudice dell’Esecuzione, che aveva rigettato le sue doglianze. La tesi difensiva sosteneva che la procedura seguita dal P.M. fosse irrituale. Secondo il ricorrente, una volta accertata l’irreperibilità, il P.M. avrebbe dovuto emettere un nuovo provvedimento di esecuzione, accompagnato da un contestuale decreto di sospensione, da notificare poi al difensore. Questa presunta irregolarità, secondo la difesa, avrebbe reso inefficace l’intero provvedimento di esecuzione.

La Decisione della Corte sul Condannato Irreperibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno confermato la piena correttezza dell’operato del Pubblico Ministero, aderendo all’orientamento giurisprudenziale consolidato in materia.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su principi chiari e consolidati. In primo luogo, ha ribadito che nessuna norma di legge impone al Pubblico Ministero di emettere un nuovo decreto di esecuzione in caso di condannato irreperibile. La procedura corretta consiste proprio nel notificare l’ordine di carcerazione già emesso presso il difensore, come previsto dall’art. 159 del codice di procedura penale. Questa modalità di notifica è specificamente disegnata per le situazioni in cui il destinatario non è rintracciabile.

I giudici hanno inoltre richiamato un importante principio di diritto: la disposizione dell’art. 656, comma 8-bis, cod. proc. pen. (che consente di rinnovare la notifica se si ritiene che il condannato non ne abbia avuto effettiva conoscenza) non si applica nei casi di condannato dichiarato irreperibile, latitante o evaso. Per queste categorie di soggetti, il legislatore ha previsto un regime specifico che presume la conoscenza dell’atto attraverso la notifica al difensore. La Corte ha anche dichiarato inammissibili le generiche lamentele del ricorrente sull’adeguatezza delle ricerche svolte per trovarlo, poiché tali questioni non erano state sollevate nei gradi di giudizio precedenti.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale nella fase esecutiva: la dichiarazione di irreperibilità non crea un vuoto normativo né richiede l’emissione di nuovi atti. La procedura adottata dal P.M. – notifica dell’ordine esistente al difensore – è pienamente conforme alla legge e garantisce il bilanciamento tra l’esigenza di dare esecuzione a una sentenza definitiva e la tutela dei diritti della difesa. Per il condannato irreperibile, quindi, la notifica al proprio avvocato è da considerarsi a tutti gli effetti valida ed efficace per la decorrenza dei termini processuali. La decisione comporta, per il ricorrente, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando una persona viene condannata e si rende irreperibile, il Pubblico Ministero deve emettere un nuovo ordine di carcerazione?
No. Secondo la sentenza, nessuna norma impone al Pubblico Ministero di emettere un nuovo decreto di esecuzione. La procedura corretta consiste nel notificare l’ordine già emesso al difensore del condannato.

Come viene notificato l’ordine di esecuzione a un condannato irreperibile?
L’ordine di esecuzione viene notificato al difensore del condannato, ai sensi dell’art. 159 del codice di procedura penale. Questa notifica è considerata pienamente valida ed efficace.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione le modalità con cui è stata accertata l’irreperibilità?
No. La Corte ha dichiarato inammissibili le doglianze relative all’adeguatezza delle ricerche, in quanto erano state sollevate per la prima volta con il ricorso in Cassazione e non erano state valutate dal giudice dell’esecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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