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Concordato in appello: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver beneficiato di una rideterminazione della pena tramite un concordato in appello per tentato furto aggravato, ha tentato di impugnare la decisione. La Corte ha ribadito che, a seguito della riforma del 2017, le uniche censure ammissibili riguardano vizi nella formazione della volontà delle parti o un contenuto della sentenza difforme dall’accordo.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando le Porte della Cassazione si Chiudono

Il concordato in appello, noto anche come applicazione della pena su richiesta delle parti in secondo grado, è uno strumento processuale che consente di definire il giudizio d’appello in modo più rapido. Tuttavia, la sua scelta preclude quasi totalmente la possibilità di un successivo ricorso in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte lo ribadisce con chiarezza, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver patteggiato la pena in appello, ha tentato di rimettere in discussione la sentenza.

Il Caso: Dal Tentato Furto al Ricorso Respinto

I fatti alla base della decisione sono semplici. Un individuo, a seguito di una condanna per tentato furto aggravato, presentava appello. In quella sede, su richiesta dello stesso imputato, la Corte d’appello rideterminava la pena applicando l’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Suprema Corte: Inammissibilità de plano

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si basa su un principio netto introdotto dalla riforma legislativa del 2017 (legge n. 103/2017). Tale normativa ha stabilito che, una volta raggiunto un concordato in appello, non sono previste ipotesi di ricorso per cassazione. L’unica conseguenza per un ricorso presentato in violazione di questa regola è una declaratoria di inammissibilità d’ufficio, o de plano.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione dell’ordinanza è lapidaria ma estremamente chiara. I giudici supremi sottolineano come la volontà del legislatore sia stata quella di rendere il concordato in appello una forma di chiusura quasi definitiva del processo. Accettando di concordare la pena, l’imputato rinuncia implicitamente a sollevare ulteriori contestazioni.

L’ordinanza precisa che le uniche doglianze che potrebbero, in via del tutto eccezionale, trovare ascolto in Cassazione sono quelle relative a due specifiche circostanze:

1. Vizi della volontà: Se si può dimostrare che il consenso all’accordo da parte dell’imputato o del pubblico ministero non è stato libero e consapevole, ma viziato da errore, violenza o dolo.
2. Difformità della pronuncia: Se la sentenza emessa dal giudice d’appello si discosta da quanto concordato tra le parti.

Al di fuori di questi strettissimi confini, ogni altro motivo di ricorso è precluso. Qualsiasi tentativo di rimettere in discussione il merito della vicenda o la correttezza della pena concordata è destinato a fallire.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. Scegliere la via del concordato in appello è una decisione strategica che comporta benefici evidenti, come la certezza e la riduzione della pena, ma anche una rinuncia significativa: quella di poter proseguire la battaglia legale fino all’ultimo grado di giudizio. La decisione della Cassazione serve da monito: l’accordo sigillato in appello chiude la partita, salvo rarissime e comprovate anomalie nella sua formazione. Pertanto, imputati e difensori devono ponderare con estrema attenzione questa scelta, consapevoli delle sue irreversibili conseguenze processuali.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo aver ottenuto un “concordato in appello”?
No, di regola il ricorso non è consentito. La legge stabilisce che un eventuale ricorso presentato dopo un concordato in appello venga dichiarato inammissibile.

Quali sono le uniche eccezioni che permettono di impugnare una sentenza di concordato in appello?
Le uniche eccezioni ammesse sono quelle relative a eventuali vizi nella formazione della volontà delle parti (ad esempio, un consenso non prestato liberamente) o nel caso in cui la sentenza del giudice sia diversa da quanto pattuito nell’accordo.

Qual è la conseguenza di un ricorso presentato per motivi diversi da quelli eccezionalmente ammessi?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile “de plano” dalla Corte di Cassazione, ovvero senza nemmeno entrare nella discussione del suo contenuto, in quanto privo dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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