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Concordato in appello: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati avverso una sentenza di “concordato in appello”. La Corte ha ribadito che, accettando l’accordo sulla pena, si rinuncia alla possibilità di contestarne la determinazione, salvo casi eccezionali di illegalità. L’impugnazione basata sulla presunta erronea applicazione dei criteri di commisurazione della pena è quindi preclusa.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, rinunciando ai motivi di appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi limiti all’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di tale accordo, confermando la sua natura quasi definitiva.

I Fatti del Caso

Due imputati, dopo aver raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte di Appello per la rideterminazione della pena, hanno visto la loro richiesta accolta dal giudice. Successivamente, tuttavia, gli stessi imputati hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione contro quella stessa sentenza. Il motivo del ricorso si basava sulla presunta erronea applicazione dei criteri di commisurazione della pena, stabiliti dagli articoli 133 e 133-bis del codice penale.

La Decisione della Corte sul Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: l’accordo sulla pena in appello implica una rinuncia implicita a contestare i criteri con cui quella stessa pena è stata determinata. L’imputato, accettando il concordato in appello, sceglie la certezza di una pena concordata in cambio della rinuncia a far valere altri motivi di doglianza.

Le Motivazioni: I Limiti dell’Impugnazione

La Corte ha spiegato che il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo in casi eccezionali e tassativi. Questi includono:

1. Vizi della volontà: quando il consenso dell’imputato all’accordo è stato viziato (ad esempio, per errore o violenza).
2. Dissenso del pubblico ministero: se l’accordo è stato raggiunto nonostante il dissenso del PM.
3. Contenuto difforme della pronuncia: se il giudice ha emesso una sentenza con un contenuto diverso da quello concordato.
4. Illegalità della pena: quando la pena applicata è illegale, ovvero non prevista dalla legge, o determinata al di fuori dei limiti edittali.

Le censure mosse dai ricorrenti, relative alla valutazione della gravità del reato e alla capacità a delinquere (criteri dell’art. 133 c.p.), non rientrano in nessuna di queste categorie. Si tratta di doglianze sul merito della quantificazione della pena, un aspetto che si considera “coperto” dall’accordo stesso. Di conseguenza, proporre tali motivi equivale a contestare un punto su cui si è già raggiunto un patto, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce la natura tombale del concordato in appello. Chi opta per questa strada processuale deve essere consapevole che sta barattando la possibilità di un esito più favorevole in appello con la certezza di una pena predeterminata. La possibilità di un’ulteriore impugnazione in Cassazione è estremamente ridotta e non può essere utilizzata come un “terzo grado” di giudizio per rimettere in discussione la congruità della pena concordata. La Corte, dichiarando l’inammissibilità, ha inoltre condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un ricorso privo dei presupposti di legge.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’?
No, il ricorso è ammesso solo per motivi molto specifici, come vizi nella formazione della volontà della parte, dissenso del pubblico ministero o illegalità della pena (perché diversa da quella prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

La contestazione sulla misura della pena è un motivo valido per impugnare un ‘concordato in appello’?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le doglianze relative ai criteri di determinazione della pena (come quelli previsti dall’art. 133 del codice penale) si considerano rinunciate con l’accordo e, pertanto, rendono il ricorso inammissibile.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se viene ravvisata una colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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