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Concorso extraneus bancarotta: responsabilità del socio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7723/2024, ha affrontato il tema del concorso extraneus in bancarotta. Ha annullato l’assoluzione del sindaco di un comune, socio unico di una società fallita, stabilendo che la sua posizione non implicava poteri gestori diretti. Invece, ha confermato la condanna di un membro del collegio sindacale per omessa vigilanza, ritenendo le sue azioni ‘timide e inefficaci’ nel prevenire l’aggravamento del dissesto. La sentenza chiarisce i distinti profili di responsabilità tra socio, anche se pubblico, e organi di controllo.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Concorso extraneus bancarotta: responsabilità del socio e doveri dei sindaci

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7723/2024) offre un’analisi cruciale sulla distinzione dei ruoli e delle responsabilità penali in caso di fallimento di una società a partecipazione pubblica. Il caso mette in luce la complessa tematica del concorso extraneus bancarotta, delineando una netta separazione tra la posizione del socio unico pubblico, rappresentato dal Sindaco, e quella dei membri del collegio sindacale. La decisione chiarisce quando un soggetto esterno alla gestione societaria possa essere ritenuto penalmente responsabile e quali siano i confini invalicabili del dovere di vigilanza degli organi di controllo.

I Fatti: Una Società Pubblica sull’Orlo del Fallimento

Il caso riguarda il fallimento di una società multiservizi interamente partecipata da un Comune. La Procura aveva accusato il Sindaco del Comune, in qualità di legale rappresentante del socio unico, di aver concorso nel reato di bancarotta fraudolenta impropria. Secondo l’accusa, il Sindaco avrebbe permesso agli amministratori di aggravare il dissesto della società, omettendo una reale ricapitalizzazione e avallando una copertura fittizia delle perdite tramite l’iscrizione a bilancio di un ‘aspettativa di credito’ verso il Comune. Parallelamente, un membro del collegio sindacale era stato condannato per bancarotta semplice, per non aver esercitato adeguatamente i propri poteri di controllo e di impulso per fermare la gestione dissennata.

La Decisione della Corte: Due Destini Diversi

La Corte di Cassazione ha preso decisioni divergenti per i due imputati, basandosi su una rigorosa analisi delle rispettive posizioni giuridiche:

1. Per il Sindaco (Socio Unico): Il ricorso della Procura Generale contro la sua assoluzione è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che la sua condotta non integrava un contributo causale penalmente rilevante.
2. Per il Membro del Collegio Sindacale: Il suo ricorso è stato rigettato, confermando la sua responsabilità per non aver adempiuto ai doveri di vigilanza imposti dalla legge.

Le motivazioni sul concorso extraneus bancarotta: il ruolo del socio pubblico

La Corte ha chiarito che la responsabilità penale del Sindaco, quale rappresentante del socio unico, non può derivare dalla mera qualifica rivestita. Anche nel caso di società ‘in house’, che mantengono la loro natura di soggetto di diritto privato, il socio pubblico esercita i suoi diritti secondo le regole del diritto societario, non tramite poteri autoritativi pubblicistici. Il Sindaco, in quanto socio, non era titolare di poteri impeditivi diretti rispetto alla gestione degli amministratori. Per configurare un concorso extraneus bancarotta, sarebbe stato necessario dimostrare un contributo concreto e specifico alla condotta illecita degli amministratori (gli ‘intranei’), ad esempio attraverso un’attività di istigazione o un apporto materiale decisivo, prova che nel caso di specie è mancata. La Corte ha sottolineato che le azioni del Sindaco, pur forse politicamente discutibili, non si sono tradotte in una ingerenza gestoria tale da configurare una corresponsabilità nel reato.

Le motivazioni sulla responsabilità dei sindaci

Di segno opposto è la valutazione della condotta del sindaco revisore. La Cassazione ha confermato che il collegio sindacale non può limitarsi a un ruolo passivo. Di fronte a ‘macroscopiche irregolarità’ e a una gestione che stava palesemente aggravando il dissesto, i sindaci avevano il dovere di attivare tutti i poteri a loro disposizione. La legge non impone solo un controllo formale, ma una ‘vigilanza’ sostanziale. Le iniziative prese dal collegio sono state giudicate ‘timide e inefficaci’. I sindaci avrebbero dovuto, ad esempio, convocare direttamente l’assemblea ai sensi dell’art. 2406 c.c. di fronte all’inerzia degli amministratori o, in casi estremi, denunciare i fatti al Tribunale (art. 2409 c.c.). L’omissione di queste azioni ha permesso alla società di continuare a operare e ad accumulare debiti, integrando così il nesso di causalità tra la condotta omissiva e l’aggravamento del dissesto che costituisce il reato di bancarotta semplice.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

La sentenza traccia una linea di demarcazione fondamentale per gli operatori del diritto societario e penale. In primo luogo, ribadisce che la responsabilità per concorso extraneus bancarotta richiede una prova rigorosa di un contributo attivo e causalmente rilevante, non potendosi desumere dalla semplice posizione di socio, anche se unico e pubblico. In secondo luogo, invia un messaggio inequivocabile agli organi di controllo: il dovere di vigilanza è un obbligo attivo e sostanziale. La passività o l’adozione di misure blande di fronte a gravi irregolarità gestionali non esonera da responsabilità penale, qualora un intervento più deciso avrebbe potuto impedire o limitare i danni per la società e per i creditori.

Quando risponde del reato di bancarotta il rappresentante del socio unico di una società pubblica (es. il Sindaco)?
Risponde solo quale ‘extraneus’ concorrente nel reato, a condizione che sia dimostrato in concreto un suo contributo specifico, decisivo e causalmente efficiente alla condotta illecita degli amministratori. La sua mera qualifica di rappresentante del socio, anche in una società ‘in house’, non è sufficiente a fondare una responsabilità penale, in quanto non è titolare di poteri gestori o impeditivi diretti.

Quali sono i doveri del collegio sindacale per non incorrere in responsabilità penale in caso di dissesto della società?
Il collegio sindacale ha un dovere di ‘vigilanza’ attiva e non meramente formale. Deve reagire a irregolarità macroscopiche non con azioni ‘timide e inefficaci’, ma attivando tutti i poteri conferiti dalla legge, come chiedere informazioni, procedere a ispezioni e, in caso di inerzia degli amministratori, convocare direttamente l’assemblea o denunciare i fatti al Tribunale. L’omissione di tali interventi può integrare responsabilità penale per bancarotta semplice se si dimostra che un comportamento diligente avrebbe evitato l’aggravamento del dissesto.

Il controllo ‘analogo’ dell’ente pubblico su una società ‘in house’ elimina la distinzione giuridica tra i due soggetti?
No. La giurisprudenza, richiamata nella sentenza, ha chiarito che la società ‘in house’, pur soggetta a un’influenza dominante da parte dell’ente pubblico, rimane un centro autonomo di imputazione di rapporti giuridici, distinto dall’ente partecipante. Essa opera come un soggetto di diritto privato e i rapporti tra socio ed ente sono regolati dal diritto societario, non da poteri pubblicistici unilaterali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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