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Concussione: custode di veicoli chiede soldi indebiti

La Corte di Cassazione conferma la condanna per concussione a carico del legale rappresentante di un’officina, incaricata della custodia di veicoli sequestrati. L’imputato aveva preteso una somma non dovuta dal proprietario per la restituzione di un’auto, minacciando di non consegnarla. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, ribadendo che le spese di custodia sono a carico dello Stato e che l’attenuante speciale per i reati contro la P.A. assorbe quella comune per il danno di lieve entità.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Concussione: Custode di Veicoli Sequestrati Condannato per Richiesta Indebita

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di concussione che chiarisce i limiti e le responsabilità di chi opera come incaricato di un pubblico servizio. La vicenda riguarda il titolare di un’officina autorizzata alla custodia di veicoli sequestrati, condannato per aver preteso un pagamento non dovuto per la restituzione di un’automobile. La pronuncia ribadisce principi fondamentali sulla natura del reato e sull’applicazione delle circostanze attenuanti.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Pagamento Illegittima

Il legale rappresentante di un’officina meccanica, in qualità di custode giudiziario autorizzato con decreto prefettizio, si è trovato al centro di un procedimento penale. L’accusa era di aver costretto la proprietaria di un’autovettura, di cui era stata disposta la restituzione, a consegnargli la somma di 100 euro. L’imputato aveva minacciato la donna, affermando che se non avesse pagato tale importo per presunte spese di “recupero e trasporto”, non le avrebbe restituito il veicolo.

Tuttavia, come evidenziato nell’imputazione, tali spese erano a carico dello Stato e non del privato cittadino, rendendo la richiesta del tutto indebita e illegittima.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

La Corte di Appello aveva confermato la condanna per il delitto di concussione. L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, articolando due motivi principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione sulla responsabilità: La difesa sosteneva che la sentenza d’appello fosse viziata per aver confuso le diverse tipologie di spese (recupero, traino, trasporto), creando incertezza sulla fondatezza dell’accusa.
2. Mancato riconoscimento di un’attenuante: Si lamentava la mancata applicazione della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.), sostenendo che non potesse essere considerata assorbita dall’attenuante speciale per i reati contro la Pubblica Amministrazione (art. 323 bis c.p.), già concessa.

La posizione della concussione nell’ordinamento

Il delitto di concussione tutela il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione. Si configura quando un soggetto con qualifica pubblica, abusando del proprio potere, costringe o induce un privato a una prestazione non dovuta. In questo caso, il custode, agendo come ausiliario del Giudice, era un incaricato di pubblico servizio e la sua richiesta, supportata dalla minaccia di non restituire il bene, integrava pienamente gli elementi del reato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni difensive con motivazioni nette e precise.

Sul primo punto, i giudici hanno ritenuto il motivo di ricorso generico. L’imputato si era limitato a disquisire sulle tipologie di spese senza però confrontarsi con il nucleo della motivazione della Corte d’Appello. Il punto centrale, infatti, era che l’imputato, in virtù della sua funzione di ausiliario di giustizia, non aveva alcun titolo per richiedere somme di denaro alla persona offesa, poiché la liquidazione delle sue spettanze sarebbe avvenuta a carico dello Stato. La sua esperienza pluriennale nel settore rendeva inverosimile che non fosse a conoscenza di tale disciplina.

Sul secondo punto, la Cassazione ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato. In tema di delitti contro la Pubblica Amministrazione, l’attenuante speciale prevista dall’art. 323 bis c.p. (per fatti di particolare tenuità) assorbe quella comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.) quando entrambe si fondano sullo stesso presupposto, ovvero l’esiguità del danno economico. Poiché l’esiguità della somma pretesa (100 euro) era già stata valutata per concedere l’attenuante speciale, non era possibile concedere un’ulteriore diminuzione di pena per la medesima ragione.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un principio cardine: chiunque svolga una funzione pubblica, anche se in via temporanea o come incaricato di un servizio, è tenuto a un dovere di correttezza e imparzialità. La richiesta di somme non dovute, sfruttando la propria posizione di potere, integra un grave reato come la concussione. La decisione chiarisce inoltre l’interazione tra le diverse circostanze attenuanti, specificando che l’applicazione di una norma speciale, basata sulla tenuità del fatto, impedisce il riconoscimento di un’attenuante comune fondata sullo stesso presupposto, evitando così una duplicazione di benefici per l’imputato.

Un custode di veicoli sequestrati può chiedere al proprietario il pagamento delle spese di recupero e custodia?
No. La sentenza chiarisce che il custode, agendo come incaricato di pubblico servizio, non può pretendere pagamenti dal privato per le spese che gli vengono liquidate e rimborsate direttamente dallo Stato.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile per due ragioni principali: la prima argomentazione era troppo generica e non contestava efficacemente la logica della sentenza d’appello; la seconda si basava su un’errata interpretazione giuridica, poiché l’attenuante del danno lieve era già stata assorbita da quella speciale per i reati contro la P.A.

Qual è il rapporto tra l’attenuante speciale dell’art. 323 bis c.p. e quella comune del danno di speciale tenuità?
Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, quando l’attenuante speciale per i reati contro la Pubblica Amministrazione (art. 323 bis c.p.) viene concessa in ragione dell’esiguità del danno economico, essa assorbe e sostituisce quella comune per il danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.), in quanto basate sul medesimo presupposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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