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Concorso in bancarotta: la condanna dell’estraneo

La Corte di Cassazione conferma la condanna per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale di un soggetto ‘extraneus’, ovvero esterno alla gestione formale della società fallita. La sentenza chiarisce che la consapevolezza della falsità delle scritture contabili, unita al ruolo di beneficiario delle distrazioni e alla partecipazione a riunioni chiave, è sufficiente a dimostrare il contributo causale al reato, respingendo la difesa che tentava di sminuire tali elementi.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Concorso in Bancarotta: Come la Consapevolezza Rende Complice l’Estraneo

Il tema del concorso in bancarotta fraudolenta da parte di un soggetto ‘estraneo’ alla gestione societaria è da sempre complesso e dibattuto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Sez. 5 Num. 7396 Anno 2025) ha offerto chiarimenti cruciali, stabilendo che la consapevolezza del disegno criminoso e il beneficio tratto dalle operazioni illecite sono elementi sufficienti per affermare la responsabilità penale, anche in assenza di un ruolo di amministratore di fatto. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in appello per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale. L’imputato, pur non essendo l’amministratore legale della società poi fallita nel 2014, era stato ritenuto colpevole per aver beneficiato di distrazioni di somme di denaro a favore proprio e di un’altra società immobiliare da lui amministrata. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna di primo grado, escludendo solo l’aggravante della recidiva, basando la decisione sulla piena consapevolezza dell’imputato riguardo alla gestione irregolare e fraudolenta della contabilità della società decotta.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Imputato

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione articolando quattro motivi principali:

1. Violazione di legge: Sosteneva che non fosse stato dimostrato né il suo ruolo di amministratore di fatto, né la sua partecipazione attiva (concorso dell’extraneus) al reato di bancarotta patrimoniale. La sua conoscenza delle irregolarità contabili, a suo dire, sarebbe stata rilevante al massimo per la bancarotta documentale, reato dal quale era già stato assolto.
2. Vizio di motivazione: Lamentava che la Corte d’Appello avesse illogicamente utilizzato elementi tipici della bancarotta documentale (la falsità delle scritture contabili) per giustificare una condanna per bancarotta distrattiva, senza spiegare come la sua consapevolezza avesse contribuito causalmente alla distrazione dei beni.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Contestava il diniego delle attenuanti senza un’adeguata motivazione.
4. Errata valutazione del danno e delle pene accessorie: Sosteneva che non fosse stato correttamente valutato il danno effettivo, non considerando eventuali rapporti di debito/credito tra lui e la società fallita.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul concorso in bancarotta

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo in parte infondato e in parte inammissibile. La motivazione dei giudici è di fondamentale importanza per comprendere i confini del concorso in bancarotta.

I giudici hanno chiarito che l’obiezione difensiva era errata. La consapevolezza della falsità delle scritture contabili non era un elemento astratto, ma lo strumento necessario per realizzare e mascherare la distrazione delle somme. L’imputato, in qualità di dipendente, segretario di assemblee cruciali e diretto beneficiario dei fondi, non poteva non essere a conoscenza della natura distrattiva delle erogazioni di denaro. La sua ‘intraneità’ alla vita aziendale, sebbene non come amministratore, è stata considerata un sintomo inequivocabile della sua piena consapevolezza sia della crisi aziendale sia del disegno criminoso.

La Corte ha criticato l’approccio ‘atomistico’ della difesa, che analizzava i singoli indizi separatamente. Al contrario, i giudici di merito avevano correttamente operato una valutazione complessiva del compendio probatorio: la falsificazione contabile, il ruolo attivo in assemblea e il beneficio personale dalle distrazioni erano elementi che, letti insieme, catalizzavano in senso univoco la prova della sua partecipazione colpevole.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Cassazione li ha dichiarati inammissibili. La richiesta di attenuanti generiche è stata considerata un tentativo di rivalutare il merito della decisione, non consentito in sede di legittimità. Allo stesso modo, le censure sul danno sono state ritenute generiche e congetturali, ribadendo il principio consolidato secondo cui il danno nella bancarotta distrattiva coincide con il valore delle risorse sottratte al patrimonio sociale.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio chiave: per essere ritenuti responsabili di concorso in bancarotta, non è necessario essere amministratori di diritto o di fatto. È sufficiente fornire un contributo causale consapevole al reato. In questo caso, la consapevolezza della gestione contabile fraudolenta non è stata vista come un fatto isolato, ma come la chiave di volta che ha permesso all’imputato di comprendere e partecipare al piano di spoliazione della società. Il suo ruolo, unito al fatto di essere il destinatario finale delle somme, ha integrato pienamente la fattispecie del concorso, dimostrando che anche chi agisce ‘dall’esterno’ ma con piena coscienza e volontà, risponde del reato al pari degli amministratori.

Un soggetto esterno alla gestione di una società può essere condannato per concorso in bancarotta fraudolenta?
Sì. Secondo la sentenza, un soggetto ‘extraneus’ può essere condannato se fornisce un contributo causale consapevole alla commissione del reato. Non è necessario rivestire la carica di amministratore di diritto o di fatto.

La sola conoscenza della contabilità irregolare è sufficiente per la condanna per bancarotta patrimoniale?
Nel caso specifico, la Corte ha stabilito di sì, perché la falsificazione delle scritture contabili era lo strumento necessario per consentire e mascherare la distrazione di beni. La consapevolezza di tale meccanismo da parte dell’imputato, che ne era anche beneficiario, è stata ritenuta decisiva per dimostrare la sua partecipazione al reato.

Come viene valutata la posizione di chi è beneficiario delle somme distratte?
Essere il beneficiario delle distrazioni, specialmente se unito ad altri elementi come un ruolo interno all’azienda (es. dipendente o segretario di assemblee) e la conoscenza della situazione di crisi, è considerato un elemento probatorio fondamentale per affermare la consapevolezza e quindi la partecipazione colpevole al disegno distrattivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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